C’è Verona tra le cinque offerte per la Fiera di Padova
Studi d’ingegneria e immobiliari per rilanciare Via Tommaseo. Bologna si chiama fuori
Cinque manifestazioni d’interesse per gestire la Fiera di Padova. Anzi, per aiutare i tre soci pubblici proprietari dell’area di via Tommaseo (Comune, Camera di Commercio e Provincia) a ridisegnare il quartiere espositivo, dandogli funzioni e contenuti diversi da quelli avuti finora. Una mission che dovrebbe anticipare l’emissione di un bando di gara per affidare a un privato la conduzione del rigenerato quadrante fieristico. Non nei termini della fallimentare esperienza avviata coi francesi di Gl Events nel 2005 e conclusasi a giugno, con 17 anni d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto.
La notizia è che all’avviso pubblicato da Fiera Immobiliare, che tiene assieme i tre soci pubblici e proprietaria dei padiglioni di via Tommaseo, hanno risposto cinque operatori. Uno del settore, la Fiera di Verona. E altri quattro che a prima vista paiono avere poco a che fare con la gestione di un quartiere espositivo. Si tratta di due società d’architettura, la veronese Arteco e la vicentina Aspro Studio, di un’azienda d’ingegneria, la padovana Net Engineering (che ha progettato sia la prima che la nuova linea del tram di Padova), e di un operatore immobiliare, la Estproperty sempre di Padova.
A sorpresa non c’è la Fiera di Bologna, malgrado il lungo incontro di mercoledì scorso, tra il sindaco Sergio Giordani e il suo collega di Bologna, Virgilio Merola, presenti i vertici della Fiera di Bologna, il presidente Gianpiero Calzolari e il direttore generale Antonio Bruzzone. Tra le proposte che nelle prossime settimane verranno esaminate dai soci pubblici, non c’è quella che doveva arrivare da Londra, con l’idea di trasformare l’area in un competence center.
E i prossimi passi? Dice Maurizio Pirazzini, presidente di Fiera Immobiliare e segretario generale (in scadenza) della Camera di Commercio: «Nell’avviso si chiedeva agli operatori economici interessati di formulare studi progettuali per una nuova visione strategica del quartiere fieristico – ricorda Pirazzini – comprendente non solo le manifestazioni espositive, ma pure il centro congressi, che dovrebbe essere inaugurato a metà 2020, l’hub dell’innovazione tecnologica, in collaborazione con il Parco Scientifico Galileo, e la nuova Scuola d’Ingegneria dell’Università, che dovrebbe coinvolgere più di 4mila studenti».
Quindi, in attesa di scoprire le proposte avanzate dalla Fiera di Verona e dalle altre quattro compagini, la gestione del quadrante di via Tommaseo è pronta a tornare in mani pubbliche. Alla fine di quest’anno gli imprenditori Luca Griggio e Andrea Olivi, che con la loro Geo sono subentrati ai francesi di Gl Events a settembre 2016, riconsegneranno le chiavi a Pirazzini e colleghi. In calendario, per il 2019, ci sono già 28 rassegne. Tra le quali, a maggio, la Campionaria del centenario. Insomma, proprio alla vigilia del suo primo secolo di storia, la Fiera di Padova si appresta a cambiare strada. «Per tornare competitivi – ammonisce Pirazzini – bisogna rimettersi in gioco, sviluppare ulteriori conoscenze e sperimentare qualcosa di nuovo. Altrimentisi muore».
Pirazzini Necessario inventarsi qualcosa di nuovo per tornare competitivi