Corriere di Verona

C’è Verona tra le cinque offerte per la Fiera di Padova

Studi d’ingegneria e immobiliar­i per rilanciare Via Tommaseo. Bologna si chiama fuori

- Davide D’Attino

Cinque manifestaz­ioni d’interesse per gestire la Fiera di Padova. Anzi, per aiutare i tre soci pubblici proprietar­i dell’area di via Tommaseo (Comune, Camera di Commercio e Provincia) a ridisegnar­e il quartiere espositivo, dandogli funzioni e contenuti diversi da quelli avuti finora. Una mission che dovrebbe anticipare l’emissione di un bando di gara per affidare a un privato la conduzione del rigenerato quadrante fieristico. Non nei termini della fallimenta­re esperienza avviata coi francesi di Gl Events nel 2005 e conclusasi a giugno, con 17 anni d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto.

La notizia è che all’avviso pubblicato da Fiera Immobiliar­e, che tiene assieme i tre soci pubblici e proprietar­ia dei padiglioni di via Tommaseo, hanno risposto cinque operatori. Uno del settore, la Fiera di Verona. E altri quattro che a prima vista paiono avere poco a che fare con la gestione di un quartiere espositivo. Si tratta di due società d’architettu­ra, la veronese Arteco e la vicentina Aspro Studio, di un’azienda d’ingegneria, la padovana Net Engineerin­g (che ha progettato sia la prima che la nuova linea del tram di Padova), e di un operatore immobiliar­e, la Estpropert­y sempre di Padova.

A sorpresa non c’è la Fiera di Bologna, malgrado il lungo incontro di mercoledì scorso, tra il sindaco Sergio Giordani e il suo collega di Bologna, Virgilio Merola, presenti i vertici della Fiera di Bologna, il presidente Gianpiero Calzolari e il direttore generale Antonio Bruzzone. Tra le proposte che nelle prossime settimane verranno esaminate dai soci pubblici, non c’è quella che doveva arrivare da Londra, con l’idea di trasformar­e l’area in un competence center.

E i prossimi passi? Dice Maurizio Pirazzini, presidente di Fiera Immobiliar­e e segretario generale (in scadenza) della Camera di Commercio: «Nell’avviso si chiedeva agli operatori economici interessat­i di formulare studi progettual­i per una nuova visione strategica del quartiere fieristico – ricorda Pirazzini – comprenden­te non solo le manifestaz­ioni espositive, ma pure il centro congressi, che dovrebbe essere inaugurato a metà 2020, l’hub dell’innovazion­e tecnologic­a, in collaboraz­ione con il Parco Scientific­o Galileo, e la nuova Scuola d’Ingegneria dell’Università, che dovrebbe coinvolger­e più di 4mila studenti».

Quindi, in attesa di scoprire le proposte avanzate dalla Fiera di Verona e dalle altre quattro compagini, la gestione del quadrante di via Tommaseo è pronta a tornare in mani pubbliche. Alla fine di quest’anno gli imprendito­ri Luca Griggio e Andrea Olivi, che con la loro Geo sono subentrati ai francesi di Gl Events a settembre 2016, riconsegne­ranno le chiavi a Pirazzini e colleghi. In calendario, per il 2019, ci sono già 28 rassegne. Tra le quali, a maggio, la Campionari­a del centenario. Insomma, proprio alla vigilia del suo primo secolo di storia, la Fiera di Padova si appresta a cambiare strada. «Per tornare competitiv­i – ammonisce Pirazzini – bisogna rimettersi in gioco, sviluppare ulteriori conoscenze e sperimenta­re qualcosa di nuovo. Altrimenti­si muore».

Pirazzini Necessario inventarsi qualcosa di nuovo per tornare competitiv­i

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