Invasione nemica, così il «Comfoter» si addestra
(d.o.) Il comando generale VERONA contro l’invasione è stato ospitato dietro l’ospedale di Borgo Roma, al centro sportivo dell’esercito Manuel Fiorito. In pochi se ne sono accorti, ma per una ventina di giorni dal 19 novembre fino a oggi, un accampamento connesso con il mondo, con telefoni satellitari per comunicare nei luoghi più remoti, ha coordinato azioni in tutta Italia. Tra queste, l’allestimento in tempo record di un ospedale da campo, con sale chirurgiche a Foligno (è stato acquartierato in 18 ore, dopo 5 poteva già accogliere i primi pazienti), il guado del Po all’altezza di Piacenza con un ponte temporaneo, predisposto in nove minuti (record assoluto sul fiume più grande d’Italia da parte dell’esercito italiano), l’abbattimento di droni esplosivi con artiglieria antiaerea (a pallini, come nei fucili da caccia, per evitare danni collaterali) e con le interferenze mediante disturbi elettromagnetici. Risposte a un esercito ostile, a episodi di terrorismo internazionale. È stata battezzata «Atlante 2018» e si è trattato della prima esercitazione «simultanea» di tutte le forze operative terrestri di supporto (vale a dire genieri, artiglieri, addetti alla logistica, personale sanitario) dell’esercito, con migliaia di persone coinvolte. Non è un caso che Verona sia stata scelta come sede del quartier generale, dato che il comando si trova a Palazzo Carli. E l’anno prossimo, la città potrebbe diventare uno degli scenari per le esercitazioni militari in campo aperto. «La nostra esercitazione – spiega il generale Giuseppenicola Tota, comandante del Comfoter di supporto – ha preso in considerazione uno scenario di guerra, in cui si cercava di impedire al nemico l’accesso alle risorse idriche ma allo stesso tempo si è focalizzata molto su temi di protezione civile, come la cura dei feriti».