Corriere di Verona

L’eroe Henderson entra nel club dei buzzer-beater La Tezenis vince sempre in volata. L’americano: «Per me è il primo, non molliano mai»

- M. S.

Canestro, sirena, tutti a casa. Vincere è bello: vincere così, un po’ di più. Si chiama «buzzer-beater» e vuol dire assestare il colpo decisivo un attimo prima che il tempo scada. Cinque, quattro, tre, due, uno… La tripla sul gong rifilata quattro giorni fa a Montegrana­ro da Terry Henderson, 24enne tiratore Usa, è ancora virale perché riporta quel countdown a spasso nel tempo della Scaligera Basket e del Club dell’Ultimo Secondo: soci, quelli con la mano fredda su palloni bollenti. C’erano una volta Sly Gray contro la Fortitudo, Sandro Brusamarel­lo contro Reggio Emilia, Roberto Dalla Vecchia contro Napoli. Oggi come ieri, ieri come oggi. «È il primo buzzer-beater della mia carriera», si emoziona Henderson, fresco pungiglion­e di una Tezenis quarta in A2 e — occhio — alla quinta vinta su sette gare al fotofinish o quasi, segnale da «gruppo che combatte sino alla fine e non si demoralizz­a mai». Henderson e i suoi antenati, allora. Il più eccitante «buzzer-beater» gialloblù balla tra quello di Lino Lardo a Cagliari sul finire degli anni ’80 (tirò dalla linea da tre, la sua) e quello di Sylvester Gray all’allora Mangiaebev­i Bologna, torneo ‘92/ ’93: Bonora scodellò da lontanissi­mo, lui s’arrampicò al piano di sopra e al volo quasi da dietro canestro l’indirizzò nella retina. È la stessa premiata ditta che all’ultimo respiro decise i quarti di finale dei playoff di A1 dell’anno successivo, vittima la Recoaro Milano di Mike D’Antoni e di un Dino Meneghin ai saluti: prima l’8078 di gara 1, Bonora in entrata, poi l’86-89 di gara 2, bomba di Gray. A suo agio nei finali thriller era poi il play vicentino Sandro Brusamarel­lo, castigator­e di Reggio Emilia nei playout ‘88/’89 e di Gorizia l’anno dopo, sempre in penetrazio­ne. Il più agognato dei buzzer-beater lo bolla però capitan Roberto Dalla Vecchia (canotta n.9 ritirata nel 2015) in quel di Napoli: ‘92/‘93, terzo supplement­are, rimbalzo d’attacco e frustata del 114 a 115. «Make them believe», recita il tatuaggio sul bicipite destro di Henderson, ultimo re sui titoli di coda. Tradotto, «fa sì che credano in te». Perché il buzzer-beater, alla fine, è anche un atto di fede.

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Bomber Terry Henderson

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