Clara è tornata, ansia per Antonio «Figli dell’Europa»
I genitori della veneziana sfuggita al killer di Strasburgo: «Generazione esposta a pericoli»
Mentre le condizioni di Antonio Megalizzi restano gravissime, Clara Stevanato torna a casa, nel Veneziano dopo essere sfuggita all’attentato di Strasburgo. «È la nostra meglio gioventù» dice la madre.
La mamma Quanto accaduto ci fa riflettere su questa generazione di ragazzi italiani che per realizzarsi professionalmente spesso è costretta ad andare all’estero
«Sono onorata di aver potuto assistere ancora una volta alla seduta plenaria in Parlamento, lì dove l’Europa si fa. E sono orgogliosa del nostro lavoro di squadra: comunicare l’Europa di questi tempi è compito difficile e delicato ma noi ce la mettiamo tutta. Ascoltare il presidente della repubblica francese parlare dell’avvenire dell’Europa, lì, a pochi metri da me, mi ha fatto sentire ancora di più Cittadina di questa nostra Europa». Il 19 aprile 2018 Clara Rita Stevanato affidava a Facebook i suoi pensieri. Otto mesi fa, Strasburgo era solo questo: il quartier generale dell’Unione Europea, intesa non come una realtà geografica ma come qualcosa di molto più complesso e affascinante. Per lei, cresciuta a Salzano - paese di 13mila abitanti nel Veneziano un gigantesco luogo in cui vivere, lavorare, progettare il futuro.
Ma d’ora in avanti Strasburgo sarà anche altro. Sarà la città in cui martedì sera ha rischiato di restare uccisa nell’attentato terroristico ai mercatini di Natale, assieme alla sua collega Caterina Moser. Il luogo in cui il suo amico Antonio Megalizzi si è preso una pallottola nel cranio e ora lotta tra la vita e la morte in ospedale. «È in coma farmacologico, le prossime 48 ore saranno decisive. Ha la testa fasciata, si vede solo il viso, abbiamo bisogno di un miracolo, un miracolo di Natale. Dobbiamo crederci», ripete Danilo Moresco, il padre di Luana, la fidanzata di Antonio.
Sentimenti opposti a quelli vissuti da Francesco Stevanato e sua moglie Simonetta: «Clara è sana e salva, per fortuna. Conta solo questo», spiegano. Ieri pomeriggio si preparavano a partire per Trento. «Lei arriverà lì tra poche ore, finalmente la riportiamo a casa».
Cosa significhi, per un genitore, sapere che la propria figlia è sfuggita per un soffio a un attentato terroristico, è difficile da spiegare. «Quando le ho parlato - racconta il padre era sotto choc, i suoi ricordi ancora piuttosto confusi. Mi ha detto di aver seguito i lavori della commissione e poi di essere uscita con i gruppo di colleghi di cui faceva parte anche Antonio. Probabilmente cercavano un posto dove fermarsi a mangiare qualcosa, quando è entrato in azione l’attentatore. Lei e Caterina sono fuggite, riuscendo a mettersi in salvo in un locale e solo in quel momento si sono rese conto che il loro amico non era con loro».
La madre di Clara è molto scossa e parlando di Megalizzi si commuove. «Povero ragazzo il nostro pensiero ora va a lui. Clara me ne parla come di un giovane meraviglioso, intelligente. Non faccio che pensare alla sua famiglia, al dolore immenso che sta attraversando...».
Clara, Antonio e Caterina. Tutti giovani, laureati, abituati a spostarsi da una città all’altra. «Sono i figli dell’Europa», riflette Francesco Stevanato. «Nostra figlia ha studiato a Ca’ Foscari e alla Sorbona, laureandosi con 110 e lode. Nel 2014 aveva fatto l’Erasmus in Francia, e poi è tornata a Parigi, per la specializzazione. Proprio all’inizio del viaggio a Strasburgo ha inviato la tesi per il dottorato in Epigrafia latina, che discuterà a febbraio. Poi dovrà entrare nel mondo del lavoro...». Mamma Simonetta è dubbiosa: «È una ragazza con tanti interessi, il volontariato, l’università, ama la natura, gli animali… Ma non so cosa farà da grande, forse proseguirà nella carriera universitaria oppure in quella giornalistica, visto quanto le piace l’esperienza nella radio universitaria. Come molti suoi coetanei ha una visione più ampia, che si spinge ben oltre i confini di Salzano o dell’Italia: è una cittadina del mondo che conosce le lingue e si confronta con culture diverse».
Il padre di Clara è medico in un paese vicino. Quello che è capitato a sua figlia lo costringe a riflettere sul futuro che l’attende. «È positivo il fatto che Clara viva all’estero, che faccia delle esperienze di respiro internazionale». Sua moglie annuisce: «È una scelta importante, formativa, ma che espone questi giovani anche a dei rischi. Penso a mia figlia e ai suoi colleghi, o alla povera Valeria Solesin. È la nostra meglio gioventù, quella che va all’estero. E a volte lo fanno perché qui, ma forse non solo in Italia, le menti brillanti devono cedere il passo a quelle mediocri solo perché non hanno le giuste conoscenze». È ora di mettersi in macchina: c’è una figlia spaventata da riportare a casa. «Non vedo l’ora di abbracciarla. Ciò che è accaduto deve costringere noi adulti, i genitori, a riflettere su questa generazione di ragazzi italiani che per realizzarsi professionalmente spesso sono costretti ad andare all’estero perché qui non hanno occasioni di mettere a frutto ciò che hanno imparato».