Riordino delle partecipate, vincono i dubbi
Consiglio comunale, la discussione slitta di una settimana. Il nodo delle società albanesi
Vincono i «mal di VERONA pancia» ed il Piano per razionalizzare le Aziende partecipate veronesi slitta alla settimana prossima, in attesa di nuovi accordi. Il Piano ha diversi punti critici (almeno 12 le società che non rispettano la normativa) ma la discussione si è incentrata soprattutto sulle cosiddette società albanesi, create e gestite da Agsm e Amia al di là dell’Adriatico. C’è chi propone di chiuderle (parte di Battiti, Verona Domani e Lega, oltre a Pd, Sinistra in Comune e M5S) e c’è chi chiede di aspettare nuovi documenti, anche dal governo (che aveva dato il nulla osta alla loro cono?». stituzione). Bisognerà cercare una mediazione, che al momento non c’è. E allora ieri sera si è solo letto il testo attuale della delibera, mandando poi tutti a casa in anticipo, in attesa di nuovi colloqui (forse martedì prossimo) per proporre un testo diverso nella prossima seduta. Il consiglio ha invece approvato la sospensione della gara pubblica sui servizi oggi gestiti dall’Amia (se ne riparlerà fra alcuni mesi, e intanto si affronterà il problema del buco di bilancio aziendale) e la decisione di cedere la maggioranza di Polo Fieristico SpA a VeronaFiere (che avrà l’85% delle quote, mentre al Comune ne rimarrà il 15). Proprio sul tema delle partecipate, intanto, aspre le polemiche. Il Comune - ha tuonato ieri Flavio Tosi - dismette le suo quote in A4 da cui il Comune l’hanno scorso ha introitato 2,5 milioni di utili mentre l’altro ieri sono stati deliberati altri 1,25 milioni: perché le quote in A22 vanno bene e quelle in A4 Ed ancora: «Promettevano la fusione Agsm con Aim entro fine anno, ma l’anno è finito e tutto è ancora lettera morta. Poi c’è Amia che ha un buco di 3 milioni e Polato accusa la dirigenza, ma il direttore generale Maurizio Alfeo è lì da 5 anni e sotto la mia amministrazione ha sempre fatto utili».
Quanto alle società albanesi, Alberto Bozza ha aggiunto che «il presidente di Agsm, Michele Croce prometteva di cancellarle e invece ne ha create di nuove e si è messo lui a presidente della holding: il vicepresidente di Amia, controllata da Agsm, però si scaglia contro alle operazioni albanesi della sua capofila dicendo che lui da dirigente Amia è ben contento di non avallarle e non c’entrarci».
Per il Partito Democratico, «sono ben 17 le società, sul totale di 88 partecipazioni comunali a vari livelli, che non hanno passato l’esame e devono essere dismesse, e le giustificazioni fornite per mantenere molte di queste società “fuorilegge”, non convincono nemmeno parti della stessa maggioranza, come nel caso del vicepresidente Amia Alberto Padovani che ha richiesto la chiusura di Agsm Albania».
L’altro fronte Tosi: «Perché le quote in Autobrennero vanno bene e quelle in A4 invece no?»