L’Università può tornare ad assumere senza sottostare al blocco del turno over
L’annuncio del rettore Sartor. Attesa per la valutazione Anvur: «Primo riscontro positivo»
L’appello davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente all’inaugurazione dell’anno accademico lo scorso 30 novembre, ha mosso gli ingranaggi della burocrazia statale. Così, in un paio di settimane, è arrivata l’agognata risposta: l’università di Verona potrà tornare ad assumere ricercatori e docenti, per la prima volta in un decennio, senza fare i conti con il blocco del turn over. Questo significa che, se fino all’anno scorso l’ateneo poteva assumere una persona per due che andavano in pensione, dal 2019 il tasso sarà positivo, per la precisione del 130%. Per ogni dieci pensionamenti, dunque, arriveranno tredici nuove reclute. È una delle «buone notizie» che il rettore Nicola Sartor ha dato ieri mattina, nel corso dei saluti di fine anno. Alla presenza del Capo dello Stato, il «magnifico» aveva fatto presente che mancava ancora un decreto per poter spendere i punti organico (e poter assumere quindi nuovo personale). «Un primo chiarimento è finalmente arrivato – specifica il rettore – ma dobbiamo attendere ancora l’operatività del decreto». Il 2019 sarà anche l’anno che vedrà l’avvio del «Competence Center», il consorzio con cui le università venete e altri centri di ricerca si attiveranno sul fronte dell’industria 4.0. Ieri la firma tra rettori a Padova: contestualmente è arrivato anche l’accordo sulla guida di Univeneto, la fondazione che raggruppa gli atenei regionali. Dopo otto anni (con tanto di proroga) a trazione patavina, adesso toccherà a Verona. «Sarò il presidente – fa sapere sempre Sartor – fino al termine del mandato, ossia a settembre. Poi toccherà con tutta probabilità al mio successore». Il fondo che Univeneto è chiamata a gestire è di circa un milione. C’è quindi l’attesa per la nuova valutazione da parte dell’Anvur, l’ente ministeriale che certifica la ricerca universitaria: la prima indagine premiò Verona tra le migliori università italiane e contribuì al boom di iscrizioni degli ultimi anni. Gli ispettori hanno concluso i loro accertamenti la scorsa settimana. «Serviranno un paio di mesi prima di avere il report – avvisa il rettore – ma il primo riscontro è stato positivo». Nell’anno che verrà ci saranno anche da sciogliere due nodi sul fronte dell’edilizia. Il primo riguarda il Silos di Levante: si tratta dell’ultimo edificio da recuperare nel complesso di Santa Marta: l’accordo siglato tra Comune e università a giugno prevede l’uso di due piani su tre dell’ateneo. Ma il progetto è stato «congelato» per i dubbi relativi ai finanziamenti da parte del governo, dato che rientra nel bando periferie, ora bloccato. «Auspichiamo naturalmente che arrivino novità positive – dice ora Sartor – anche se non si tratta di un progetto che seguiamo direttamente». Cosa ben diversa dalla «grande biblioteca» che dovrebbe sorgere sempre a Veronetta. Il rettore l’aveva ricordato nel suo discorso all’inaugurazione dell’anno accademico: «Per noi rientra nel programma triennale di edilizia universitaria. Siamo in attesa di capire dove poterla edificare».
La nuova biblioteca È nei programmi, siamo in attesa di capire dove poterla edificare