Bonazzoli: «Qui ci sono tecnica e qualità con queste ragazze potrò solo crescere»
L’attaccante ex Hellas, Parma e Samp e l’esperienza con il Chievo Valpo in serie A femminile «Le battute stupide ci sono ma se ti alleni quattro volte più la partita sei una professionista»
«Ma cosa vai dalle donne… E poi come fai nello spogliatoio… I commenti stupidi ci sono sempre. Ma non me ne frega nulla. È calcio. Ed è un’esperienza che mi farà crescere». Anni 39, mantovano, ex attaccante di Brescia, Hellas, Parma, Reggina e Sampdoria, 48 gol in A in 248 gare, Emiliano Bonazzoli è appena diventato l’allenatore del Chievo Valpo, terzultimo a 7 punti nel massimo campionato femminile. Un tuffo nel calcio rosa, Bonazzoli...
«Tuffo convinto e consapevole. Me ne hanno parlato bene tutti, a partire da Attilio Sordi, con me al corso Uefa B, oggi collaboratore tecnico della Nazionale. Movimento in crescita, ai Mondiali l’Italia femminile ci va e tanto di cappello.
In famiglia Mia moglie Giorgia è la donna della vita, da mia mamma ho imparato il valore del sacrificio» L’esordio Sabato giochiamo in casa contro il Milan, poi dopo la sosta abbiano la Juve: partenza facile facile...
Ma conosco anche i problemi e lo status di non professioniste». Ecco, appunto…
«Se fai quattro allenamenti a settimana più la partita vuol dire che stai lavorando. Qui però mancano le tutele, le coperture assicurative e contributive, le ferie pagate, le cure gratuite in caso d’infortunio... Stanno avendo tanta visibilità, il che rende tutto ciò ancor meno giusto». Che cosa cambia rispetto ai maschi?
«Cambia la velocità atletica e di palleggio, anche se qui al Chievo Valpo sto vedendo grande qualità. In un certo senso, poi, il calcio maschile è diventato talmente fisico che in quello femminile c’è più spazio per i gesti tecnici. Magari il lancio non è quello da 60 metri però c’è visione di gioco. Niente, comunque, è campato per aria». Le donne della sua vita, Bonazzoli?
«Sono sposato dal 2007 con Giorgia, abbiamo un figlio di 12 anni, mi ha sempre appoggiato e per un calciatore avere vicino chi lo ama è un regalo prezioso. Poi c’è mia mamma, operaia come papà: da lei ho appreso il valore del sacrificio quotidiano». Le ha scritto qualcuno dopo il nuoco incarico?
«Claudio Ferrarese, con me all’Hellas nel 2000-2001: “Emiliano, hai fatto bene”. Il Chievo Valpo fa parte del mio percorso dopo alcune esperienze in Prima categoria e Promozione. Ho cercato d’insegnare a giocare palla a terra in categorie dove regna l’ansia di liberarsene». Citava prima l’Hellas…
«Il Verona mi ha lanciato in A, feci 7 gol. C’era Mutu, uno dei compagni più forti insieme a Hubner, Cassano, Gilardino e Flachi. Battute sul fatto che sia approdato al Chievo? No, non me ne hanno fatte (ride, Il calcio che le piace?
«Per gestione e pacatezza mischiata al farsi sentire ammiro Ancelotti. Per gioco, De Zerbi. Per lavoro sulla difesa, Giampaolo. Uno che mi ha dato tanto è Atzori». L’esordio col Chievo?
«Facile facile… riceviamo il Milan, sabato, poi il 6 gennaio, diretta su Sky, arriva la Juve. Non mi spaventa, anzi, sono curioso di vedere come reagiranno le ragazze. Veniamo da un derby perso 9-3 e serve forza: se si prende gol è vietato buttarsi giù».