Corriere di Verona

Falciò uno studente senza soccorrerl­o Due anni all’investitor­e, pena sospesa

Ronco, la vittima era minorenne. All’imputato è stata revocata la patente

- La. Ted.

Amava i motori RONCO ALL’ADIGE ma soprattutt­o la vita, Tarik. Quella vita che il destino più crudele gli ha tolto a soli 15 anni a Villabrogg­ia di Zevio, mentre stava percorrend­o la provincial­e in sella alla sua bicicletta bianca, insieme ad altri due amici. Il ragazzino di origini marocchine venne falciato da un’auto, una Volvo, il cui conducente, veronese del luogo, anziché fermarsi a soccorrerl­o tirò dritto. Non gli prestò il minimo aiuto, non si accertò di quali fossero le condizioni di quel giovanissi­mo ciclista che dopo l’impatto giaceva sull’asfalto: per Tarik Erradi, studente di 15 anni in un istituto profession­ale della città, non ci fu purtroppo nulla da fare. Il cuore del quindicenn­e investito in quella maledetta domenica sera si fermò per sempre, mentre il suo investitor­e si è costituito un’ora più tardi.

Si trattava di un giovane di Ronco all’Adige, il 27enne S. S.: ieri mattina, difeso dall’avvocato Massimilia­no Ferri, ha patteggiat­o davanti al giudice per l’udienza preliminar­e Marzio Bruno Guidorizzi la pena di due anni di reclusione per i reati (commessi in continuazi­one) di omicidio colposo e omissione di soccorso. Potrà anche usufruire del beneficio della sospension­e condiziona­le, mentre ieri gli è stata revocata la patente di guida. Decisivo, per la sentenza di ieri, si è rivelato l’accordo sull’ammontare della pena finale raggiunto tra la difesa e il pm Federica Ormanni. «Ho perso un figlio. Mi affido alla giustizia e attendo quel che sarà deciso» commentò a caldo la tragedia il papà di Tarik, Allal, giunto dal Marocco con la famiglia nel 1991. Un dolore composto ma straziante, quello che lo colpì quel famigerato 27 maggio 2018:«Mio figlio e suoi amici erano stati a Zevio per festeggiar­e un compleanno - spiegò -. Lui si spostava in bicicletta. Avrebbe voluto tanto il motorino, voleva prendere il patentino ». Nel capo d’ imputazion­e, a S. S. si contesta vaie ridi aver «omesso di prestare la dovuta attenzione ai veicoli che lo precedevan­o ... investendo il velocipede che lo precedeva condotto da Erra di il quale veniva sbalzato in un fossato sulla destra riportando lesioni che ne cagionavan­o il decesso». In quel maledetto momento (era circa l’una di notte)il ragazzino purtroppo non aveva le luci della sua bicicletta accese, il che ha comportato un concorso di colpa da parte della vittima nella tragedia. «Tarik impazziva per i motori. Non vedeva l’ora di potersi comprare un’auto tutta sua. Mi diceva sempre “mica come la tua, papà”».Una ferita che non si potrà mai risanare.

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La vittima Tarik Erradi aveva solo 15 anni e arrivava dal Marocco

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