Morath, gli occhi sulle star
A Treviso una retrospettiva dedicata alla fotografa americana, la prima donna ammessa alla Magnum
«Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima». Così raccontava la sua passione e la sua professione Inge Morath, la prima donna ad essere accolta in un club fino ad allora esclusivamente maschile, l’agenzia fotografica Magnum. A invitarla a far parte di quel leggendario e ristretto gruppo era stato il fondatore Robert Capa in persona, che in lei aveva visto non solo l’originalità degli scatti ma un profondo desiderio di analisi dell’immagine e dell’attualità, leggendone gli scritti. È una prima volta anche quella che prende forma a Treviso dal 28 febbraio alla Casa dei Carraresi, dove fino al 9 giugno saranno esposte 170 fotografie della prima retrospettiva italiana dedicata alla fotografa di origine austriaca e naturalizzata americana.
«Impropriamente – racconta il curatore Marco Minuz – è nota alle cronache più per aver sostituito Marilyn Monroe nel cuore dello scrittore Arthur Miller, del quale è stata compagna per quarant’anni. Questo progetto espositivo vuole descrivere la straordinaria vita di questa fotografa e fine intellettuale, una donna dalle scelte coraggiose, emancipata, che ha saputo inserire nella fotografia la sua sensibilità verso l’essere umano».
La locandina della mostra «Inge Morath. La vita. La fotografia» sceglie un autoritratto allo specchio: i profondi occhi azzurri guadagnano il secondo piano perché il focus è l’obiettivo della sua macchina. Nata nel 1923, inizia a scattare nel 1952 e l’anno successivo, grazie a Ernst Haas, inizia a lavorare per Magnum a Parigi. Non ha più lasciato la sua Leica, viaggiando in tutta Europa, in Nord Africa e Medio Oriente, diventando uno degli elementi più solidi dell’agenzia negli Stati Uniti. Fra scene di vita quotidiana e ritratti di poeti, scrittori e stelle del cinema, reportage dal Danubio a Venezia, si potranno ammirare anche alcuni dei più celebri scatti di Inge Morath: una sensualissima Marilyn Monroe durante le riprese di un film nel 1960, un curioso lama che si sporge dal finestrino di un’auto a New York, e una giovane donna sobriamente in posa con pelliccia e borsetta, ma il viso coperto da un sacchetto di carta che ne riprende i tratti principali del volto e della chioma, realizzato in collaborazione con il grafico Saul Stinberg (suo il leggendario progetto «Maschere»). «La fotografia – diceva Morath - è essenzialmente una questione personale, la ricerca di una verità interiore».
Il percorso della mostra analizzerà tutte le principali fasi del lavoro della Morath, facendo emergere anche l’umanità della sua intera produzione, segnata dall’esperienza tragica della Seconda guerra mondiale che, con il passare del tempo, è diventata documentazione della resistenza dello spirito umano nelle difficoltà e nella consapevolezza del valore della vita.
urata da Minuz con Brigitte Blum e Kurt Kaindl, prodotta da Suazes con Fotohof di Salisburgo, in collaborazione con Fondazione Cassamarca, Inge Morath Foundation e Magnum Photos, sarà inaugurata il 27 febbraio a Treviso, ingresso 11 euro.
Obiettivo Emancipata e coraggiosa, il suo stile non rinuncia a uno sguardo umano verso i soggetti