Il prof «in esilio» a Oxford vince l’ennesimo ricorso
Formenti lotta dal 2010 con l’Ateneo di Verona per un ruolo da ricercatore
VERONA«È una sentenza chiara, spero che l’Ateneo la applichi... almeno stavolta». Reagiva così, ieri dall’Inghilterra, Federico Formenti, il prof veronese «costretto all’esilio»nonostante 5 ricorsi vinti (su 5) contro l’Università.
«È una sentenza molto chiara, dettagliata e indiscutibile, spero che l’Ateneo la applichi... almeno stavolta». Reagiva così, ieri dall’Inghilterra, Federico Formenti, il «cervello in fuga forzata» dalla sua città, il professore veronese «costretto all’esilio all’estero» perché, nonostante i giudici italiani continuino a dargli ragione, l’Università scaligera non gli assegna il posto di ricercatore in Scienze motorie, «quell’agognata cattedra universitaria nella mia Verona che mi sono regolarmente guadagnato partecipando a un bando ad
hoc». Una selezione che risale ormai (!) al 2010, quando l’Università di Verona indisse quel contestato concorso a cui Formenti arrivò secondo: da allora, Federico con l’avvocato Luigi Biondaro ha presentato ricorso 5 volte per vedersi riconoscere quella cattedra a cui ritiene di aver «pienamente diritto». E ogni volta, 4 volte da parte del Tar e una del Consiglio di Stato, la Giustizia amministrativa si è pronunciata a suo favore. «Li abbiamo vinti tutti, eppure l’Ateneo - insorge Biondaro - si ostina a non applicare e a non dare attuazione a una sentenza dello Stato, in barba alla volontà della magistratura. È una situazione davvero paradossale e per certi versi incredibile».
Dal 2010, per due volte Formenti ha vinto al Tar, l’Ateneo scaligero ha fatto appello, il Consiglio di Stato l’ha respinto ma l’Università veronese ha riassegnato il posto conteso alla «rivale» di Formenti, che si è rivolto per altre due volte al Tar. E anche stavolta, con la sentenza 181 del 2019 appena pubblicata, il Tribunale amministrativo del Veneto ha accolto le istanze di Federico, che con quest’ultimo ha dunque vinto 5 ricorsi su 5 presentati. In 25 pagine di sentenza, infatti, la prima sezione del Tar contesta le modalità con cui la commissione giudicante (non) ha valutato i curricula dei candidati - secondo i criteri previsti dallo stesso bando ed in particolare le loro pubblicazioni scientifiche che, per il solo per Formenti, comprendo prestigiose riviste internazionali. Ma come reagisce l’Ateneo di fronte a tale en
plein di vittorie giudiziarie da parte del prof «in fuga»? È ancora presto per dirlo: «La sentenza è stata comunicata oggi (ieri, ndr), necessita di un attento esame. Il rettore si riserva eventuali commenti dopo le dovute verifiche», è la reazione ufficiale.«Mi chiedo cosa dovrebbe fare un cittadino in questo Paese, dove ormai da molti anni non esiste più lo stato di diritto, per vedere riconosciuta la propria ragione. Siamo arrivati alla quinta sentenza a favore di Federico Formenti - afferma Giorgio Pasetto,segretario nazionale dell’Associazione dottori in scienze motorie -. L’Università di Verona ed in particolare il suo rettore (io ne chiesi le dimissioni in consiglio comunale) si comportano come Ponzio Pilato. Questa volta mi appello all’intero consiglio di amministrazione dell’Università affinché decida finalmente per il verso giusto».
E mentre a Verona, almeno finora, Per Federico non c’è posto, all’estero se lo contendono: «Ho fatto di necessità virtù. Nel 2010, quando ho partecipato a Verona a quel bando per cui ancora continuo a fare ricorso, ero ancora a Oxford, ho poi vinto un posto di ricercatore, uguale a quello bandito a Verona, a Auckland in Nuova Zelanda. Sono poi tornato a Oxford e, nel 2016, ho vinto un posto di professore associato al King’s College di Londra. Sono stato fortunato ad aver lavorato sempre in ambienti di massima eccellenza accademica». Anche la sua vita affettiva è cambiata: «Oggi sono sposato con Jessica, una biologa americana conosciuta a Oxford. Abbiamo una bimba. Se verremmo a Verona? Anche subito... ».