Palloncini e i cori dei tifosi per Elia
A Lavagno i funerali dell’undicenne. I compagni: «Ci hai insegnato a essere forti»
È stato il giorno del LAVAGNO lutto cittadino, ieri a Lavagno. Il giorno dell’addio a Elia Rizzotti, il bimbo di 11 anni morto lunedì scorso dopo un ricovero in Terapia Intensiva a seguito di quella che inizialmente era sembrata una comune influenza. La chiesa di San Pietro era già colma un’ora prima che la bara bianca coperta di fiori gialli e viola facesse la sua comparsa sul sagrato, seguita dai genitori Thomas e Claudia, e dal fratello più grande Mattia.
Bandiere listate a lutto sulle facciate delle scuole e del municipio. Serrande abbassate in tutti i negozi. È stato il giorno del lutto cittadino, ieri a Lavagno. Il giorno dell’addio a Elia Rizzotti, il bimbo di 11 anni morto lunedì scorso dopo un ricovero in Terapia Intensiva a seguito di quella che inizialmente era sembrata una comune influenza. La chiesa di San Pietro era già colma un’ora prima che la bara bianca coperta di fiori gialli e viola facesse la sua comparsa sul sagrato, seguita dai genitori Thomas e Claudia, e dal fratello più grande Mattia.
Sopra, la maglia dell’Hellas bianca, con gli autografi di tutti i calciatori, e una sciarpa gialloblù. Difficile trattenere le lacrime per le migliaia di persone presenti. La piccola chiesa non è riuscita a contenerle tutte e a centinaia sono rimaste all’esterno, in silenzio. Dentro, riconoscibili nelle loro divise blu, i compagni di calcio di Elia, quelli del Colognola ai Colli. E poi i compagni di classe, la prima E dell’Istituto Don Milani di Lavagno, quelli del catechismo di Vago e i loro insegnanti. «Lo diceva sempre a tutti, “basta essere tristi”. Elia ci richiamava ogni giorno alla responsabilità della gioia» ha detto dall’altare don Paolo Pasetto che ha celebrato il rito insieme a molti altri sacerdoti. «Sabato, alle 15, c’era l’appuntamento con la partita ed Elia non voleva mai mancare ha proseguito il sacerdote rivolgendosi in particolare ai tanti ragazzini presenti -. Ma oggi giochiamo una nuova partita a cuore aperto, ci vuole coraggio. Anche Elia conti- nua a giocare, non è andato in panchina: la vita di Elia continua in ognuno di noi».
E ha poi ricordato il grande gesto di generosità dei genitori che hanno voluto donare le cornee: «È una cosa splendida, perché Elia oggi è qui per farci cambiare il nostro sguardo sul mondo, facendoci tornare un po’ bambini». Bambini come i suoi compagni di classe che si sono alternati all’altare per leggere una lettera preparata nei giorni scorsi: «Ci hai insegnato a essere forti e uniti, eri il fratellino, la nostra mascotte. E sarai sempre nel nostro cuore. È successo tutto così velocemente, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di salutarti. Sei sempre stato capace di risollevare il morale a tutti con le tue facce buffe e le tue frasi divertenti. Il tuo posto, non lo prenderà nessuno. Ci manchi tanto, ti amiamo Elia».
Poi hanno sistemato sulla bara la maglietta che il loro amico avrebbe indossato per il prossimo torneo di palla prigioniera. E lo sguardo di tutti i presenti in chiesa che andava a posarsi sulla fotografia sistemata a fianco dell’altare: il ciuffo biondo, lo sguardo vispo e il sorriso contagioso. La maestra Barbara,
I compagni di classe Ci hai insegnato a essere forti, eri un fratellino
insegnante alle elementari, si è rivolta a lui direttamente: «Parti per un luogo dove c’è solo pace e correrai nelle strade celesti». Anche un’insegnante della scuola materna ha voluto ricordare i suoi pianti disperati quando la mamma Claudia lo salutava al mattino dopo averlo accompagnato: «Piangeva come un matto e mi mandava via, ma pian piano ha iniziato ad amare la scuola e a viverla con la gioia del sorriso. E anche oggi, ogni volta che si presenta un bimbo che non vuole rimanere a scuola, io dico ai suoi genitori di non preoccuparsi, che andrà tutto bene, perché c’è stato il caso di Elia. E così mi sento di dire anche a voi - ha detto rivolgendosi a mamma Claudia e papà Thomas -, che andrà tutto bene».
Il sindaco Simone Albi e il suo vice David Di Michele (in rappresentanza della Provincia) hanno ricordato quel «bambino speciale» e porto le condoglianze a nome dell’amministrazione. Poi la bara, accompagnata dagli applausi di tutti i presenti, è uscita dalla chiesa. E lì sono stati i tifosi dell’Hellas a intonare i cori con le braccia al cielo. Seguiti poi dalle voci timide dei compagni di scuola: «Elia, Elia, Elia». Mentre i palloncini bianchi e gialloblù volavano in cielo.