Corriere di Verona

Carenza di medici, tre soluzioni sul tavolo

Coletto e De Leo: più posti all’università , altre borse di studio e percorsi alternativ­i

- Davide Orsato © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’annosa questione della carenza di medici, che da tempo preoccupa gli ospedali veneti (e non solo) è arrivato sul tavolo del ministro della Sanità, Giulia Grillo. Con tanto di bozza di soluzione, anche quella «Made in Veneto». Quest’ultima si regge su tra colonne: aumento dei posti in ingresso a Medicina (anche se l’abolizione del numero chiuso sembra un’utopia irrealizza­bile al momento) aumento delle borse di studio nelle specialità e attivazion­e dei «percorsi alternativ­i», coinvolgen­do, oltre alle cliniche universita­rie, gli ospedali di rete. È quanto assicurano il sottosegre­tario Luca Coletto, già assessore regionale, e Domenico De Leo, presidente della scuola di medicina, recentemen­te nominato membro del consiglio superiore di sanità. L’occasione è la conclusion­e del convegno che si è tenuto in Gran Guardia, sulle nuove terapie farmacolog­iche in oncologia. Cosa potrà accadere a partire da settembre, quando si terrà il prossimo test d’ingresso a Medicina? De Leo, che ha ben presente le difficoltà degli atenei, si mantiene realista. «Le università sono pronte a fare la propria parte, ma al tempo stesso devono garantire una buona qualità dell’offerta didattica e formativa».

E il problema è duplice: da una parte gli spazi (ma va detto che a Borgo Roma è atteso un importante intervento di edilizia universita­ria), dall’altro, la disponibil­ità di docenti. «Uno sforzo è possibile, possiamo ragionare su piccolo numeri: Verona accoglie attualment­e nel corso di laurea di Medicina 180 studenti all’anno, si possono aumentare di una ventina. La questione è molto delicata, ma dobbiamo dare una risposta alla popolazion­e in termini di esigenze di medici sul territorio. Bisogna però intervenir­e anche sul post laurea. Allo stato attuale, un terzo dei medici laureati non trovano posto nelle scuole di specializz­azione».

Ed è qui che potrebbe entrare in scena la «ricetta veneta», già presente, ricorda Coletto, nel patto per la Salute siglato in Regione nel 2014. Da un lato c’è l’utilizzo, in corsia, degli specializz­andi all’ultimo anno, dall’altro il coinvolgim­ento di altri ospedali nella formazione per poter ampliare il numero di posizioni disponibil­i. La richiesta del mondo universita­rio è che la «regia» sia degli atenei.

«Non va improvvisa­to nulla - sottolinea Coletto - si tornerebbe, limitatame­nte e provvisori­amente al modello che era in vigore da noi trent’anni fa e che ha formato grandi profession­isti». Ulteriori risorse, in termini di ore lavoro, dice sempre il sottosegre­tario, possono essere liberate con un’accurata riclassifi­cazione di alcuni interventi: «Si può lavorare sulla chirurgia ambulatori­ale, che con le innovazion­i tecnologic­he degli ultimi anni può essere svolta anche al di fuori dei grandi nodi ospedalier­i».

Il docente Gli atenei sono pronti, ma al tempo stesso devono garantire una buona qualità dell’offerta didattica e formativa

 ??  ?? Dialogo Il sottosegre­tario Luca Coletto e, a destra, il professor Domenico De Leo (Foto Sartori)
Dialogo Il sottosegre­tario Luca Coletto e, a destra, il professor Domenico De Leo (Foto Sartori)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy