Chievo, quei primi minuti fatali
Nel quarto d’ora iniziale troppi gol al passivo: ora non si può più sbagliare
Il Chievo ha un nemico: il primo quarto d’ora. Entra in campo, prende a masticare il match e qualcosa gli va subito di traverso.
È uno dei tanti vissuti bui che Sorrentino e soci non riescono a scrollarsi di dosso. Breve riepilogo? Era l’esordio, Khedira infilzava già al 3’, Chievo-Juve diventava subito agra. A Firenze, il turno dopo, Milenkovic inaugurava dopo otto minuti il valzer dei gol viola (finì 6-1). Contro la Roma, all’andata, El Shaarawy sbucava alle spalle di tutti al 10’, piattone e via. In panchina c’era D’Anna. Poi sarebbe venuto Ventura. Con lui: in quel di Cagliari, il timer diceva 15’ quando Pavoletti spingeva l’inerzia sul binario sardo; per non parlare di Santander, a segno dopo 5’ in Chievo-Bologna. Da quand’è iniziato il girone di ritorno, sta succedendo anche con Di Carlo. Subito Juve, a Torino, con Douglas Costa, al 13’. Subito Fiorentina, al Bentegodi, con Muriel, appena al 3’. Quindi ancora El Shaarawy, due giorni fa, dopo 9 giri di lancette. Fanno otto reti al passivo, il 17% sulle 47 totali e solo il Cagliari ne incassa così tante, in serie A, fra il fischio d’inizio e il 15’. Quando s’affaccia sulle partite, insomma, il Chievo trema troppo di frequente. E il fatto che quel «tic» si ripeta prevalentemente con le grandi non consola più di tanto. Approcci macchiati da errori difensivi equivalgono a occasioni perse. Anche perché il Chievo, nei primi quarti d’ora, non esulta mai.
Non a caso, solo due delle partite iniziate con un gol immediato al passivo sono state in qualche modo rimesse in piedi: il 2-2 in casa della Roma, il 2-2 in casa col Bologna. «Commettiamo ingenuità che paghiamo a caro prezzo», diceva venerdì sera Di Carlo ripensando allo 0-3 senz’appello per la Roma. Ingenuità che stanno costando ulteriore terreno sulla zona salvezza. Ingenuità che disegnano una delle tante magagne gialloblù, ultimi e interessati spettatori di Bologna-Genoa, oggi, perché in ballo ci sono gettoni d’oro e un eventuale successo porterebbe gli emiliani a quota 20, alzando così da -9 a -11 il distacco tra il club della Diga e la quartultima. All’orizzonte c’è il trittico fondamentale con Udinese, Genoa, Torino. Non possono lasciare più niente per strada, quelli di Di Carlo. Tradotto: vietati gli incipit fallaci. Sia che si tratti dell’avvio tout court, sia che si tratti del rientro in campo dall’intervallo, cioè l’altro momento topico visto che lì, fra 45’ e 60’, i gol presi risultano ben 12, a fronte di appena quattro segnati. Quasi superfluo rimarcarlo: se passi in svantaggio appena entri in campo, vanno a farsi benedire l’umore e il piano di gara. Se poi la tua retroguardia è la più perforata del torneo — occhio, dal rientro dopo la sosta il Chievo ha incassato 12 reti fra Juve, Fiorentina, Empoli e Roma — la trama s’ingarbuglia ancora di più.
Qui Veronello, uno dei tanti problemi è quello lì, sbagliare meno e, se proprio, almeno non sbagliare quando la partita è ai primi vagiti. Sono segnali di debolezza. Talloni d’Achille che il Chievo, già di suo in una posizione precaria al massimo, non può più permettersi.
Tre tappe critiche Per la squadra di Mimmo Di Carlo ora ci sono l’Udinese, il Genoa e il Torino