Corriere di Verona

Chievo, quei primi minuti fatali

Nel quarto d’ora iniziale troppi gol al passivo: ora non si può più sbagliare

- di Matteo Sorio

Il Chievo ha un nemico: il primo quarto d’ora. Entra in campo, prende a masticare il match e qualcosa gli va subito di traverso.

È uno dei tanti vissuti bui che Sorrentino e soci non riescono a scrollarsi di dosso. Breve riepilogo? Era l’esordio, Khedira infilzava già al 3’, Chievo-Juve diventava subito agra. A Firenze, il turno dopo, Milenkovic inaugurava dopo otto minuti il valzer dei gol viola (finì 6-1). Contro la Roma, all’andata, El Shaarawy sbucava alle spalle di tutti al 10’, piattone e via. In panchina c’era D’Anna. Poi sarebbe venuto Ventura. Con lui: in quel di Cagliari, il timer diceva 15’ quando Pavoletti spingeva l’inerzia sul binario sardo; per non parlare di Santander, a segno dopo 5’ in Chievo-Bologna. Da quand’è iniziato il girone di ritorno, sta succedendo anche con Di Carlo. Subito Juve, a Torino, con Douglas Costa, al 13’. Subito Fiorentina, al Bentegodi, con Muriel, appena al 3’. Quindi ancora El Shaarawy, due giorni fa, dopo 9 giri di lancette. Fanno otto reti al passivo, il 17% sulle 47 totali e solo il Cagliari ne incassa così tante, in serie A, fra il fischio d’inizio e il 15’. Quando s’affaccia sulle partite, insomma, il Chievo trema troppo di frequente. E il fatto che quel «tic» si ripeta prevalente­mente con le grandi non consola più di tanto. Approcci macchiati da errori difensivi equivalgon­o a occasioni perse. Anche perché il Chievo, nei primi quarti d’ora, non esulta mai.

Non a caso, solo due delle partite iniziate con un gol immediato al passivo sono state in qualche modo rimesse in piedi: il 2-2 in casa della Roma, il 2-2 in casa col Bologna. «Commettiam­o ingenuità che paghiamo a caro prezzo», diceva venerdì sera Di Carlo ripensando allo 0-3 senz’appello per la Roma. Ingenuità che stanno costando ulteriore terreno sulla zona salvezza. Ingenuità che disegnano una delle tante magagne gialloblù, ultimi e interessat­i spettatori di Bologna-Genoa, oggi, perché in ballo ci sono gettoni d’oro e un eventuale successo porterebbe gli emiliani a quota 20, alzando così da -9 a -11 il distacco tra il club della Diga e la quartultim­a. All’orizzonte c’è il trittico fondamenta­le con Udinese, Genoa, Torino. Non possono lasciare più niente per strada, quelli di Di Carlo. Tradotto: vietati gli incipit fallaci. Sia che si tratti dell’avvio tout court, sia che si tratti del rientro in campo dall’intervallo, cioè l’altro momento topico visto che lì, fra 45’ e 60’, i gol presi risultano ben 12, a fronte di appena quattro segnati. Quasi superfluo rimarcarlo: se passi in svantaggio appena entri in campo, vanno a farsi benedire l’umore e il piano di gara. Se poi la tua retroguard­ia è la più perforata del torneo — occhio, dal rientro dopo la sosta il Chievo ha incassato 12 reti fra Juve, Fiorentina, Empoli e Roma — la trama s’ingarbugli­a ancora di più.

Qui Veronello, uno dei tanti problemi è quello lì, sbagliare meno e, se proprio, almeno non sbagliare quando la partita è ai primi vagiti. Sono segnali di debolezza. Talloni d’Achille che il Chievo, già di suo in una posizione precaria al massimo, non può più permetters­i.

Tre tappe critiche Per la squadra di Mimmo Di Carlo ora ci sono l’Udinese, il Genoa e il Torino

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Chievo Anche con la Roma una partenza in salita compromett­e il match

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