Koncalovskij, film e poesia Il cinema dell’anima russa
Continua la rassegna dedicata al regista, atteso il 18 marzo per l’ultimo appuntamento Domani alla Gran Guardia «Il proiezionista», una critica feroce al regime stalinista
Il cinema d’autore russo piace. A decretarlo sono le prime quattro date del cineforum «Incontri con la cultura russa» che hanno registrato poltrone sold out e scrosci di applausi. Il merito del successo? Sicuramente va all’occhio dietro la macchina da presa di Andrej regista, sceneggiatore e produttore moscovita, atteso nella città scaligera il 18 marzo per l’ultimo appuntamento della rassegna, ma il merito va anche al Consolato Onorario della Federazione Russa in Verona, all’Associazione Conoscere Eurasia, alla Casa Russa presso il Consolato Onorario della Federazione Russa in Verona, alla Russkiy Mir Foundation e Gosfilmfond, che hanno organizzato la decima edizione della kermesse.
«Oltre a essere uno dei più grandi protagonisti del cinema mondiale, Andrej Koncalovskij offre alcune delle più sincere fotografie d’autore su grande schermo dell’epoca contemporanea e delle sue trasformazioni – sono le parole di Antonio Fallico, presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia - Uno sguardo sul mondo e sulla Russia che speriamo rappresenti un ulteriore stimolo ad approfondire la conoscenza e il dialogo culturale tra i nostri Paesi». La voglia di ascoltare, a quanto pare, c’è tutta, vista l’affluenza al Palazzo della Gran Guardia (in Sala Convegni al terzo piano) ogni lunedì alle 20.30 a ingresso gratuito.
In programma domani c’è una critica al regime stalinista, intitolata Il proiezionista, che racconta la Russia dell’uomo d’acciaio attraverso la storia del suo proiezionista, Ivan, un uomo ingenuo e onesto accecato dalla venerazione per il suo leader. «Mostrare Stalin attraverso gli occhi di una vittima del Gulag è facile – spiega il regista –. Io invece volevo mostrarlo dal punto di vista di Ivan, che lo ammira realmente. È molto più interessante esplorare un’idea dall’interno che non dall’esterno: quando
la fai vedere dall’interno sei in grado di mostrarne i punti deboli». E la vita di Ivan diventa quindi un’occasione per studiare non solo la mentalità russa, ma anche la psicologia dell’uomo che si ritrova schiavo delle sue idee.
Per Koncalovskij, infatti, questa storia parla anzitutto della libertà: «È più facile liberare fisicamente una persona, ma molto difficile spezzare le catene che circondano la sua mente». Una poetica suggestiva, quella che pervade i suoi film, che gli è valsa plurimi riconoscimenti, come un Premio speciale della giuria a Cannes con Siberiade (del 1979) e i tre Leoni d’argento per la migliore regia a Venezia con La casa dei matti, Le notti bianche di un postino (entrambi del 2014) e Paradiso (2016), tutti in cartellone da qui al 18 marzo, a chiusura della manifestazione.
«La rassegna – dice Giancarlo Beltrame, da due anni curatore del cineforum – mette a fuoco il legame profondo di Koncalovskij con quella che più volte nelle sue interviste ha chiamato “l’anima russa”: l’animo slavo che sopravvive sempre, oltre la storia e i regimi politici. In questi dieci film abbiamo voluto concentrare più di mezzo secolo di carriera e coerenza artistica, in cui Koncalovskij ha saputo mantenere un’incredibile lucidità di analisi, con freschezza e inventiva». Programma completo su www.conoscereeurasia.it.