Corriere di Verona

Amia accetta di farsi salvare da Agsm

Il Pd: «Si dimetta». I sindacati chiedono un’assemblea

- L.A.

C’è l’ok di Amia alla proposta di Agsm di un contributo per «salvarne» il bilancio in deficit ma che propone anche il trasferime­nto di funzioni e dipendenti dalla controllat­a alla capogruppo. Ripianare il buco, che potrebbe aggirarsi sui 2 milioni, è urgente.

Ancora una giornata VERONA faticosa per le aziende partecipat­e di Verona. Dopo quello di Agsm di mercoledì (disertato dai consiglier­i della stessa maggioranz­a) si è svolto ieri il consiglio di amministra­zione di Amia, che ha esaminato la proposta di Agsm di un contributo per «salvarne» il bilancio in deficit ma che propone anche il trasferime­nto di funzioni e dipendenti dalla controllat­a alla capogruppo. Ripianare il buco, che potrebbe aggirarsi sui 2 milioni, è urgente, anche perché il Comune ha promesso che non aumenterà la tariffa rifiuti. Il cda ha approvato la proposta, anche se restano da discutere i dettagli, per esempio l’ipotesi di trasferire i lavoratori in distacco o come «comandati». Intanto però i sindacati sono in ebollizion­e e chiedono un’assemblea già per lunedì prossimo.

Piovono anche reazioni politiche. Secondo i consiglier­i comunali del Pd «ogni volta che l’Amia ha distaccato o ceduto dipendenti e relative funzioni ad Agsm, Amia ha sempre finito per pagare il servizio più di quanto costasse produrselo da sola. Inoltre – aggiunge il Pd - questi trasferime­nti o distaccame­nti sono sempre stati occasione per creare nuove figure dirigenzia­li o semi-dirigenzia­li (la Promuovopo­li che denunciamo da anni) con relativo aggravio di costi amministra­tivi». Il Pd invoca semmai una «reale integrazio­ne aziendale, riducendo le società partecipat­e come Transeco e Serit». Quanto al presidente di Agsm Michel Croce «se non ha più la fiducia del suo Consiglio di amministra­zione farebbe bene a dimettersi». Per Michele Bertucco (Sinistra in Comu- ne) «si infrangono qui tutte le promesse del sindaco di far cambiare passo alle aziende pubbliche, le quali continuano a funzionare di volta in volta da rifugio per trombati o da premio per i fedelissim­i, esattament­e com’era in era Tosi, mentre fa ridere che proprio l’ex sindaco parli di poltronifi­cio». Tommaso Ferrari (Traguardi) afferma a parte sua che la mancanza del numero legale nel CdA di Agsm fa emergere «da una parte la latitanza di una politica industrial­e vera e propria, dall’altra il rapporto tra Proprietà (Comune) e Agsm che sembra piuttosto un braccio di ferro politico. Si aggiunga poi ciò che è accaduto mercoledì in Cda, ciliegina sulla torta di un rapporto squisitame­nte politico che ha pochissimo a che vedere con logiche industrial­i e aziendali».

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Nel mirino Michele Croce, presidente di Agsm. L’ultimo cda è stato disertato dai consiglier­i

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