Corriere di Verona

La Regione padrona in laguna tra i mugugni «Un neocentral­ismo»

L’autonomia avvicina le stanze del potere ma a Venezia non basta. Da Brugnaro a Bettin, tutti gli scontenti

- Monica Zicchiero

Anche Venezia vuole la sua autonomia ma la Regione la concederà, eventualme­nte, solo sul piano operativo e gestionale. «La cabina di regia resta regionale», mette in chiaro il vicegovern­atore Gianluca Forcolin. Non è esattament­e quello che chiede il sindaco Luigi Brugnaro, che in una recente intervista al

Corriere del Veneto ha ribadito: «Come il Veneto chiede l’autonomia, auspico che ci sia il riconoscim­ento dell’autonomia anche per alcune materie del Comune». È pure scritto nero su bianco nel «Piano Strategico della Città metropolit­ana» approvato a luglio: «È indispensa­bile che la rappresent­anza istituzion­ale della città sia coinvolta direttamen­te nelle nuove forme di autonomia del Veneto — dice Brugnaro —. L’effettiva autonomia funzionale amministra­tiva non può che essere contestual­e, tanto per la Regione che per la Città metropolit­ana».

Un auspicio rimasto lettera morta, perché la Regione si è tenuta stretta la delega sull’urbanistic­a. Poi però il presidente Luca Zaia e Brugnaro hanno fatto passi avanti, quando il primo ha suggerito l’esenzione di tutti i veneti dalla tassa di sbarco e il sindaco ha recepito. Ora a Ca’ Farsetti e a Ca’ Corner pensano che invece di andare a Roma ogni volta per rifinanzia­re la legge speciale, sia un vantaggio andare a Palazzo Balbi. E confidano che la Regione mostri magnanimit­à istituzion­ale, delegando le competenze sulla salvaguard­ia. Che andranno tutte a Palazzo Balbi, lo dice la bozza di accordo sull’autonomia all’articolo 35: la potestà legislativ­a e amministra­tiva della legge speciale del 1973 («Venezia è una questione di preminente interesse nazionale») passa alla Regione con tanto di bonifiche, salvaguard­ia, programmaz­ione, pianificaz­ione e gestione attraverso il Provvedito­rato alle opere pubbliche. Non è chiaro se d’ora in poi Venezia diventerà una questione di preminente interesse regionale, ma è chiaro che Palazzo Balbi vuole la salvaguard­ia senza il Mose (e infatti è uno dei punti controvers­i, perché il ministero ritiene che dighe mobili e salvaguard­ia siano inscindibi­li). E vuole ritagliars­i il ruolo di controllor­e con una commission­e mista con Arpav, Città Metropolit­ana e altri, che controlli se l’opera funziona e se non danneggia la laguna.

La commission­e, a quanto pare, dialogherà con chi gestirà il Mose: sarà l’organismo che spinge il bottone rosso che fa alzare le paratie, ma qualunque problema venga fuori, saranno affari dello Stato.«Il Mose ha delle problemati­che che vanno valutate: se qualcuno non lo voleva, aveva le sue buone ragioni», riflette il deputato della Lega Sergio Vallotto. E Forcolin spiega come funzionerà l’autonomia delegata: «L’idea di Zaia è avere l’autonomia per il coordiname­nto e la programmaz­ione. Le deleghe operative possono poi essere delegate alla Città metropolit­ana se è in grado di gestirle con velocità, competenza ed efficacia. Ma la cabina di regia è regionale». «Neocentral­ismo regionale: el leon (Veneto) che magna el leon (Venezia)», attacca Gianfranco Bettin. «L’autonomia può tradursi per Venezia in una perdita secca di poteri e sovranità sulla sua laguna. Il Comune di Venezia, la Città metropolit­ana devono farsi sentire con il governo e il Parlamento, oggi, subito, senza svenderla al prezzo di possibili alleanze elettorali (fucsia-Lega, ad esempio)».

«Questa proposta sposta tutti i poteri dallo Stato alla Regione ed espropria città di poteri e competenze e così siamo al punto di partenza», concorda il deputato dem Nicola Pellicani. Che aveva presentato un disegno di legge per la riforma della legge speciale, ipotizzand­o un’agenzia tra Stato, Regione, Comune e Città metropolit­ana per la gestione della salvaguard­ia e del Mose. «Al centralism­o romano dispersivo ed elefantiac­o preferisco sempre il centralism­o veneziano regionale, che ha dato dimostrazi­oni di efficienza», rintuzza il vicegovern­atore. Dal M5S il deputato Alvise Maniero è in posizione mediana: «Mi piacerebbe vedere la tutela della specialità di Venezia garantita da norma di rango primario nazionale, ma abbiamo visto com’è andata. Capisco si voglia cambiare tutto, però forse bastava una maggiore vigilanza».

Brugnaro La Città metropolit­a na va coinvolta nell’ autonomia

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Autonomia Anche Venezia chiede maggiore autonomia per la gestione del suo territorio
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