Corriere di Verona

Dall’uomo solo al comando all’intelligen­za dello stormo Così cambia l’imprendito­re veneto

- Silvia Moranduzzo

L’imprendito­re veneto PADOVA per sopravvive­re dovrà passare dal sentirsi uomo forte, ma solo, al comando a comportars­i come un’oca dentro uno stormo. È una delle indicazion­i, a cavallo tra economia e filosofia, uscita ieri a Padova nel convegno alla Sala dei giganti sull’«Antropolog­ia dell’imprendito­re veneto» voluto da Comune, Camera di commercio e Università di Padova, insieme ad Assindustr­ia Venetocent­ro. E la necessità di una vera e propria svolta è uscita come un’urgente necessità. Anche strettamen­te per motivi anagrafici. «Abbiamo una classe di imprendito­ri anziana, la media ha 68 anni. La figura è ancora l’uomo solo al comando che fatica a delegare o a lasciare ad altri il potere decisional­e – ha spiegato il direttore scientific­o di Fondazione Nordest, Carlo Carraro – Questo frena lo sviluppo dell’area veneta ed è il motivo per cui molti giovani preferisco­no mondi più dinamici come Milano».

Ma cosa c’entrano le oche con l’impresa? Telmo Pievani, filosofo della scienza ed evoluzioni­sta dell’Università di Padova, ha spiegato come applicare l’intelligen­za di stormo, ben visibile in natura nel comportame­nto di molti animali, al futuro imprendito­re. «Non basta unirsi, bisogna comportars­i come un unico individuo, come fanno le oche. Quando guardiamo uno stormo di oche che vola in cielo possiamo notare due elementi: non c’è un leader, l’oca alla guida si turna con le altre; e si comportano come un unico essere. Comporta una piccola perdita di individual­ità ma con un gran vantaggio: pensiamo solo a quanto si potrebbe investire di più in ricerca e sviluppo, un settore che nei prossimi anni dovrà essere centrale». Un modo per condivider­e risorse ed essere più competitiv­i nel mondo globalizza­to.

Svolta urgente, si diceva. Perché non mancano, parlando del futuro, visioni cupe. «Ci sono imprendito­ri spaventati dalla situazione attuale ma che comunque non riescono a fare quel passo in più. Si resta ancorati al ‘faccio tutto io’ – ha detto l’imprenditr­ice Marina Salomon –. Questi saranno anni di cambiament­o e non avremo il tempo di affrontarl­i: tutto sta accadendo troppo velocement­e. Bisogna investire sul territorio, nell’università e nel welfare aziendale, sentirsi parte di una comunità perché un territorio ricco aiuta lo sviluppo di tutti».Tra situazione economica non favorevole, burocrazia, mancati investimen­ti sul territorio il cielo sul Veneto non è roseo. La realtà locale è stata contrappos­ta alla città di Milano, dove molti giovani veneti approdano per lavorare. «Lì è stato fatto un lavoro importante per far diventare la città un brand. Si va a Milano perché è Milano», ha affermato Pievani. «Non possiamo copiare quel modello: non funzionere­bbe – ha chiuso il docente emerito della Bocconi, Giorgio Brunetti – Bisogna puntare su altre leve, far vedere quello che i veneti sanno fare».

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Brainstorm­ing I partecipan­ti alla tavola rotonda di ieri pomeriggio a Padova sull’imprendito re veneto

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