Dall’uomo solo al comando all’intelligenza dello stormo Così cambia l’imprenditore veneto
L’imprenditore veneto PADOVA per sopravvivere dovrà passare dal sentirsi uomo forte, ma solo, al comando a comportarsi come un’oca dentro uno stormo. È una delle indicazioni, a cavallo tra economia e filosofia, uscita ieri a Padova nel convegno alla Sala dei giganti sull’«Antropologia dell’imprenditore veneto» voluto da Comune, Camera di commercio e Università di Padova, insieme ad Assindustria Venetocentro. E la necessità di una vera e propria svolta è uscita come un’urgente necessità. Anche strettamente per motivi anagrafici. «Abbiamo una classe di imprenditori anziana, la media ha 68 anni. La figura è ancora l’uomo solo al comando che fatica a delegare o a lasciare ad altri il potere decisionale – ha spiegato il direttore scientifico di Fondazione Nordest, Carlo Carraro – Questo frena lo sviluppo dell’area veneta ed è il motivo per cui molti giovani preferiscono mondi più dinamici come Milano».
Ma cosa c’entrano le oche con l’impresa? Telmo Pievani, filosofo della scienza ed evoluzionista dell’Università di Padova, ha spiegato come applicare l’intelligenza di stormo, ben visibile in natura nel comportamento di molti animali, al futuro imprenditore. «Non basta unirsi, bisogna comportarsi come un unico individuo, come fanno le oche. Quando guardiamo uno stormo di oche che vola in cielo possiamo notare due elementi: non c’è un leader, l’oca alla guida si turna con le altre; e si comportano come un unico essere. Comporta una piccola perdita di individualità ma con un gran vantaggio: pensiamo solo a quanto si potrebbe investire di più in ricerca e sviluppo, un settore che nei prossimi anni dovrà essere centrale». Un modo per condividere risorse ed essere più competitivi nel mondo globalizzato.
Svolta urgente, si diceva. Perché non mancano, parlando del futuro, visioni cupe. «Ci sono imprenditori spaventati dalla situazione attuale ma che comunque non riescono a fare quel passo in più. Si resta ancorati al ‘faccio tutto io’ – ha detto l’imprenditrice Marina Salomon –. Questi saranno anni di cambiamento e non avremo il tempo di affrontarli: tutto sta accadendo troppo velocemente. Bisogna investire sul territorio, nell’università e nel welfare aziendale, sentirsi parte di una comunità perché un territorio ricco aiuta lo sviluppo di tutti».Tra situazione economica non favorevole, burocrazia, mancati investimenti sul territorio il cielo sul Veneto non è roseo. La realtà locale è stata contrapposta alla città di Milano, dove molti giovani veneti approdano per lavorare. «Lì è stato fatto un lavoro importante per far diventare la città un brand. Si va a Milano perché è Milano», ha affermato Pievani. «Non possiamo copiare quel modello: non funzionerebbe – ha chiuso il docente emerito della Bocconi, Giorgio Brunetti – Bisogna puntare su altre leve, far vedere quello che i veneti sanno fare».