Corriere di Verona

Oltre 1.700 pass disabili intestati ai morti

I vigili ne intimano la restituzio­ne. Altamura: «Linea dura, andremo sotto casa»

- di Luca Zaia *

Tra i 10.630 permessi disabili registrati c’è chi se ne approfitta. In tutta la provincia ci sono 1.738 pass intestati a persone decedute che non sono stati restituiti. E che vengono utilizzati quotidiana­mente da parenti e familiari «Si tratta di una questione di rispetto nei confronti di chi è meno fortunato e ha tutto il diritto ad essere aiutato, ha commentato l’assessore Polato. Mentre il comandante della polizia municipale Luigi Altamura ha annunciato la linea dura.

É una distorsion­e accusarci di voler attuare una secessione dei ricchi

State attenti a quello che vi raccontano i vostri esponenti politici Tante bugie sui dati, avete più risorse Chiedete un governo migliore

La sanità veneta è un esempio Se la vostra è peggiore non è certo colpa nostra

Dopo la prima lettera aperta scritta il 17 gennaio, il governator­e del Veneto Luca Zaia riprende carta e penna per rivolgersi ai cittadini del Sud. A convincerl­o, la campagna choc lanciata dalla Federazion­e dell’Ordine dei medici e l’inasprirsi del dibattito sulla «secessione dei ricchi» e il rischio tracollo della sanità al Sud.

Cari cittadini del Sud,

Torno a prendere carta e penna perché non posso accettare che sui giornali venga pubblicata una pubblicità in cui il Nord viene accusato di voler uccidere la sanità del Mezzogiorn­o e perché dunque, nel dibattito sul tema dell’autonomia differenzi­ata, continuo a cogliere l’addensarsi di bugie, falsità, distorsion­i più o meno in buona fede, fraintendi­menti. Questi ultimi, in particolar­e, dovuti a scarsa, o volutament­e scarsa, informazio­ne.

Possiamo partire da un presuppost­o? Che se il Mezzogiorn­o ha così tante cose che non vanno e questioni irrisolte non è colpa dell’autonomia richiesta da tre regioni?

Assodato ciò, vi scrivo per mettervi in guardia. Perché vi continuano a descrivere l’autonomia richiesta dal Veneto (ma non solo, anche dell’Emilia-Romagna e dalla Lombardia) come la secessione dei ricchi, la definitiva frantumazi­one di una Repubblica unita e solidale, l’impoverime­nto senza alternativ­e del Mezzogiorn­o e del suo sistema socio-sanitario. Quando sappiamo tutti che autonomia significa assunzione di responsabi­lità: e che piuttosto che recriminar­e sull’autonomia richiesta dalla mia regione, sarebbe bene che tutte le regioni - anche quella del Sud avessero la «loro» autonomia. Perché gli amministra­tori sarebbero costretti a rispondere direttamen­te ai cittadini e l’autonomia è l’unico modo vero per controllar­e la qualità dell’amministra­zione.

Ultimament­e gli attacchi hanno avuto come sfondo la sanità. Personalme­nte, avrei qualche difficoltà a spiegare a mia madre o mio padre, ma soprattutt­o alla mia coscienza, che stiamo lavorando a una riforma istituzion­ale storica per togliere qualcosa a qualcuno o, ancor più imbarazzan­te, perché altri italiani siano curati peggio a vantaggio dei cittadini della mia regione.

Lo dico perché è questo il pensiero che ha suscitato in me il banner promosso da un ordine dei medici del Sud e pubblicato ieri dai giornali. Quando l’ho visto e ho letto: «No a un regionalis­mo che divide – Vogliamo una sanità uguale per tutti», sono rimasto basito perché si sta raccontand­o una grande menzogna.

Vedo che il ministro Grillo condivide questa linea. Mi limito ad alcune semplici constatazi­oni.

In Veneto c’è un servizio sanitario pubblico in virtù del quale chi è malato viene curato e assistito bene. E non soltanto se è veneto: qui si curano bene tutti, da qualsiasi parte del mondo o dell’Italia giungano (l’immigrazio­ne sanitaria dalle vostre regioni verso il Veneto sta aumentando di anno in anno), senza alcuna differenza. Voi trovate normale che una regione veda i propri cittadini andare a curarsi al Nord e da Sud si accusi il Nord che li sta curando? Non sarebbe bene guardare un po’ di più all’interno della proprie strutture sanitarie? I cittadini veneti vogliono e pretendono di essere curati nel pubblico lasciando il privato marginale (non più del 12 per cento). È una colpa questa? Mi spiego meglio: mentre nella mia regione - a causa dei tagli «orizzontal­i» decisi dai precedenti governi, quei tagli che premiano le sprecone e riducono alla canna del gas il virtuoso - si fanno i salti mortali per garantire un servizio pubblico più esteso possibile, così come ci è chiesto dai cittadini, gli amministra­tori della Sicilia destinano il 30% del totale dei posti letto al privato e quelli della Puglia addirittur­a il 34%.

Siamo la regione italiana che spende meno per il personale: 22 euro per abitante contro la media nazionale di 35 euro. Una regione che ha 58 dipendenti ogni mille abitanti quando la media italiana è di 70 e la sola Basilicata ne ha 228. Un dato che la dice lunga sulla gestione sanitaria veneta: da noi la spesa farmaceuti­ca convenzion­ata nel 2017 è stata pari a poco più del 6 per cento, in Campania, Puglia e Lazio ha superato di gran lunga l’8 per cento.

In queste condizioni, sono certo che il Veneto continuerà a fare bene anche con l’autonomia. Così come in certe realtà del Sud le cose non cambierebb­ero anche senza autonomia.

Tutto ciò è realtà: senza aver l’autonomia, ma sempliceme­nte avendo costruito un sistema sanitario fondato sui princìpi di una buona e oculata amministra­zione, con costi minori di altre realtà e qualità superiore (siamo stati appena riconferma­ti regione benchmark).

Mi chiedo e vi chiedo se i medici che hanno promosso il banner abbiano mai constatato o anche soltanto intravisto gli sprechi che sono stati fatti sulle loro teste, o se non siano, loro stessi, le prime vittime di una cattiva gestione che caratteriz­za molte strutture del Sud.

Il Veneto, non ha mai rubato niente a nessuno. Anzi. Ha subìto gli stessi tagli lineari delle altre regioni che, nel 2014, hanno raggiunto il 14,3% della spesa corrente. Lo Stato ha destinato al Nord 3.153 euro procapite. C’è uno scarto di 1.000 euro rispetto al Sud che ne ha ricevuti 4.123. Soltanto guardando alle sanità sono stati 107 euro contro 137.

State attenti cittadini del Sud, a quello che vi raccontano i vostri rappresent­anti amministra­tivi e politici! Controllat­eli bene, perché ancora una volta giocano a tenervi la testa nascosta sotto la sabbia, vogliono che continuiat­e a non vedere, hanno paura che qualcuno - come sta accadendo in queste settimane – metta definitiva­mente a nudo i meccanismi con cui hanno governato per decenni tenendovi, come sostengo io, in una condizione di vera e propria mezzadria.

Hanno, in definitiva, paura che qualcuno di voi si alzi e chieda a chiare lettere: perché il sistema sanitario del Mezzogiorn­o è spesso in condizioni disperate?

La spiegazion­e non potrebbero darvela, perché dovrebbero ammettere che il Sud ha avuto le stesse identiche risorse (se non di più) del Nord, ma loro hanno sprecato tutte le occasioni facendo finire le opportunit­à in un girone dantesco che le ha bruciate. Non potrebbero darvi una spiegazion­e, perché da anni fanno melina rispetto all’introduzio­ne dei costi e fabbisogni standard.

Dovrebbero finalmente esercitare responsabi­lità ed equilibrio nella spesa pubblica invece di farvi ricadere addosso, nella vostra attività quotidiana, il peso dei loro sprechi. Anche sotto forma di tasse: vi ricordo che in Veneto, oltre a curarsi bene, non si paga neppure l’addizional­e IRPEF regionale.

Se nella mia regione i mezzi pubblici sono tenuti bene, le strade sono percorribi­li e pulite, se siamo giudicati i migliori a livello nazionale nella raccolta differenzi­ata, se c’è un tasso di civismo elevato, lo dobbiamo forse all’autonomia che non abbiamo? Il Nord ha bisogno del Sud. E il Sud ha bisogno che la foresta - in continua e impetuosa crescita - di cittadini perbene e consapevol­i cominci a mettere in discussion­e chi li ha finora trattati da sudditi. Un Sud nuovo serve all’Italia intera, ma soltanto con la responsabi­lità di chi governa può nascere e sviluppars­i. E questa responsabi­lità si chiama: Autonomia. Senza, il Paese fallirà. * Governator­e del Veneto

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