Tragico rogo in azienda, quarto imputato
Paolo Saggioro, 32 anni di Vigasio, morì nel 2010 per un’improvvisa esplosione che costò il grave ferimento di altri due dipendenti della Alpatec spa di Nogarole Rocca. Ieri è scattato il rinvio a giudizio numero 4, stavolta per il tecnico incaricato di operare una valutazione del rischio di esplosione e di rilasciare la relativa certificazione.
Morire in NOGAROLE ROCCA azienda a soli 32 anni. Paolo Saggioro di Vigasio stava lavorando nel locale di confezionamento delle bombolette spray, quando venne travolto da un’improvvisa esplosione che, in quegli stessi drammatici istanti, costò il grave ferimento di altri due dipendenti della Alpatec spa di Nogarole Rocca. Ieri, a quasi nove anni di distanza da quel maledetto 15 luglio 2010, è scattato su decisione del gup Luciano Gorra il rinvio a giudizio numero 4.
A dover essere prossimamente sottoposto a processo di fronte al giudizio monocratico, stavolta, risulterà il tecnico incaricato di operare una del rischio di esplosione e di rilasciare la relativa certificazione. Anche per lui, come avvenne per i primi tre imputati finiti (finora) alla sbarra, i reati da cui difendersi saranno omicidio colposo e lesioni gravissime. Di fatto, con la sentenza sancita ieri in udienza preliminare, la vicenda giudiziaria scaturita da quel gravissimo incidente sul lavoro alla Alpatec assume durata quasi decennale.
Nel 2010, all’indomani della tragedia, il pm Maria Beatrice Zanotti si attivò immediatamente aprendo una capillare inchiesta sfociata nei primi due rinvii a giudizio già nel 2012. A pronunciarli fu l’allora gup Isabella Cesari, che mandò a processo sia Vincenzo Perrone, classe ’63, in qualità di legale rappresentante della spa, che il legale rappresentante della Arnest spa (già Alpatec spa) Dario Steiner, clas- se ’70. Difesi dagli avvocati Nicola Avanzi e Marco Pezzotti, si sono trovati entrambi a dover rispondere della quadrupla accusa di omicidio colposo, lesioni colpose gravissime, omessa adozione delle misure di sicurezza e incendio colposo. All’ex Mastino, nel corso del processo di primo grado di fronte al giudice Giorgio Piziali, hanno dovuto anche far fronte alle richieste delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Lorenzo Picotti e Veronica Galvanin. Un’escalation di contestazioni pesanti, quelle da cui i due imputati dovevano difendersi: oltre alla morte di Saggioro, quella famigerata esplosione in azienda era costata anche il grave ferimento di altri due operai (il primo aveva riportato ustioni di primo e secondo grado ad arti superiori ed inferiori, con conseguente «incapacità di attendere alle normali occupazioni di sei mesi e 7 giorni»; per una collega, invece, l’inabilità al lavoro si è protratta per 119 giorni). In base all’atto d’accusa della procura, i due avrebbero «omesso di collocare apparecchi destinati a prevenire disastri o infortuni, in particolare dispositivi per rilevare perdite di gas» e avrebbero inoltre «cagionato l’incendio della gas-house e del locale ospitante la linea 3 di confezionamento». Con la sentenza emessa nel 2013, vennero inflitti un anno e 4 mesi al legale rappresentante dell’Alpatec, Perrone,per omicidio colposo mentre caddero le accuse di incendio colposo e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Inoltre il magistrato aveva assolto «in toto» l’azienda, mentre per le parti civili aveva disposto una provvisionale di 100mila euro a testa per i due genitori, la moglie e il figlio di Saggioro; di 80mila euro per la sorella di quest’ultimo e di 60mila euro per i parenti dell’operaio assistito dall’avvocato Galvanin.
Nel 2016, poi, era stato rinviato giudizio il responsabile del servizio di protezione e prevenzione della stessa azienda, Antonio Piacenza: a decretarlo fu il gup Gorra, che ieri ha mandato alla sbarra un altro imputato. Il quarto.