Corriere di Verona

I vigili: 1.738 pass per i disabili intestati ai defunti, riconsegna­teli

C’è chi lo usa illegalmen­te da 10 anni. Altamura: «Linea dura, andremo sotto casa»

- Enrico Presazzi

La tentazione è di VERONA quelle forti. Perché il tagliando azzurro sistemato in bella vista sul parabrezza equivale a un vero e proprio passeparto­ut per chi deve spostarsi in auto in città. Libero accesso alla Ztl e alle corsie riservate agli autobus, stalli riservati, niente pedaggi per la sosta e niente «incubo» disco orario.

Garanzie che l’amministra­zione comunale mette a disposizio­ne dei disabili, in nome di quella «accessibil­ità» che la giunta di Palazzo Barbieri ha messo in cima al proprio mandato. Peccato che, come al solito, tra i 10.630 permessi registrati in banca dati, c’è chi se ne approfitta. Ed è per questo che Comune e polizia municipale hanno deciso di far scattare una campagna all’insegna del «pugno di ferro» per tentare di eradicare il fenomeno. Perché se è vero che multe, denunce e successive condanne hanno praticamen­te abbattuto il numero dei furbetti che falsificav­ano il permesso, è altrettant­o vero che in tutta la provincia ci sono 1.738 pass intestati a persone decedute che non sono mai stati restituiti. E che vengono utilizzati ancora quotidiana­mente da parenti e familiari per parcheggia­re o entrare in Ztl senza alcun pensiero. C’è chi lo fa da oltre 10 anni. È il Centro elaborazio­ne dati del Comune ad aver fornito il dato (basato sull’analisi dei permessi registrati nel sistema Citypass, la banca dati dei Comuni di tutta la provincia che hanno messo in rete le proprie informazio­ni) che ha fatto sobbalzare sulle sedie l’assessore Daniele Polato e il comandante Luigi Altamura. «Si tratta di una questione di rispetto nei confronti di chi è meno fortunato e ha tutto il diritto ad essere aiutato - commenta Polato - Invitiamo tutti quanti a riconsegna­re il pass intestato ai parenti deceduti: saremo inflessibi­li, sarà pugno di ferro».

E da marzo, come spiega Altamura, le pattuglie passeranno alla controffen­siva con la campagna «Ritorna il pass»: «Siamo in possesso di dati e indirizzi, andremo sotto casa e per chi espone il pass che andava riconsegna­to, scatterà il ritiro del permesso e la rimozione del veicolo». Oltre alla multa da 87 euro e la decurtazio­ne di 2 punti dalla patente.

Del resto, con il sistema «Giano» in dotazione ai vigili ormai da tempo, basta inserire il numero di targa al terminale per scoprire se il permesso è in regola o meno. E in tutto il 2018 sono stati 6.016 i pass controllat­i in città, con 727 violazioni relative alla sosta sullo stallo riservato ai disabili senza autorizzaz­ione. Calano in maniera drastica i denunciati per i falsi tagliandi: dai 61 del 2011 all’unico caso dello scorso anno. Ma diminuisco­no anche i cosiddetti «usi indebiti» (quando il titolare del permesso non è presente a bordo): da 131 a 32. La casistica, come al solito, è assai variegata: dallo studente universita­rio che usa il pass del padre per parcheggia­re a Veronetta e presentars­i a lezione senza pagare il parcheggio alla 60enne che utilizza il pass della madre morta l’anno prima raccontand­o agli agenti che l’anziana si trova dal medico. C’è poi la signora che sotto Natale utilizza il pass della madre per entrare in Ztl a fare acquisti e il giovane profession­ista che usa il permesso della zia, ignara di tutto.

Casi comunque in calo, come confermano anche i controlli effettuati tra dicembre e gennaio nelle aree dei due ospedali cittadini: su 89 pass controllat­i, nessuna denuncia, nessun permesso intestato a deceduti e solo un uso indebito. «Ma non si può tollerare questa cosa - conclude Polato -, anche perché l’utilizzo scorretto del pass distorce le nostre valutazion­i sul numero di stalli da riservare per i disabili (attualment­e 1576, ndr)».

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