Corriere di Verona

Natasha, il corpo ritrovato in Adige Lo zio: perseguita­ta dal compagno

L’ipotesi del suicidio, disposta l’autopsia. Le botte e le denunce. Lui: «Non doveva»

- Angiola Petronio

Il giallo della sua scomparsa si è risolto nel peggiore dei modi. Il corpo di Natasha Chokobok, la donna scomparsa da Porto di Legnago il 9 aprile, è stato ritrovato ieri dai vigili del fuoco in Adige. Non presentava segni di violenza, ma è stata disposta l’autopsia per capire le cause della morte.

Spiaggiata sulla riva. Come una bambola rotta. Metà corpo in acqua. L’altra metà adagiata sul greto del fiume. Addosso il giubbino nero, i jeans e le scarpe da ginnastica che indossava quando è uscita di casa, la sera del 9 aprile. Quei vestiti che ai carabinier­i, ai vigili del fuoco e ai volontari della protezione civile che la stavano cercando hanno fatto capire che era lei. Si è dissolto ieri verso le tredici, sull’isolotto in mezzo all’Adige tra il ponte di Porto e quello della ferrovia, il giallo della scomparsa di Natasha Chokobok, la donna ucraina di 29 anni scomparsa dalla sua abitazione a Porto di Legnago. A individuar­e quel corpo disteso sulla riva, l’elicottero dei pompieri che da ieri mattina sorvolava la zona . Si sono calati con il verricello e lo hanno recuperato con le squadre che stavano conducendo le ricerche lungo il fiume. Quell’Adige che da tempo era diventato per Natasha una baia. Era lì che andava a camminare. Lì che, uscita da casa e atcevamo traversata la strada, era stata spesso vista vagare, persa nei suoi pensieri.

Il fiume l’ha restituita ieri, Natasha. Sul suo corpo, ad un esame esterno, non sono stati trovati segni di violenza. È stata sua madre Elena a squartare il silenzio che è piombato quando è stata ritrovata. C’era anche Elena sulla riva. Con sua sorella Veronica. «Ditemi che non è lei», ha urlato quando ha visto il corpo. Si è piegata ed è quasi svenuta. È stata portata all’ospedale di Legnago, mentre il cadavere di sua figlia è andato all’istituto di Medicina Legale di Borgo Roma. Il pubblico ministero Stefano Aresu ha disposto l’autopsia, anche se al momento nulla fa pensare a una morte violenta. Ma piuttosto cercata. «Ha fatto tutto il possibile per portarla a morire», ha detto Sergio che di Natasha ero lo zio. Il riferiment­o è ad Alin, il compagno di Natasha e il padre della loro bambina di 6 anni. Alin che la scomparsa di Natasha l’ha denunciata ai carabinier­i, raccontand­o come quella sera fosse uscita di casa lasciando chiavi, documenti e cellulare con la scusa di portare fuori l’immondizia. E non fosse più rientrata. Alin che è romeno e con Natasha si era conosciuto a Legnago sette anni fa. Uno che, raccontano tutti, lavora anche 14 ore al giorno come saldatore. Che non ha mai avuto problemi con la legge. Tranne due denunce, poi ritirate, proprio di Natasha. Un Giano bifronte, lo descrivono i parenti di Natasha. Uno che, a loro dire, la riempiva di botte e la controllav­a in ogni cosa facesse. Avevano litigato anche la sera in cui Natasha è scomparsa. «Ma una cosa banale», dice lui. Quando ha saputo che l’avevano ritrovata la prima cosa che ha chiesto è se era viva. Quando ha capito che non era così l’unica frase che è riuscito a dire prima di scoppiare a piangere è stata «ma come ha potuto fare una cosa del genere?».

«È uno che stava con il manganello sotto il letto - dicono i parenti di Natasha -. E ogni volta che andavamo a prendere lei all’ospedale le didi lasciarlo. Di venire a stare da noi. Ma lei tornava sempre da lui. Alin in questi giorni, dopo la scomparsa di Natasha ha telefonato ai nostri parenti in Ucraina, urlando che la dovevamo smettere di incolparlo». Tornava sempre da Alin, Natasha. Con lui aveva appena comprato una casa. Ed Alin ha firmato il rogito ieri, poco prima di sapere che lei era morta. Natasha che con Alin aveva già comprato i biglietti per una vacanza a Tenerife e con cui, nelle prossime settimane, sarebbe dovuta andare in Romania.

Eppure Natasha qualche tempo fa aveva dato dei referti ospedalier­i a sua madre Elena. Quelli che comprovava­no le botte di Alin.

Quelli che sarebbero andati allegati alle due denunce che poi lei ha ritirato. «Questi sono i referti dell’ospedale - le ha detto -. Di quando Alin mi picchiava. Se mi succede qualcosa portale dai carabinier­i». Natasha che il pomeriggio prima di scomparire è andata a prendere a scuola sua figlia e le ha detto: «La mamma ti vorrà sempre bene, in qualsiasi posto andrà». Tutte cose che, messe in fila adesso, sembrano il preludio a qualcosa. A una «fuga» forse cercata e voluta nel fiume. La stessa Natasha che pochi giorni prima di diventare evanescent­e aveva preparato un pacco pieno di regali per Pasqua da mandare a degli orfani, in Ucraina. E che l’ultima litigata con Alin l’aveva fatta perché era andata dal parrucchie­re e non le aveva risposto al cellulare. «Glielo controllav­a in continuazi­one - dicono i parenti di lei -. E ultimament­e lo aveva usato lui per fare telefonate a vuoto in Ucraina, Romania, Polonia. Come se volesse preparare una strada, come se volesse far pensare che fosse stata lei a farle prima di sparire». Quella che racconta Alin però è tutta un’altra verità.

«Natasha da qualche tempo stava male - dice -. A gennaio aveva fatto una Tac al cervello e a giugno aveva prenotato una visita, sempre per qualcosa alla testa. Ma a me non voleva dire di cosa si trattasse». Ieri pomeriggio Alin ha comprato delle candele. Le ha volute accendere sulla riva del fiume dove Natasha è stata trovata. La loro bambina di 6 anni è rimasta con la sorella di lui, il cognato e i loro figli che sono arrivati dalla Romania. «Dovrò dirle che la mamma non c’è più», continuava a ripetere Alin. Erano attaccatis­sime lei e Natasha. L’altro giorno la bambina ha chiesto ad Alin come sono gli angeli. Di che colore sono. E che faccia hanno. «Adesso dovrò dirle che hanno il viso della sua mamma». Mentre i parenti di Natasha hanno già parlato con una casa famiglia di Legnago. Non vogliono che la piccola resti ancora con lui.

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1 I vigili del fuoco e i carabinier­i lungo l’Adige a Canova dove è stato ritrovato il corpo
2 La mamma di Natasha quando ha capito che si trattava della figlia ha avuto un malore
3 Il corpo portato a Medicina Legale (fotoserviz­io Sartori)
3 1 I vigili del fuoco e i carabinier­i lungo l’Adige a Canova dove è stato ritrovato il corpo 2 La mamma di Natasha quando ha capito che si trattava della figlia ha avuto un malore 3 Il corpo portato a Medicina Legale (fotoserviz­io Sartori)
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Il lutto Natasha Chokobok era scomparsa il 9 aprile

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