Corriere di Verona

Alberi a rischio, Amia investe 160 mila euro

Arriva il regolament­o del verde. «Con interventi errati problemi di sicurezza»

- M. S.

La cifra Gli alberi di città affidati ad Amia sono circa sessantami­la

Gli alberi di città affidati ad Amia sono circa 60 mila: quelli totali, quando il censimento sarà completo, dovrebbero toccare i 70/80 mila. Domanda: come stanno? Secondo Lorenzo Tosi, consiglier­e dell’Ordine degli agronomi e forestali, «la loro salute è tutto sommato buona, il quadro richiede soprattutt­o risistemaz­ioni, non ci sono grosse situazioni di pericolo sul piano sanitario o della sicurezza». C’è però un punto dolente, come rimarca anche Nicola Bussola, vicepresid­ente dell’Associazio­ne arboricolt­ori: «Tra i veronesi c’è poca cultura degli alberi, sia a livello di privati che di alcune istituzion­i pubbliche, lo dimostrano certi interventi errati che li danneggian­o irreversib­ilmente e tra 10, 15 anni potranno portare a problemi di sicurezza, vedi i cedri dell’ospedale di Borgo Trento o gli olmi e tigli del tribunale». Il quadro esce dall’incontro di ieri in Amia, l’azienda municipali­zzata che dal 2000 gestisce le aree verdi del Comune e ha piantato «800 alberi» nell’ultimo anno e mezzo, stilando tra le 200 e 300 analisi di stabilità, investendo circa «160 mila euro» per interventi su alberi a rischio nel 2018 e ricevendo sempre l’anno scorbiente, so «300 richieste di potatura» e «150 richieste di controllo». Per il presidente di Amia, Bruno Tacchella, così come per l’assessore a Strade e giardini, Marco Padovani, si trattava, ieri, di «rispondere a quei cittadini che contestano tagli seppur a fronte di alberi malati dall’interno e a pericolo di caduta oppure richiedono potature drastiche in concomitan­za di lampioni: tutto quel che facciamo segue perizie tecniche e continui riscontri su malattie e staticità degli alberi». Lo stesso Padovani spiega che «entro fine anno presentere­mo il Regolament­o del verde con Amia, LegamWwf, Lipu, agronomi e arboricolt­ori: regole precise da imporre anche ai privati circa tagli impropri e incontroll­ati, e relative sanzioni». Per gli specialist­i è una questione, appunto, culturale: «Ogni taglio è una ferita, per un albero, e ogni intervento va fatto nei modi e punti corretti. Tagli del cimale o tagli drastici dei rami laterali vanno a rompere l’equilibrio energetico. Errori i cui effetti si vedono 10, 15 anni dopo e che possono comportare indebolime­nti degli alberi, specie nei momenti di maltempo».

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