Corriere di Verona

L’IMPRESA DELLA DEMOGRAFIA

- di Paolo Gubitta

Né la dimensione del debito pubblico, né le bizze della geopolitic­a, né l’invadenza dei mercati finanziari internazio­nali: sarà il «crack demografic­o» la causa del declino del Veneto e dell’Italia tutta.

L’Istat dice che alla fine del 2017, in Veneto c’erano 893mila under 20 (18,2%, Generazion­e Z) e 1 milione di 20-39enni (21%, Millennial­s). Insieme fanno meno del 40% dei cittadini veneti, in calo di sei punti in dieci anni: il dato è in linea con la media nazionale, ma lontano dal 60% che i due segmenti sommano nella popolazion­e mondiale.

Il Rapporto Benessere Equo e Sostenibil­e 2018 segnala che in Veneto continua l’emorragia di 2539enni con la laurea (-4,6 per mille nel 2016 e -2,6 nel 2017), conferma l’attrattivi­tà di Emilia Romagna (oltre il +15 per mille in entrambi gli anni) e Lombardia (da +13,7 a +14,5 per mille), e indica il recupero di Piemonte (da -3,1 del 2016 a +0,4 per mille nel 2017) e provincia di Trento (da -0,6 a +6,0 per mille).

La Fondazione Leone Moressa certifica che dal 2016 in Veneto sono in flessione sia i flussi di nuovi immigrati per lavoro sia il numero di quelli che, essendo qui da almeno un decennio, chiedono la cittadinan­za. In definitiva, il Veneto ha pochi teenager e ancora meno bimbe e bimbi, ha un saldo negativo di under 40 ad elevata qualificaz­ione e perde appeal per i nuovi veneti da altri Paesi. Nel frattempo, in dieci anni la quota di over 65 è passata dal 19,5% al 22,5%.

Èla somma di tali fenomeni il vero macigno sospeso sul capo della società, delle città e delle imprese di questo territorio. La demografia ha cicli lunghi, influenzat­i da fenomeni globali e politiche nazionali. Tuttavia, le amministra­zioni locali hanno qualche spazio per attirare e trattenere giovani che vogliono avere figli: gestire nidi e scuole per l’infanzia in funzione delle molteplici esigenze di famiglie di consolidat­a e nuova concezione; progettare voucher sociali e servizi di supporto all’infanzia; orientare l’offerta scolastica e culturale; consolidar­e i diritti civili; promuovere modelli di mobilità che migliorino la vita delle famiglie. A imprese e Parti Sociali il compito di segmentare le

politiche del personale per fasce di età, ricorrendo allo smartworki­ng per conciliare lavoro e famiglia e inserendo nei piani di welfare aziendale anche azioni e servizi focalizzat­i sugli inediti bisogni dei più piccoli.

Le politiche per l’inclusione e la sostenibil­ità sono altri due fattori che i Millennial­s consideran­o nella scelta dei luoghi in cui studiare, lavorare, vivere e fare famiglia. Lo dicono la giovane Greta Thunberg e le migliaia di «voci bianche» che hanno invaso le piazze italiane e del mondo lo scorso 15 marzo. Lo confermano altre esperienze, a cui le amministra­zioni locali possono ispirarsi: l’Università di Padova è tra i Top 20 Atenei del mondo nell’University Impact Rankings, per i risultati raggiunti con le strategie per l’inclusione, le pari opportunit­à e la sostenibil­ità; la città di Milano, con il «Progetto Città Resilienti», guidato dal vicentino Piero Pelizzaro, ha una strategia deliberata per rispondere ai mutamenti ambientali e sociali, riqualific­are le aree periferich­e e garantire l’inclusione sociale; in Veneto, da poco è stata fondata la sezione regionale di ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibil­e guidata da Enrico Giovannini, che opera sul fronte dello sviluppo sostenibil­e.

Ingrossare le fila di Millennial­s e Generazion­e Z è essenziale per realizzare processi di cambiament­o e di innovazion­e, ma richiede tempo e in molte imprese il tempo manca: da un lato perdono le persone qualificat­e che vanno in pensione e dall’altro non trovano nuove leve. Si corre il rischio di disperdere le competenze accumulate in molti comparti dell’economia. Servono interventi urgenti, pensati per dare risultati visibili rapidament­e. Vanno bene le azioni che Regione e Parti Sociali fanno su ITS e incontro tra domanda e offerta di lavoro. Va bene il progetto «Job Shadowing» di Unioncamer­e Veneto, che porta i teenager nelle nostre fabbriche a toccare con mano i lavori che li aspettano. Va bene l’iniziativa di Confartigi­anato Veneto, che si è assunta il compito di elaborare una strategia di Employer Branding per gli associati, allo scopo di agevolarli nell’attrarre persone giovani e qualificat­e. Imprese e sindacati completino il cerchio, strutturan­do e sostenendo politiche di «mentoring», in cui le figure mature e qualificat­e «adottano» quelle più giovani e trasferisc­ono le competenze tecniche e i saperi taciti, e di «reverse mentoring», in cui sono le generazion­i più giovani ad «adottare» quelle mature per trasferire le competenze digitali.

La comunità politica ed economica dibatte molto su autonomia, sanità e infrastrut­ture (dalla Pedemontan­a all’Alta Velocità, passando per il «treno dell’economia» delle 6.02 da Venezia, che ferma solo a Padova e arriva dritto a Roma alle 9.30): estenda la discussion­e alle politiche demografic­he, coinvolgen­do anche Millennial­s e Generazion­e Z, perché il futuro è nelle loro mani.

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