L’IMPRESA DELLA DEMOGRAFIA
Né la dimensione del debito pubblico, né le bizze della geopolitica, né l’invadenza dei mercati finanziari internazionali: sarà il «crack demografico» la causa del declino del Veneto e dell’Italia tutta.
L’Istat dice che alla fine del 2017, in Veneto c’erano 893mila under 20 (18,2%, Generazione Z) e 1 milione di 20-39enni (21%, Millennials). Insieme fanno meno del 40% dei cittadini veneti, in calo di sei punti in dieci anni: il dato è in linea con la media nazionale, ma lontano dal 60% che i due segmenti sommano nella popolazione mondiale.
Il Rapporto Benessere Equo e Sostenibile 2018 segnala che in Veneto continua l’emorragia di 2539enni con la laurea (-4,6 per mille nel 2016 e -2,6 nel 2017), conferma l’attrattività di Emilia Romagna (oltre il +15 per mille in entrambi gli anni) e Lombardia (da +13,7 a +14,5 per mille), e indica il recupero di Piemonte (da -3,1 del 2016 a +0,4 per mille nel 2017) e provincia di Trento (da -0,6 a +6,0 per mille).
La Fondazione Leone Moressa certifica che dal 2016 in Veneto sono in flessione sia i flussi di nuovi immigrati per lavoro sia il numero di quelli che, essendo qui da almeno un decennio, chiedono la cittadinanza. In definitiva, il Veneto ha pochi teenager e ancora meno bimbe e bimbi, ha un saldo negativo di under 40 ad elevata qualificazione e perde appeal per i nuovi veneti da altri Paesi. Nel frattempo, in dieci anni la quota di over 65 è passata dal 19,5% al 22,5%.
Èla somma di tali fenomeni il vero macigno sospeso sul capo della società, delle città e delle imprese di questo territorio. La demografia ha cicli lunghi, influenzati da fenomeni globali e politiche nazionali. Tuttavia, le amministrazioni locali hanno qualche spazio per attirare e trattenere giovani che vogliono avere figli: gestire nidi e scuole per l’infanzia in funzione delle molteplici esigenze di famiglie di consolidata e nuova concezione; progettare voucher sociali e servizi di supporto all’infanzia; orientare l’offerta scolastica e culturale; consolidare i diritti civili; promuovere modelli di mobilità che migliorino la vita delle famiglie. A imprese e Parti Sociali il compito di segmentare le
politiche del personale per fasce di età, ricorrendo allo smartworking per conciliare lavoro e famiglia e inserendo nei piani di welfare aziendale anche azioni e servizi focalizzati sugli inediti bisogni dei più piccoli.
Le politiche per l’inclusione e la sostenibilità sono altri due fattori che i Millennials considerano nella scelta dei luoghi in cui studiare, lavorare, vivere e fare famiglia. Lo dicono la giovane Greta Thunberg e le migliaia di «voci bianche» che hanno invaso le piazze italiane e del mondo lo scorso 15 marzo. Lo confermano altre esperienze, a cui le amministrazioni locali possono ispirarsi: l’Università di Padova è tra i Top 20 Atenei del mondo nell’University Impact Rankings, per i risultati raggiunti con le strategie per l’inclusione, le pari opportunità e la sostenibilità; la città di Milano, con il «Progetto Città Resilienti», guidato dal vicentino Piero Pelizzaro, ha una strategia deliberata per rispondere ai mutamenti ambientali e sociali, riqualificare le aree periferiche e garantire l’inclusione sociale; in Veneto, da poco è stata fondata la sezione regionale di ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile guidata da Enrico Giovannini, che opera sul fronte dello sviluppo sostenibile.
Ingrossare le fila di Millennials e Generazione Z è essenziale per realizzare processi di cambiamento e di innovazione, ma richiede tempo e in molte imprese il tempo manca: da un lato perdono le persone qualificate che vanno in pensione e dall’altro non trovano nuove leve. Si corre il rischio di disperdere le competenze accumulate in molti comparti dell’economia. Servono interventi urgenti, pensati per dare risultati visibili rapidamente. Vanno bene le azioni che Regione e Parti Sociali fanno su ITS e incontro tra domanda e offerta di lavoro. Va bene il progetto «Job Shadowing» di Unioncamere Veneto, che porta i teenager nelle nostre fabbriche a toccare con mano i lavori che li aspettano. Va bene l’iniziativa di Confartigianato Veneto, che si è assunta il compito di elaborare una strategia di Employer Branding per gli associati, allo scopo di agevolarli nell’attrarre persone giovani e qualificate. Imprese e sindacati completino il cerchio, strutturando e sostenendo politiche di «mentoring», in cui le figure mature e qualificate «adottano» quelle più giovani e trasferiscono le competenze tecniche e i saperi taciti, e di «reverse mentoring», in cui sono le generazioni più giovani ad «adottare» quelle mature per trasferire le competenze digitali.
La comunità politica ed economica dibatte molto su autonomia, sanità e infrastrutture (dalla Pedemontana all’Alta Velocità, passando per il «treno dell’economia» delle 6.02 da Venezia, che ferma solo a Padova e arriva dritto a Roma alle 9.30): estenda la discussione alle politiche demografiche, coinvolgendo anche Millennials e Generazione Z, perché il futuro è nelle loro mani.