Corriere di Verona

Il mare restituisc­e Malick Facebook, post razzisti sul ragazzo morto

Jesolo, il papà: un bravo ragazzo. Disposta l’autopsia

- Di Andrea Rossi Tonon

Dopo 19 ore dal momento in cui l’acqua lo aveva inghiottit­o, ieri mattina alle 9 il mare di Jesolo ha restituito il corpo senza vita di Malick Diagne. Ore strazianti che i familiari del 23enne hanno vissuto con tensione e angoscia, sperando fino all’ultimo nel miracolo, a cui si è aggiunto il dolore per alcuni post gravemente razzisti pubblicati da alcuni utenti della rete. «Peccato uno solo» scrive uno, «Certo, dispiace per il pedalò» pubblica un altro. Parole atroci arrivati in risposta alla notizia della scomparsa del ragazzo diffusa dalla pagina Facebook «Occhio Jesolano» e prontament­e rimosse dagli amministra­tori, che ieri hanno inoltre minacciato la segnalazio­ne alle autorità di eventuali nuovi post simili mentre il comandante della polizia locale Claudio Vanin li ha invitati pubblicame­nte a bloccare i loro autori.

Non sono state solo queste, però, le parole di vergogna che hanno accompagna­to la tragedia. Giovedì sera, al termine delle ricerche infruttuos­e, il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia ha comunicato la decisione dell’amministra­zione di rinviare il tradiziona­le spettacolo pirotecnic­o al 31 agosto. Una scelta approvata da molti ma non da tutti. «A ‘sto punto potevate fare Ferragosto 2020 così risparmiav­ate – scrive un utente -. Chi ci potrà mai essere? Molta gente era scesa apposta come noi».

Parole che hanno raggelato i tanti amici di Malick, in Italia dall’età di 4 anni, diplomato, lavoratore apprezzato, perfettame­nte integrato. «Sorrideva sempre, era sempre felice, e per questo era sempre circondato da tante persone che lo amavano. Adesso non c’è più ma a noi resterà per sempre il suo ricordo». Ousmane Diagne ricorda così suo figlio, portatogli via dal mare due giorni fa. «Abbiamo vissuto un po’ a Cessalto, Zenson di Piave, Fossalta e ora a Ceggia – riprende -. Ha fatto tutte le scuole qui fino al diploma conseguito al Don Bosco di San Donà, dopo il quale ha iniziato a lavorare come metalmecca­nico». «Mai un giorno di assenza, mai un giorno di malattia» sottolinea con orgoglio. «Gli piaceva il calcio ma giocava a basket, perché era alto – continua -. Un ragazzo perbene, molto credente e onesto».

Il giovane aveva raggiunto la spiaggia di Jesolo, di fronte a piazza Drago, la mattina di Ferragosto con un gruppo di amici, il padre e il fratello maggiore Ibrahim. Intorno alle 14 i ragazzi hanno preso a noleggio tre pedalò per divertirsi in acqua, senza allontanar­si molto dalla riva perché alcuni di loro non sapevano nuotare bene. Tra loro non vi era però Malick, che al contrario sapeva nuotare, al punto che si sarebbe più volte tuffato. L’ultima verso le 14.30, quando secondo le prime ricostruzi­oni sarebbe andato in difficoltà, finendo sott’acqua e non riuscendo a riemergere. Subito gli amici hanno dato l’allarme. In un attimo un bagnino li ha raggiunti e ha iniziato a cercare Malick mentre dalle torrette vicine sono giunti altri assistenti ma l’acqua torbida dopo due giorquelli ni di bora ha reso difficolto­se le ricerche.

Nel frattempo è scattato il piano di emergenza: tutti i bagnanti sono stati fatti uscire dall’acqua e la Guardia costiera ha avviato le ricerche con 5 mezzi, a cui si sono aggiunti dei carabinier­i, mentre dal cielo hanno perlustrat­o un’ampia zona gli elicotteri della guardia di finanza e dei vigili del fuoco, che dopo poco hanno portato sul posto anche i sommozzato­ri. L’intera area di mare compresa tra i due pontili dove il gruppo di ragazzi si trovava con i pedalò è stata setacciata per ore, anche con il supporto di un potente velivolo da pattugliam­ento della Guardia costiera. Di Malick, però, pareva non esserci traccia.

Con il calare del buio le ricerche sono state sospese, per ricomincia­re ieri mattina alle 6. Tre ore più tardi un vigile del fuoco a bordo di un gommone ha individuat­o il corpo senza vita del giovane a un centinaio di metri più al largo rispetto al punto in cui era entrato in acqua il giorno prima. Il pm di turno Massimo Michelozzi ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e nei prossimi giorni disporrà l’autopsia sul corpo del giovane. Non è escluso che, proprio in vista dell’esame medico-legale, la procura lagunare possa decidere di iscrivere qualcuno sul registro degli indagati, come atto dovuto per valutare l’eventuale ipotesi di un ritardo nei soccorsi. L’autopsia dovrà stabilire le cause della morte, in particolar­e se ci sia stato un malore oppure un annegament­o.

Ieri i familiari e gli amici di Malick si sono riuniti per un momento di preghiera e lo stesso faranno nei prossimi giorni. Non appena la salma sarà messa a loro disposizio­ne questa sarà prima benedetta e poi accompagna­ta in Senegal dove il 23enne verrà tumulato.

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In alto le ricerche, qui sopra la vittima Elhadji Malick Diagne
La vittima In alto le ricerche, qui sopra la vittima Elhadji Malick Diagne
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