Marcolini: «Il mercato è un cantiere aperto»
Allena il Chievo, Michele Marcolini. Ma allena anche se stesso a una specie d’equilibrio tra pensiero e azione. Come un compositore che lavori all’esecuzione sapendo che l’orchestra, di lì alla prima e per i concerti a venire, dovrà aggiungere strumenti e altri, invece, perderli.
«Quando finirà il mercato avremo le idee un po’ più chiare, sapevo che la situazione sarebbe stata questa. Il Chievo è ai lavori in corso, come tante altre squadre, secondo quella ch’è ormai la normalità nel nostro calcio. Mi preme che tutti si applichino come finora. Consapevole che da qui al 2 settembre (gong di piazza affari, ndr) molto può cambiare». Otto giorni dal debutto in B a Perugia e un giorno dalla trasferta di Cagliari in Coppa Italia. Il Chievo è un’idea in itinere, un puzzle in cui le tessere di cassa — obiettivo primario far quadrare i conti — condizionano le tessere di campo. Si sapeva, ma poi c’è la convivenza pratica, con quel garbuglio, ed è lì ch’entra in gioco Marcolini. Rispetto ai primi test estivi quest’inizio di Coppa Italia, compreso il passaggio del turno sul Ravenna ai rigori, offre spiragli d’interpretazione. Non tattici, perché il 4-3-1-2 è assodato, così come la volontà d’aggredire alti, o certi triangoli sulle catene laterali che ricordano i 4-3-1-2 del Marcolini giocatore sotto Di Carlo e Pioli. O anche certe impostazioni verticali per sfruttare i piedi buoni di Esposito. Semmai, si parla di spiragli sull’undici e i suoi interpreti.
È vero che Marcolini sta mischiando ma è anche vero che la «politica» riguardo la formazione di Cagliari ricalcherà quella adottata contro il Ravenna. «Cercherò di dare più spazio a chi credo possa restare. Poi, chiaro, non è detto che tutti i titolari di Cagliari rimarranno qui». Con la visita ai sardi che incombe (domani ore 20.30 senza una diretta tv) è giusto ripassare le scelte di sette giorni fa nell’esordio di Tim Cup: Semper in porta, Bertagnoli a destra e Brivio a sinistra, Leverbe e Rigione in mezzo, Esposito play, mezzali Karamoko e Garritano, le punte Stepinski e Meggiorini agganciate sulla trequarti da Pucciarelli. L’assenza di Leris, a posteriori, era un segnale del passaggio alla Samp ratificato il giorno dopo. Gli altri due assenti, Tomovic ed Hetemaj, hanno chiesto d’essere ceduti, e tra Spal e sirene turche tale volontà dovrebbe essere esaudita. Pure Giaccherini era out a Ravenna ma di mezzo c’era un risentimento muscolare (ai box anche Djordjevic e Obi, in lista d’uscita per ingaggi totalmente fuori budget). Qualche appunto utile c’è, insomma. Dopodiché la materia prima, a oggi, non basta. S’è scritto delle poche certezze (vedi Semper, che Marcolini definisce «un giovane portiere solo all’anagrafe per la maturità che dimostra») e delle tante zone da rinforzare. A due giorni fa risale l’accordo con lo svedese Joseph Colley, 20 anni, centrale svincolato dal Chelsea Under 23 e dunque tutto da valutare.
Di ieri, invece, le voci d’interesse per Hervin Ongenda, attaccante francese di origini congolesi, classe ’95, in Romania al Botosani, e per Nicola Falasco, terzino sinistro, 25 anni, ai saluti col Perugia, cercato pure da Entella e Pescara. Il tutto mentre la Lazio pressa per Vignato: contatti freschi, pista attendibile.