Festival del Cinema Catherine Deneuve al primo red carpet
All’inaugurazione il presidente Baratta omaggia Mattarella
Il quadro politico non induce ai lustrini. Il Presidente della Repubblica è a Roma, i ministri, in odore di cancellazione dalle liste, piano piano si dileguano. Resta solo il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, che si presenta al Lido a rappresentare la speranza di una riconferma dal conclave romano di Pd e Cinque Stelle. Mai inaugurazione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia è stata più sospesa e un po’ in autogestione come quella di ieri sera, quando la madrina Alessandra Mastronardi, abito da sirena e tanta emozione, l’ha dichiarata ufficialmente aperta.
Sospesa per la crisi di governo, che ha fatto sì che la pattuglia governativa fosse ridotta all’osso. Sospesa per il presidente Paolo Baratta, all’ultima Mostra prima della scadenza del mandato, il 20 gennaio, e con le possibilità di rinnovo legate alla volontà del governo e del ministro che verranno, di aprire un percorso legislativo come fece Dario Franceschini quattro anni fa. «Stiamo parlando della 76esima Mostra d’Arte cinematografica di Venezia – ha detto Bonisoli - di uno dei due eventi mondiali dove il cinema si presenta al massimo. Accade in Italia, accade a Venezia
e dovevo essere qui. Vi assicuro che so tutto della Biennale, vedremo cosa succederà».
Stessa sospensione si respira sul red carpet, perché la mattina si è consumata la prima polemica di questa edizione, riguardo alla presenza in gara del nuovo film di Roman Polanski e alla posizione critica della presidente di giuria, Lucrecia Martel. Quando sul red carpet fa la sua comparsa il produttore del film, Luca Barbareschi (con tanto di kippah), si teme sia venuto a ritirare il film dal concorso come minacciato nel pomeriggio.
In sala gli occhi sono tutti per la madrina, che pronuncia il suo discorso d’amore al cinema citando la sua «prima volta» in sala con i dinosauri: «ll cinema, con i suoi film – è il suo discorso – ci dice che i grandi uomini non sono sempre nati grandi, dobbiamo essere capaci di cadere». Il presidente Baratta omaggia il presidente Mattarella: «Ha rinunciato a essere qui per ben noti impegni istituzionali». L’applauso che parte dalla sala sembra un incoraggiamento al presidente e al lavoro che lo attende in queste ore. «Questo festival – dice ancora Baratta – si colloca tra i festival mondiali e sarà cura di tutti salvaguardarlo in futuro. Il festival è l’esempio di una società libera e aperta», dove «discutere le opere. Questo appare il luogo ideale per una mediazione culturale svolta con piena autonomia. Ed è con questo spirito che auguro visioni emozionanti e di grande interesse». All’arrivo della presidente Martel persiste la sospensione – parlerà ancora di Polanski? – ma l’ansia sfuma. La regista argentina sce