Corriere di Verona

La scommessa di Segre «Al Chievo per crescere»

L’arrivo estivo: «La squadra tornerà dove merita»

- di Matteo Sorio

Qualche buon motivo per tenere d’occhio Jacopo Segre. «Mezzala vera, sa inserirsi, fare gol, col movimento crea opportunit­à per la squadra negli spazi. E poi è un bravissimo ragazzo che lavora sodo». Quando il dt del Chievo Sergio Pellissier ne stila quel biglietto da visita, Segre, 22 anni, in prestito dal Torino, ha appena finito di presentars­i nella sala stampa di Veronello.

Nel vivaio del Milan la chiamavano Vaporetto, Segre…

«Sì, per la falcata. Anni preziosi, ho lavorato con Brocchi, Inzaghi, Nav. Il Milan è una scuola tecnica: coordinazi­one, appoggio del piede prima di calciare, i fondamenta­li insomma».

A proposito di coordinazi­one, porterà avanti gli studi in Scienze motorie?

«Sì. Università telematica, mi assegnano i libri, studio a casa, gli esami a Milano li fisso in base ai ritagli di tempo. Ne ho già dati sei tra chimica, biologia e statistica: il prossimo, anatomia, sarà il più duro. Forse, inconsciam­ente, aumenterà la consapevol­ezza di come funziona il mio corpo. Di certo studiare mi aiuta a non rinchiuder­mi nel calcio coi pensieri».

Torniamo al Milan: raccattapa­lle a San Siro, giusto?

«Per dieci anni. Ho ammirato la classe di Beckham, il mio idolo. E ho visto tante grandi partite di Pellissier da avversario del Milan».

Dovesse descrivers­i?

«Da piccolo giocavo esterno offensivo, ma non è andata. Il ruolo giusto è mezzala, anche se mi è capitato di fare il secondo centrale nella mediana a quattro. Mi piace inserirmi, senza dimenticar­e di rompere il gioco avversario».

C’è anche il tiro da fuori nel suo pedigree…

«Sto continuand­o a lavorarci molto, posso migliorarl­o tanto».

L’allenatore che l’ha cambiata?

«Uno che ha giocato qui al Chievo, Moreno Longo. L’ho avuto nella Primavera del Toro. Lui mi ha insegnato la cattiveria agonistica».

A Perugia ha debuttato bene nella ripresa: meno bene ha debuttato il Chievo.

«Diciamo che un paio di episodi (i rigori di Iemmello, ndr) hanno condiziona­to una prestazion­e in generale positiva».

Il suo esordio in B, col Venezia, risale alla scorsa stagione, 30 presenze di cui 21 da titolare, tre gol e un assist.

«Esperienza formativa. Cambiare tre allenatori in un campionato significa ricomincia­re tre volte da zero. Devi riconquist­arti tutto».

Cosa vuol conquistar­e col Chievo?

«Vorrei aiutarlo a tornare dove merita. Sul piano personale vorrei segnare più gol e fare più assist».

Lei è arrivato giovedì scorso: il primo a venirle incontro nello spogliatoi­o?

«Tutti. Ho parlato molto con Meggiorini e Giaccherin­i. Mi hanno fatto sentire a casa».

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In prestito Dei suoi anni in rossonero racconta: «È una scuola di tecnica, dove ho imparato i fondamenta­li»

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