La scommessa di Segre «Al Chievo per crescere»
L’arrivo estivo: «La squadra tornerà dove merita»
Qualche buon motivo per tenere d’occhio Jacopo Segre. «Mezzala vera, sa inserirsi, fare gol, col movimento crea opportunità per la squadra negli spazi. E poi è un bravissimo ragazzo che lavora sodo». Quando il dt del Chievo Sergio Pellissier ne stila quel biglietto da visita, Segre, 22 anni, in prestito dal Torino, ha appena finito di presentarsi nella sala stampa di Veronello.
Nel vivaio del Milan la chiamavano Vaporetto, Segre…
«Sì, per la falcata. Anni preziosi, ho lavorato con Brocchi, Inzaghi, Nav. Il Milan è una scuola tecnica: coordinazione, appoggio del piede prima di calciare, i fondamentali insomma».
A proposito di coordinazione, porterà avanti gli studi in Scienze motorie?
«Sì. Università telematica, mi assegnano i libri, studio a casa, gli esami a Milano li fisso in base ai ritagli di tempo. Ne ho già dati sei tra chimica, biologia e statistica: il prossimo, anatomia, sarà il più duro. Forse, inconsciamente, aumenterà la consapevolezza di come funziona il mio corpo. Di certo studiare mi aiuta a non rinchiudermi nel calcio coi pensieri».
Torniamo al Milan: raccattapalle a San Siro, giusto?
«Per dieci anni. Ho ammirato la classe di Beckham, il mio idolo. E ho visto tante grandi partite di Pellissier da avversario del Milan».
Dovesse descriversi?
«Da piccolo giocavo esterno offensivo, ma non è andata. Il ruolo giusto è mezzala, anche se mi è capitato di fare il secondo centrale nella mediana a quattro. Mi piace inserirmi, senza dimenticare di rompere il gioco avversario».
C’è anche il tiro da fuori nel suo pedigree…
«Sto continuando a lavorarci molto, posso migliorarlo tanto».
L’allenatore che l’ha cambiata?
«Uno che ha giocato qui al Chievo, Moreno Longo. L’ho avuto nella Primavera del Toro. Lui mi ha insegnato la cattiveria agonistica».
A Perugia ha debuttato bene nella ripresa: meno bene ha debuttato il Chievo.
«Diciamo che un paio di episodi (i rigori di Iemmello, ndr) hanno condizionato una prestazione in generale positiva».
Il suo esordio in B, col Venezia, risale alla scorsa stagione, 30 presenze di cui 21 da titolare, tre gol e un assist.
«Esperienza formativa. Cambiare tre allenatori in un campionato significa ricominciare tre volte da zero. Devi riconquistarti tutto».
Cosa vuol conquistare col Chievo?
«Vorrei aiutarlo a tornare dove merita. Sul piano personale vorrei segnare più gol e fare più assist».
Lei è arrivato giovedì scorso: il primo a venirle incontro nello spogliatoio?
«Tutti. Ho parlato molto con Meggiorini e Giaccherini. Mi hanno fatto sentire a casa».