Corriere di Verona

Brighenti al Monza «Io, milanista doc gioco per Silvio»

Brighenti al Monza: «Fan di Van Basten, guardavo quella squadra in tv e sognavo»

- Matteo Sorio

Fosse un film sarebbe «La rosa purpurea del Cairo» di Woody Allen. Tu, lo schermo e i personaggi che da quello schermo ci escono, all’improvviso, per entrare nella vita vera.

«Sì, ero un fan sfegatato del Milan di Van Basten, lo tifavo dalla tv. Stringere la mano, firmare il contratto, giocare per chi costruì quel Milan è un’emozione forte. Poi, chiaro, con il tempo ti abitui». Nel nuovo Monza, il Monza con cui Silvio Berlusconi e Adriano Galliani riprendono in mano l’argomento-pallone a una trentina scarsa di km dalla Milano che fu — e che oggi parla la lingua del fondo americano Elliott — in quel Monza che mira al doppio salto dalla C ai grandissim­i c’è un attaccante veronese, Andrea Brighenti, 31 anni, originario

del lago di Garda, uno che è partito dal Malcesine e dal gennaio scorso timbra cartellino e scarpini per Silvio e Adriano. «Una proprietà che nel calcio è stata tra le più forti al mondo, lavora a livello alto, è solida, ambiziosa — racconta Brighenti — un discorso motivazion­ale di Berlusconi lascia sempre le sue tracce, è piacevole, trabocca entusiasmo e quell’entusiasmo riesce a passartelo: siamo costruiti per vincere, con una filosofia che punta unicamente su giocatori italiani, sia lui che Galliani vogliono che si dia l’esempio anche fuori dal campo nei comportame­nti, nel modo di porsi».

Arrivato a Monza in inverno dopo sei anni di Cremonese con i galloni di capitano, per Brighenti il vero cammino brianzolo comincia adesso e il gol a Firenze in Coppa Italia, prima del 2-1 sulla Pro Patria da cui ha preso piede il campionato di C, fa da buon viatico. «Diciamo uno di quei gol “di sempre”, perché a volte il gol lo fa anche la cornice e segnare al Franchi contro una squadra di serie A ha il suo perché: mi piace poi pensare che per un tempo il Monza, a Firenze, se l’è giocata alla pari». Che attaccante è Brighenti? «Generoso, di sacrificio»,

dice lui. Uno che ai tempi della serie D passava la mattina in uno studio di commercial­isti. «L’idea del lavoro andava portata avanti. I giovani, oggi, faticano a capire certe dinamiche. Fare un passo dopo l’altro senza che nessuno ti regali niente può fortificar­ti».

Percorso veronese: il Sona, la Virtus di Gigi Fresco, la Sambonifac­ese. «Al Sona mi lanciò Michele Purgato. Bei ricordi, alla Virtus. Alla Sambo mi lega quella doppietta all’Hellas in Coppa Italia, al Bentegodi». Alla famiglia, invece, Brighenti è legato (anche) per geni calcistici. Vedi la storia di suo cugino Nicolò, trent’anni, difensore cresciuto nel Chievo e ora al Frosinone in B, già affrontato in una sorta di derby casalingo in maglia Cremonese.

Quel Nicolò capace di uscire prima da un tumore benigno al cervello nel 2009 (saltò il mondiale Under 20) poi da una lacerazion­e al pancreas per uno scontro di gioco ai tempi del Vicenza e infine, tre anni fa, da due infortuni alla spalla nello stesso campionato. «È una roccia, non molla mai, un esempio di quelli veri», fa Andrea. Un altro derby con Nicolò? «Magari. Per arrivare in A dobbiamo prima salire in B. E se lui giocherà ancora lì, fra un anno, beh, non vedrei l’ora…».

Andrea Brighenti Firmare un contratto con Galliani e Berlusconi è stata un’emozione: c’è una passione incredibil­e

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In attacco Andrea Brighenti, 31 anni, attaccante del Monza di Berlusconi

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