Pronta la più grande moschea veneta
Thiene, è costata mezzo milione. I lavori finanziati dalle offerte dei fedeli
Costata mezzo milione di euro, è ormai ultimata quella che promette di diventare la più grande moschea del Veneto. Si trova nella zona industriale di Thiene, nell’Alto Vicentino ed è un grande edificio in stile arabeggiante, disposto su tre livelli, con parcheggi, sala per le preghiere degli uomini e un soppalco riservato alle donne. Finanziata con le offerte dei stessi fedeli i flussi di denaro continuano a essere monitorati dalla Digos di Vicenza.
«La nostra moschea sarà bellissima. Manca soltanto il minareto, ma quello in Italia non ce lo lasciano costruire: a quanto pare, solo le chiese hanno diritto al loro campanile…». Mustapha allarga le braccia e alza lo sguardo in direzione della cupola: il fatto che converga in un solo punto rappresenta il tawhid, l’anelito del fedele verso l’unità divina.
Abita accanto al cantiere, nell’appartamento che attualmente fa anche da luogo di preghiera. Ma presto i musulmani dell’Alto Vicentino avranno un centro di culto di ben altro rango: l’imponente moschea di Thiene è praticamente ultimata e con ogni probabilità sarà la più grande del Veneto, l’unico edificio costruito appositamente per questo scopo. «Mancano i lampadari, qualche rifinitura», avverte Mustapha. Per il resto, però, c’è tutto: il parcheggio coperto, i pavimenti tirati a lucido, le colonne di pietra e il grande salone centrale che ospiterà l’imam e sarà rivestito di tappeti sui quali gli uomini si inginocchieranno. Da lì si accede al soppalco con il parapetto trasparente: lassù pregheranno le donne, perché l’Islam prevede stiano separate dai maschi, per evitare «distrazioni». I carpentieri hanno già fissato anche le mensole sulle quali appoggiare le scarpe (in moschea si entra scalzi) e installato l’impianto per l’aria condizionata.
Visto da fuori, è un palazzone bianco di tre piani che pare un hotel di Casablanca, con la parte centrale rivolta verso la Mecca e le finestre che riprendono lo stile tradizionale islamico. Uno scorcio di architettura araba che si staglia tra i capannoni di cemento nella zona industriale, all’imbocco di una stradina che - ironia della sorte - è intitolata a uno dei simboli della cristianità: si chiama via del Rosario.
L’opera è stata voluta dall’associazione culturale «Il futuro», che rappresenta i musulmani della zona: costo previsto, mezzo milione di euro. Per risparmiare, molti lavori sono stati eseguiti dagli stessi fedeli (e questo spiega perché ci siano voluti anni per ultimarli). E sempre i componenti della comunità - spiegano i responsabili - hanno aperto i loro portafogli per finanziare l’opera. «Ciascuno dà quel che può confida Mustapha - se uno è povero offre poco, se è ricco qualcosa in più. C’è un imprenditore marocchino, proprietario di un’azienda che costruisce mobili… ecco, so che lui ha contribuito parecchio».
Ad ogni buon conto, fin dalla posa della prima pietra la Digos di Vicenza ha sempre monitorato i flussi di denaro per escludere finanziamenti sospetti, magari collegati a organizzazioni terroristiche, a Stati canaglia o a predicatori radicali. Naturalmente - avvertono - i controlli continueranno anche in futuro. Anche perché, piaccia o meno, la moschea è a un passo dall’essere inaugurata.
Qualcuno sostiene che l’apertura avverrà entro la fine dell’anno, anche se Mustapha ha un’altra idea: «Attenderanno una festa importante, come quella per il Ramadan (inizierà il prossimo 23 aprile e si concluderà dopo 30 giorni, ndr) in modo da rendere l’evento indimenticabile».
Due mesi fa, in visita al cantiere è arrivato l’imam Kamel Layachi, uno dei rappresentanti dell’Unione delle comunità islamiche italiane. Ne è uscito entusiasta, al punto da pubblicare le foto della moschea sulla sua pagina Facebook spiegando che «Il sogno si sta trasformando in realtà. La fase successiva sarà la crescita dei nostri giovani, introducendo i musulmani nell’Italia nord-orientale».
C’è anche chi ne farebbe volentieri a meno. Due anni fa la costruzione era finita al centro della campagna elettorale, con i candidati sindaco che si rimpallavano la responsabilità d’aver concesso le autorizzazioni. Polemiche mai sopite. Il gruppo consiliare «Liberi a destra» ha raccolto centinaia di firme contro la moschea. «La zona non è adatta – chiosa il presidente, Fidenzio Davò – perché mancano i parcheggi. La verità è che hanno preso una vecchia casa e, chiedendo un semplice ampliamento, ne hanno ricavato un gigantesco luogo di culto. Il Comune dovrebbe fermare l’opera, e invece sta dando totale via libera alla comunità islamica».
I critici L’opera andrebbe fermata, invece il Comune l’ha favorita