Corriere di Verona

Pronta la più grande moschea veneta

Thiene, è costata mezzo milione. I lavori finanziati dalle offerte dei fedeli

- Andrea Priante

Costata mezzo milione di euro, è ormai ultimata quella che promette di diventare la più grande moschea del Veneto. Si trova nella zona industrial­e di Thiene, nell’Alto Vicentino ed è un grande edificio in stile arabeggian­te, disposto su tre livelli, con parcheggi, sala per le preghiere degli uomini e un soppalco riservato alle donne. Finanziata con le offerte dei stessi fedeli i flussi di denaro continuano a essere monitorati dalla Digos di Vicenza.

«La nostra moschea sarà bellissima. Manca soltanto il minareto, ma quello in Italia non ce lo lasciano costruire: a quanto pare, solo le chiese hanno diritto al loro campanile…». Mustapha allarga le braccia e alza lo sguardo in direzione della cupola: il fatto che converga in un solo punto rappresent­a il tawhid, l’anelito del fedele verso l’unità divina.

Abita accanto al cantiere, nell’appartamen­to che attualment­e fa anche da luogo di preghiera. Ma presto i musulmani dell’Alto Vicentino avranno un centro di culto di ben altro rango: l’imponente moschea di Thiene è praticamen­te ultimata e con ogni probabilit­à sarà la più grande del Veneto, l’unico edificio costruito appositame­nte per questo scopo. «Mancano i lampadari, qualche rifinitura», avverte Mustapha. Per il resto, però, c’è tutto: il parcheggio coperto, i pavimenti tirati a lucido, le colonne di pietra e il grande salone centrale che ospiterà l’imam e sarà rivestito di tappeti sui quali gli uomini si inginocchi­eranno. Da lì si accede al soppalco con il parapetto trasparent­e: lassù pregherann­o le donne, perché l’Islam prevede stiano separate dai maschi, per evitare «distrazion­i». I carpentier­i hanno già fissato anche le mensole sulle quali appoggiare le scarpe (in moschea si entra scalzi) e installato l’impianto per l’aria condiziona­ta.

Visto da fuori, è un palazzone bianco di tre piani che pare un hotel di Casablanca, con la parte centrale rivolta verso la Mecca e le finestre che riprendono lo stile tradiziona­le islamico. Uno scorcio di architettu­ra araba che si staglia tra i capannoni di cemento nella zona industrial­e, all’imbocco di una stradina che - ironia della sorte - è intitolata a uno dei simboli della cristianit­à: si chiama via del Rosario.

L’opera è stata voluta dall’associazio­ne culturale «Il futuro», che rappresent­a i musulmani della zona: costo previsto, mezzo milione di euro. Per risparmiar­e, molti lavori sono stati eseguiti dagli stessi fedeli (e questo spiega perché ci siano voluti anni per ultimarli). E sempre i componenti della comunità - spiegano i responsabi­li - hanno aperto i loro portafogli per finanziare l’opera. «Ciascuno dà quel che può confida Mustapha - se uno è povero offre poco, se è ricco qualcosa in più. C’è un imprendito­re marocchino, proprietar­io di un’azienda che costruisce mobili… ecco, so che lui ha contribuit­o parecchio».

Ad ogni buon conto, fin dalla posa della prima pietra la Digos di Vicenza ha sempre monitorato i flussi di denaro per escludere finanziame­nti sospetti, magari collegati a organizzaz­ioni terroristi­che, a Stati canaglia o a predicator­i radicali. Naturalmen­te - avvertono - i controlli continuera­nno anche in futuro. Anche perché, piaccia o meno, la moschea è a un passo dall’essere inaugurata.

Qualcuno sostiene che l’apertura avverrà entro la fine dell’anno, anche se Mustapha ha un’altra idea: «Attenderan­no una festa importante, come quella per il Ramadan (inizierà il prossimo 23 aprile e si concluderà dopo 30 giorni, ndr) in modo da rendere l’evento indimentic­abile».

Due mesi fa, in visita al cantiere è arrivato l’imam Kamel Layachi, uno dei rappresent­anti dell’Unione delle comunità islamiche italiane. Ne è uscito entusiasta, al punto da pubblicare le foto della moschea sulla sua pagina Facebook spiegando che «Il sogno si sta trasforman­do in realtà. La fase successiva sarà la crescita dei nostri giovani, introducen­do i musulmani nell’Italia nord-orientale».

C’è anche chi ne farebbe volentieri a meno. Due anni fa la costruzion­e era finita al centro della campagna elettorale, con i candidati sindaco che si rimpallava­no la responsabi­lità d’aver concesso le autorizzaz­ioni. Polemiche mai sopite. Il gruppo consiliare «Liberi a destra» ha raccolto centinaia di firme contro la moschea. «La zona non è adatta – chiosa il presidente, Fidenzio Davò – perché mancano i parcheggi. La verità è che hanno preso una vecchia casa e, chiedendo un semplice ampliament­o, ne hanno ricavato un gigantesco luogo di culto. Il Comune dovrebbe fermare l’opera, e invece sta dando totale via libera alla comunità islamica».

I critici L’opera andrebbe fermata, invece il Comune l’ha favorita

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Zona industrial­e La moschea
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Parisotto) In alto, l’interno dell’edificio (fonte: Facebook)
Qui sopra, si scorge il soppalco per la preghiera delle donne.
Luogo di culto A sinistra, la moschea di Thiene (foto Parisotto) In alto, l’interno dell’edificio (fonte: Facebook) Qui sopra, si scorge il soppalco per la preghiera delle donne.
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