I sindacati «Scuola, avvio a rischio»
I sindacati dal prefetto: «Ne servono oltre 150»
Per un problema risolto, un altro che si apre. Arriva l’infornata di presidi ed ecco che la scuola veronese si trova a dover contare quanti direttori amministrativi e quanti bidelli mancano all’appello.
Per un problema risolto, un altro che si apre. Arriva l’infornata di presidi (con la copertura di tutte le sedi, ben 28, che ne avevano necessità) ed ecco che la scuola veronese si trova a dover contare quanti direttori amministrativi e quanti bidelli mancano all’appello. Un indizio: tantissimi. Partiamo dai quelli che, in gergo tecnico, vengono definiti Dsga, direttori dei servizi generali e amministrativi. Altro non sono che il «contraltare» dei presidi per quanto riguarda l’organizzazione del personale e sovrintendono all’ampia trafila burocratica di ogni istituto. Secondo i sindacati del comparto scuola ne mancano oltre la metà: ben 64 su 105 che dovrebbero essere presenti in provincia.
Quanto ai collaboratori scolastici, l’emorragia è di ben 150 posizioni: complessivamente si parla di una flessione, rispetto l’anno scorso, del 37% per quanto riguarda il personale non docente. Rischia di essere questa, più che la carenza di insegnanti, la vera «bomba» che minaccia il corretto funzionamento delle scuole giunti ormai alla vigilia del nuovo anno scolastico.
Ecco perché ieri, le sigle (Cgil Flc, rappresentata da Beatrice Pellegrini, Cisl Fsur da Alessio Rebonato, Uil Scuola, da Maria Grazia Papuzzo Snals Confsal, da Elisabetta Capotosto e Gilda Unams, Antonella Gulotta) si sono date appuntamento davanti alla prefettura per un sit - in. Venendo accolti, attorno alle 17, dal prefetto Donato Cafagna. La cosa che preoccupa maggiormente i sindacati è proprio la carenza di bidelli, tale — hanno riferito al prefetto — da mettere a rischio l’0rdinaria apertura di alcuni plessi. «Paradossalmente — hanno sottolineato i segretari provinciali — la mancanza di collaboratori arriva in un anno che ha visto un aumento considerevole di classi a tempo pieno alle elementari.
Questo significa che non potrà essere assicurato la corretta vigilanza sui minori». Per quanto riguarda i direttori amministrativi, il concorso che si sta svolgendo non consentirà di coprire i buchi entro l’anno in corso. «I nuovi presidi — avvisano le sigle — che non hanno svolto formazione — si troveranno in estrema difficoltà nell’espletare alcuni loro compiti». Il quadro è complicato da quota cento, che non solo è all’origine di molti pensionamenti, ma che sta anche intasando le segreterie delle scuole, impegnate nelle pratiche per il personale in uscita.
Quanto agli insegnanti, il problema non è certamente da sottovalutare: nei prossimi giorni l’Ufficio scolastico territoriale (e, in seguito, le singole scuole), procederanno alla nomina dei supplenti chiamati a occupare le 1.400 cattedre vuote. «Su questo parleremo a dati definitivi — concludono i sindacati — quel che è certo è che aumenterà il precariato. Insomma, a qualche anno dalla buona scuola, dobbiamo ammettere che molte famiglie si troveranno una “scuola alla buona”: non esattamente la stessa cosa».