Banche, sito rimborsi in tilt «Fermiamo le domande»
Portale lento e troppi dubbi: Consap corre ai ripari e convoca i comitati
Ex popolari, il portale per presentare le domande di rimborso è già in affanno. E le associazioni fermano la presentazione, mentre Consap annuncia la loro convocazione. Sito spesso «piantato» in fase di registrazione. E molti dubbi operativi con risposte contraddittorie. Risultato: per ora più di un’associazione ferma le procedure per le domande di rimborso in attesa di un vertice operativo a Roma, agli inizi di settembre, con la società del Tesoro a cui il governo ha affidato la complessa partita operativa dei rimborsi. Nemmeno una settimana per prendere le misure con la procedura e la situazione per il nuovo portale per il Fondo di indennizzo risparmiatori è già difficile. Fatale, visti i numeri dell’operazione e i tempi ristretti dati a Consap per attivare il portale.
Consap, che per parte sua, sta correggendo via via le magagne che emergono dalle segnalazioni che giungono per via informatica. Mentre per lunedì è annunciata la partenza di un numero verde. Senza contare le questioni di contorno che complicano ulteriormente il quadro. Risultato: «Abbiamo bloccato l’inserimento delle domande: oltre al fatto che alla terza schermata spesso si ferma tutto, prima bisogna chiarire alcuni aspetti», dice il leader regionale di Adiconsum, Valter Rigobon. Esempio? «La dichiarazione autenticata. La possono fare anche gli avvocati? Noi e un nostro legale lo abbiamo chiesto, ottenendo da Consap un no e e un sì. Abbiamo chiesto a un Comune se la fanno loro: la risposta è stata no. Stiamo tentando di coinvolgere i capoluoghi. Ma intanto siamo fermi: manderemo i risparmiatori dai notai, mentre si dice che non ci possono essere compensi intorno alla procedura? E anche sui documenti bancari, per cui ci sono 30 giorni per rispondere, Intesa non è sempre tempestiva: dipende da chi trovi».
«Intesa aveva predisposto un modulo, che però nelle filiali non firmano. Tanto che noi stiamo procedendo senza, puntando sul fatto che non hanno risposto entro trenta giorni», sostiene Patrizio Miatello di Ezzelino.
«Ci sono domande, come quella sul valore nominale residuo delle azioni, a cui non sappiamo come rispondere. Per cui, per non sbagliare, dobbiamo per ora fermare le domande - sostiene Luigi Ugone di Noi che credevamo nella Bpvi -. Abbiamo dovuto riempirli di telefonate per avere un call center che doveva esserci per principio. I nervi sono tesi. Anche perché con il governo precedente avevamo i due vicepremier come riferimento; ora le carte si sono rimescolate e Conte non lo è mai stato».
«L’odissea dei risparmiatori continua - conclude Franco Conte del Codacons -. Hanno impiegato quasi sette mesi per avviare la procedura e tutto si è fermato. Ora almeno si corra ai ripari chiamando al tavolo chi ha titolo e competenza. Il governo in carica per l’ordinaria amministrazione ha il dovere civile di rimuovere le difficoltà».
Ugone Troppe questioni aperte, non possiamo sbagliare E meno referenti nel nuovo governo