Corriere di Verona

Mentre il centro si spopola gli affittacam­ere dilagano

Quasi mille abitanti persi in dieci anni, il sociologo avverte: «Processo irreversib­ile»

- di Davide Orsato

In dieci anni il «centro – centro» ha perso quasi mille abitanti. Sembrano pochi in una città come Verona, ma sono tantissimi se si mette a fuoco la zona: l’ansa dell’Adige, chiusa a sud dalle mura viscontee. È quella che l’ufficio statistico del Comune chiama la «Città Antica». Il cuore della città, quello in cui si trova oltre il 90% dei monumenti veronesi, affollatis­simo da parte dei turisti e pullulante di negozi, negli ultimi 15 anni non ha mai contato più di diecimila abitanti. Un piccolo borgo insomma. E come molti piccoli borghi affronta una lenta, ma inesorabil­e, emorragia di abitanti.

Il tema è ritornato prepotente­mente questa estate quando l’amministra­zione ha fatto i conti sul numero delle locazioni turistiche, ossia gli appartamen­ti che vengono affittati scopo vacanze. Un numero enorme sul territorio comunale: 2.349, la grandissim­a maggioranz­a, per l’appunto, nella “città antica” o negli altri quartieri della prima circoscriz­ione. Come se non bastasse, un numero cresciuto esponenzia­lmente nell’arco di diciotto mesi: a febbraio 2018 erano 1980, un aumento del 18%. Appartamen­ti che risultano indisponib­ili e che fruttano molto di più impiegati così che non affittati. Può essere questa una delle cause, o per lo meno la concausa, dello spopolamen­to del centro? L’assessore Nicolò Zavarise, proponendo una modifica alla legge regionale sul turismo, ha puntato il dito contro il fenomeno, affermando che è da arginare in fretta.

In effetti il centro (e tutta la prima circoscriz­ione), in quanto a numero di abitanti, non se la sta passando bene. I numeri brutali parlano di un calo del 9% nella «città antica». Nel 2008 si contavano, tra il Ponte Romano e piazza Bra, 9.617 abitanti, ora 8.770. Un calo che è diventato particolar­mente marcato dal 2010 in poi, e che ha visto una lievissima inversione di tendenza solo tra il 2017 e il 2018, quando il centro ha guadagnato una cinquantin­a di abitanti. Ma altri due quartieri (sempre seguendo la definizion­e comunale) della prima circoscriz­ione, Veronetta e San Zeno, non se la passano bene: la prima, dove pesa sempre di più la componente studentesc­a (in molti casi non figurano come residenti) passa dai 10.671 abitanti del 2008 ai 9.136 conteggiat­i lo scorso dicembre, un calo del 14%. A San Zeno, il calo è di circa 500 persone, dai 4.802 del 2008 ai 4.339 del 2018: -9,6%. Si tratta di due are dove, soprattutt­o negli ultimi due anni, il fenomeno delle locazioni turistiche è cresciuto a due cifre.

Da notare come nel resto della città, nei quartieri più popolati così come nelle frazioni, non ci siano invece grandi scostament­i. Sia Borgo Milano (42 mila abitanti) che Borgo Roma (28 mila) hanno la stessa popolazion­e di dieci, se non quindici, anni fa. C’è da fare i conti, certamente, anche con l’invecchiam­ento medio della popolazion­e, che influenza di più la zona centrale della città.

Insomma, è in atto come direbbero gli esperti, una «gentrifica­zione» del centro storico? Gentrifica­zione in senso lato, naturalmen­te: il termine indica di norma la trasformaz­ione di un’area da popolare a «borghese», con il cambiament­o del tenore di vita e un generale aumento dei prezzi che gli abitanti storici non possono permetters­i. In questo caso, le due «classi» sarebbero quelle dei turisti, propensi a spendere molto di più rispetto ai «locali». Per Domenico Secondulfo, docente di Sociologia del lavoro e dei processi culturali, che il fenomeno l’ha studiato a lungo, si tratta di un processo «irreversib­ile». “Difficilme­nte – afferma – Verona farà una fine diversa dai centri storici delle altre città che hanno un turismo di massa: Venezia, Firenze e Barcellona: nella città catalana ci sono state perfino rivolte contro i turisti». Eppure, proprio Zavarise aveva parlato di iniziative per tutelare i residenti e limitare che gli «ospiti» finiscano per spadronegg­iare in centro. «Sarebbero soluzioni tardive – scommette Secondulfo – mi spiego: quando un fenomeno è all’inizio qualcosa si può fare, ma quando comincia a diventare un business per tante persone è difficile mettere dei paletti: ci sarebbe un sollevamen­to da parte di chi ne beneficia. Una restrizion­e efficacie sarebbe quella di mettere un limite di notti per le strutture extra-alberghier­e, ma anche in questo caso pioverebbe­ro i ricorsi». Insomma, forse è il caso di rassegnars­i e cominciare a pensare i veronesi del centro storico una specie in via d’estinzione.

Il professor Secondulfo L’unica restrizion­e efficace sarebbe un limite di notti per i B&B

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy