Mentre il centro si spopola gli affittacamere dilagano
Quasi mille abitanti persi in dieci anni, il sociologo avverte: «Processo irreversibile»
In dieci anni il «centro – centro» ha perso quasi mille abitanti. Sembrano pochi in una città come Verona, ma sono tantissimi se si mette a fuoco la zona: l’ansa dell’Adige, chiusa a sud dalle mura viscontee. È quella che l’ufficio statistico del Comune chiama la «Città Antica». Il cuore della città, quello in cui si trova oltre il 90% dei monumenti veronesi, affollatissimo da parte dei turisti e pullulante di negozi, negli ultimi 15 anni non ha mai contato più di diecimila abitanti. Un piccolo borgo insomma. E come molti piccoli borghi affronta una lenta, ma inesorabile, emorragia di abitanti.
Il tema è ritornato prepotentemente questa estate quando l’amministrazione ha fatto i conti sul numero delle locazioni turistiche, ossia gli appartamenti che vengono affittati scopo vacanze. Un numero enorme sul territorio comunale: 2.349, la grandissima maggioranza, per l’appunto, nella “città antica” o negli altri quartieri della prima circoscrizione. Come se non bastasse, un numero cresciuto esponenzialmente nell’arco di diciotto mesi: a febbraio 2018 erano 1980, un aumento del 18%. Appartamenti che risultano indisponibili e che fruttano molto di più impiegati così che non affittati. Può essere questa una delle cause, o per lo meno la concausa, dello spopolamento del centro? L’assessore Nicolò Zavarise, proponendo una modifica alla legge regionale sul turismo, ha puntato il dito contro il fenomeno, affermando che è da arginare in fretta.
In effetti il centro (e tutta la prima circoscrizione), in quanto a numero di abitanti, non se la sta passando bene. I numeri brutali parlano di un calo del 9% nella «città antica». Nel 2008 si contavano, tra il Ponte Romano e piazza Bra, 9.617 abitanti, ora 8.770. Un calo che è diventato particolarmente marcato dal 2010 in poi, e che ha visto una lievissima inversione di tendenza solo tra il 2017 e il 2018, quando il centro ha guadagnato una cinquantina di abitanti. Ma altri due quartieri (sempre seguendo la definizione comunale) della prima circoscrizione, Veronetta e San Zeno, non se la passano bene: la prima, dove pesa sempre di più la componente studentesca (in molti casi non figurano come residenti) passa dai 10.671 abitanti del 2008 ai 9.136 conteggiati lo scorso dicembre, un calo del 14%. A San Zeno, il calo è di circa 500 persone, dai 4.802 del 2008 ai 4.339 del 2018: -9,6%. Si tratta di due are dove, soprattutto negli ultimi due anni, il fenomeno delle locazioni turistiche è cresciuto a due cifre.
Da notare come nel resto della città, nei quartieri più popolati così come nelle frazioni, non ci siano invece grandi scostamenti. Sia Borgo Milano (42 mila abitanti) che Borgo Roma (28 mila) hanno la stessa popolazione di dieci, se non quindici, anni fa. C’è da fare i conti, certamente, anche con l’invecchiamento medio della popolazione, che influenza di più la zona centrale della città.
Insomma, è in atto come direbbero gli esperti, una «gentrificazione» del centro storico? Gentrificazione in senso lato, naturalmente: il termine indica di norma la trasformazione di un’area da popolare a «borghese», con il cambiamento del tenore di vita e un generale aumento dei prezzi che gli abitanti storici non possono permettersi. In questo caso, le due «classi» sarebbero quelle dei turisti, propensi a spendere molto di più rispetto ai «locali». Per Domenico Secondulfo, docente di Sociologia del lavoro e dei processi culturali, che il fenomeno l’ha studiato a lungo, si tratta di un processo «irreversibile». “Difficilmente – afferma – Verona farà una fine diversa dai centri storici delle altre città che hanno un turismo di massa: Venezia, Firenze e Barcellona: nella città catalana ci sono state perfino rivolte contro i turisti». Eppure, proprio Zavarise aveva parlato di iniziative per tutelare i residenti e limitare che gli «ospiti» finiscano per spadroneggiare in centro. «Sarebbero soluzioni tardive – scommette Secondulfo – mi spiego: quando un fenomeno è all’inizio qualcosa si può fare, ma quando comincia a diventare un business per tante persone è difficile mettere dei paletti: ci sarebbe un sollevamento da parte di chi ne beneficia. Una restrizione efficacie sarebbe quella di mettere un limite di notti per le strutture extra-alberghiere, ma anche in questo caso pioverebbero i ricorsi». Insomma, forse è il caso di rassegnarsi e cominciare a pensare i veronesi del centro storico una specie in via d’estinzione.
Il professor Secondulfo L’unica restrizione efficace sarebbe un limite di notti per i B&B