Su Salvini le accuse dei vecchi padani: «Non è un leader»
Ci sono i «grandi vecchi» che esternano, ci sono quelli che preferiscono non commentare. E poi ci sono gli ex che non perdono occasione per fustigare quella che per i leghisti d’antan è «la deriva» del Carroccio sotto la ferma mano social di Matteo Salvini. Ad aprire le danze, nei giorni scorsi, sono stati l’ex sceriffo trevigiano Giancarlo Gentilini fresco di compleanno (90 candeline)e la vicentina Manuela Dal Lago che della Lega bossiana fu la lady di ferro. Per entrambi la «crisi del Papeete» va bollata come colpo di sole agostano. Sbagliata nei tempi e nei modi. Gentilini, poi, ci va giù pesante: «Il capo che sbaglia, paga». La Dal Lago promuove il segretario federale con una sufficienza risicata sottolineando come, «pur esperto in comunicazione, manca di visione politica».
E l’implacabile ex Flavio Tosi, che nei giorni scorsi faceva presente il tesoretto di «like» ai suoi post critici contro il Carroccio reo di aver fatto cadere il governo in pieno agosto, ha una spiegazione per la folla osannante di venerdì a Conselve. Alla Festa della Lega, con la regia del sindaco di Arzergrande Filippo Lazzarin, c’era una moltitudine in deliquio. In migliaia accalcati per poter sfiorare l’orlo della polo militare del «Capitano». «Ci sono diverse fasce d’elettorato nella Lega oggi - argomenta Tosi - c’è lo zoccolo duro dei salviniani “a prescindere” e parlo di chi affolla eventi come quelli di venerdì. Militanti che credono a qualsiasi cosa Salvini dica, inclusa la bufala che la crisi l’avrebbero voluta Macron e la Merker. Poi, però, ci sono altre due componenti. Chi aveva votato Salvini con spirito critico, e penso a imprenditori, artigiani che sono stati amaramente delusi dall’esito del Papeete, elettori di centrodestra rimasti allibiti dal Papeete in poi. E, infine, ci sono transfughi di Fratelli d’Italia e Forza Italia che l’hanno votato a malincuore visto che non si ritrovano in Fdi e Fi. I più delusi sono loro». La valutazione di Tosi sull’ex titolare del Viminale è impietosa: «Ha piegato l’istituzione del ministero dell’Interno a usi e costumi non consoni. Il Papeete è stata l’apoteosi, è stato come violentare il Viminale, una cosa oscena, un punto di non ritorno. La causa? Diciamo che già lui tende a non ascoltare nessuno, con l’ubriacatura di potere dell’ultimo anno ha dato credito agli adulatori anziché a consiglieri più preparati».
Non è più tenero Gentilini che al Corriere del Veneto ha detto «Adesso la scelta sta a Salvini. Ha sbagliato a non prevedere le conseguenze delle sue azioni, quando un capo dovrebbe fare esattamente questo. Ora la scelta sta a lui: o continuare, o nominare una persona in sua sostituzione come capo carismatico della Lega». Ipotesi, quest’ultima, del tutto peregrina al momento. Lo diceva al Giornale di Vicenza la Dal Lago pochi giorni fa: «Salvini ha sbagliato a fare un governo coi 5s e ha sbagliato a non farlo cadere dopo le Europee. È uno bravo, che si prepara, ma non è un leader perché non ha un vero progetto».
Tosi Al netto dei salviniani «a prescindere», molti elettori sono rimasti delusi
Gentilini Il capo che non prevede le conseguenze delle sue decisioni, deve pagare