Vendemmia meno ricca, ma qualità più alta
Assoenologi, degustazioni tra 15 denominazioni veronesi
Sarà una vendemmia meno copiosa ma di buona qualità, decisamente superiore all’annata 2018. Un dato che dà respiro al mercato.
Un patrimonio inestimabile, un mosaico di varietà e diversità in grado di offrire una proposta unica nel suo genere. Bianchi fruttati, floreali; vini rosa freschi, rossi importanti o di pronta beva; bollicine, passiti; pianura, collina, montagna; terreni vulcanici, glaciali, morenici, calcarei, argillosi; molteplici microclimi.
Non manca proprio nulla nel ricco decanter del Veneto occidentale, le cui radici affondano nei vigneti della provincia di Verona. La giornata di ieri in Camera di Commercio è stata ghiotta occasione di degustazione e confronto tra le quindici denominazioni di un’area che dal Lago di Garda arriva fino ai Colli Euganei. Promotore dell’incontro, l’Assoenologi rappresentata dal presidente zonale Alberto Marchisio e dal presidente nazionale Riccardo Cotarella, enologo di fama mondiale e firma di vini riconosciuti come autentici gioielli del panorama enoico italiano.
Tema del workshop, annate a confronto e previsioni per la vendemmia alle porte (per più di qualcuno è già iniziata) delle quindici denominazioni del Veneto occidentale. La lieta novella: sarà una vendemmia meno copiosa (la produzione complessiva in Italia non raggiungerà i 50 milioni di ettolitri) ma di buona qualità, decisamente superiore all’annata 2018. Dato che investe tutto il territorio nazionale e quindi anche il Veneto e la provincia di Verona. Meno prodotto e più qualità è infatti l’equazione che dà respiro al mercato. Decisive per il verdetto finale, le condizioni meteo da qui alla raccolta. Quindici i vini in degustazione, ciascuno con le due ultime annate a confronto.
Presenti i presidenti e i direttori dei relativi consorzi di tutela (Arcole, Bardolino, Breganze, Colli Berici e Vicenza, Colli Euganei, Custoza, Venezie, Gambellara, Garda, Lessini Durello, Lugana, Merlara, Soave, Valdadige, Valpolicella). A dialogare con loro, Riccardo Cotarella: «Una bellissima esperienza all’insegna dell’aggregazione tra consorzi e uomini: una giornata così confesso di non averla mai vissuta prima. Il confronto costruttivo è la strada da seguire per il futuro. Quello di Verona è un esempio da allargare a tutta Italia».
Cotarella ha quindi voluto sottolineare la vera forza del patrimonio vitivinicolo veronese, veneto e italiano: «Ho assaggiato vini bianchi, rosa, e rossi, che esprimono la straordinaria tipicità del territorio. Tutti vini ben fatti. Questa provincia riflette il grande pregio della vitivinicoltura italiana: nessun altro paese al mondo può vantare una simile ricchezza varietale come il nostro: terreno, clima, e cultura popolare è il nostro trittico vincente. I consorzi sono cambiati rispetto al passato: sono oggi molto più professionali: tutelano le produzioni e regolano il mercato. Dobbiamo migliorare sotto il profilo della comunicazione – ha proseguito Cotarella -, che al giorno d’oggi gioca un grande ruolo: i francesi da un coriandolo ricavano un poema; in passato in Italia avveniva l’esatto contrario: ora stiamo imparando a muoverci anche noi uniti. Questa è la strada per il futuro».