Sangue, donatori Avis in calo e mancano anche i medici
Le donazioni sono in calo. «La Regione ora ci aiuti»
Donazioni di sangue, il 2019 si sta rivelando un anno particolarmente difficile. Un motivo su tutti: la chiusura di tre centri di raccolta.
Sono almeno tre anni che le associazioni dei volontari del sangue (a Verona, soprattutto Avis e Fidas) lanciano l’allarme: non ci sono abbastanza sacche per rispondere alle richieste degli ospedali della provincia. Una carenza che si intensifica in estate, quando molti donatori vanno in ferie e la raccolta delle sacche cala a picco. Ma il 2019 si sta rivelando un anno particolarmente difficile anche per altri motivi. Uno su tutti: la chiusura, quest’anno, di tre centri di raccolta (Caprino, Isola della Scala e Villafranca) a causa della carenza di medici. Una conseguenza della carenza di medici: l’Usl 9 Scaligera ne sta cercando disperatamente tre, con una specialità adatta, da oltre un anno. Conseguenza: le donazioni calano ancora, considerando anche che molti volontari ormai hanno una certa età e rinunciano a fare qualche chilometro in più.«Le donazioni stanno subendo una contrazione e sono in calo di circa il 2% a fronte di un aumento della domanda da parte degli ospedali del 3,1%» è il calcolo che arriva da Michela Maggiolo, presidente provinciale Avis. Tuttavia, l’associazione non dà solo la colpa alla chiusura delle unità di raccolta di sangue. «Sono diverse le ragioni di questa situazione — prosegue Maggiolo — il cambiamento degli stili di vita per cui i donatori donano meno volte durante l’anno, con una media annua di nemmeno due donazioni rispetto al passato che erano almeno due tre. Pesa, da questo punto di vista, anche il turismo. La legge impone una pausa fino a sei mesi dopo viaggi in Paesi tropicali, mete che sono sempre più diffuse». In termini assoluti le unità di sangue donate da gennaio a giugno 2018 sono state 26.901 mentre quest’anno, nello stesso periodo, sono state 26.491 (con un calo, dunque, di 410 unità). Quelle di plasma donate sempre nello stesso periodo, hanno subito un –4,2% (5496 nel 2018 e 5267 nel 2019). Solo l’Avis provinciale di Verona, che conta circa 21 mila donatori in provincia, riscontra, nei primi sette mesi, un calo di 758 donazioni di plasma e sangue rispetto allo stesso periodo del 2018. Il tutto, mentre il sangue oggetto di trasfusione, snello stesso periodo, ha avuto un sensibile aumento: 28.554 unità nel 2018 e 29.425 nell’anno in corso. Una crescita del +3,1%. Gran parte di questa richiesta di consumo arriva dal Polo Confortini, il più grande ospedale chirurgico del Nord Est. L’Usl sta monitorando la situazione anche se, al momento, ritiene non ci sia un’emergenza: «Il Veneto è autosufficiente per il sangue — assicura Denise Signorelli, direttore sanitario della Scaligera —. Certamente, il fenomeno merita attenzione. Per quanto ci riguarda, da fine 2018 a oggi sono stati messi in atto concorsi e richieste di graduatorie per reclutare personale con risultati molto scarsi. Del resto, è un problema nazionale, data la scarsità di medici di determinate specializzazioni, come ematologia e medicina interna, siano rari».
Quindi la promessa: «I centri di raccolta, solo momentaneamente sospesi, saranno a breve riaperti». Come? «Assegneremo l’incarico ai medici in libera professione che ne hanno la competenza» assicura Signorelli. Un aiuto, in caso di emergenza, potrebbe arrivare anche dalla Regione, che sta pensando a dei corsi dedicati.
«La Regione Veneto — conclude la direttrice — ci ha supportato perché non ha mai negato le autorizzazioni e ha messo altresì in campo un’attività di formazione per permettere ai medici che li frequentano di andare nei centri di raccolta. E questi medici faranno la differenza per quello che stiamo programmando». Intanto, ieri, l’Avis ha lanciato la campagna di sensibilizzazione: arriveranno manifesti che invitano a donare anche sugli autobus, con uno slogan, «Follow me» (seguimi). Un gioco di parole «social» che punta soprattutto ai più giovani.