«L’autonomia emiliana non ci basta»
Zaia a Boccia: «Non firmerei al ribasso ma ad oggi non ho una controproposta: la faccia»
Il governatore risponde al neo ministro degli Affari regionali che ieri ha messo in discussione la «bozza veneta»
Più che arrabbiato è offeso. Il governatore Luca Zaia risponde così all’ouverture bellica del neo ministro agli Affari regionali Francesco Boccia. Il dem pugliese aveva detto che le bozze sulle richieste di autonomia differenziata sono tutte da rifare alla luce della guida costituzionale. Zaia si inalbera spiegando: «Ma lo sa il neo ministro che la nostra proposta è stata scritta da accademici e costituzionalisti guidati da Mario Bertolissi e di cui ha fatto parte anche Luca Antonini, ora giudice della Consulta?». A nemmeno 48 ore dalla partenza del nuovo governo, la direzione è chiara: sarà autonomia all’emiliana ma Zaia non ci sta: «Io non firmo».
«Li scriva i nomi degli accademici, incluso un giudice della Corte Costituzionale, che hanno messo nero su bianco l’autonomia veneta. Li scriva tutti». L’impeto trattenuto nella voce pacata. Luca Zaia risponde al neo ministro per gli Affari Regionali, il dem Francesco Boccia, con il pedigree hi-profile da cui tutto è iniziato: il team del costituzionalista Mario Bertolissi. In poco più di 24 ore in via della Stamperia, il ministro pugliese ha scatenato un quarantotto eclissando titolari di dicasteri ben più pesanti. Dalle bordate preventive alla fame di autonomia del Nord all’impugnazione lampo di una norma friulan-giuliana.Nella ridda di dichiarazioni pre e post giuramento, Boccia, fra i tre governatori della partita, si è istintivamente indirizzato proprio a Zaia come controparte in quella che è una delle partite più spinose del nuovo esecutivo.
Presidente, è un riflesso pavloviano quello che fa dire al ministro Boccia che di autonomia verrà a parlare con lei?
«Boccia lo conosco solo di vista. Penso sia un ministro molto fortunato: Erika Stefani ha fatto un lavoro strepitoso di cui, spero, il nuovo ministro avrà rispetto. Il nostro, di lavoro, porta in calce i nomi di Mario Bertolissi, Andrea Giovanardi, Dario Stevanato, Giancarlo Pola e non ultimo il professor Luca Antonini che ora è giudice della Corte Costituzionale. Accademici che hanno scritto un progetto intriso di Costituzione».
È già arrabbiato?
«Quando dicono che la richiesta veneta è anti costituzionale sì. Anzi, invito il nuovo governo a piantarla, a partire dal premier Giuseppe Conte, di usare specificazioni come quella contenuta al punto 17 dell’accordo di governo in cui si dice “autonomia sì ma garantendo la coesione nazionale”. È offensivo sì perché o mi prendi per i fondelli o non hai letto le carte. È come andare a comprare un‘auto e specificare “la prendo purché abbia 4 ruote”».
Boccia dice che le bozze sono tutte da rivedere...
«Senta, a tutt’oggi, e mi riferisco anche al governo Gentiloni, oltre che al Conte 1, a Roma non si è scritta una riga. Nessun governo ci ha presentato una proposta. Ci sono state solo chiacchiere vuote. Esiste solo la nostra proposta elaborata dalla Stefani con i tavoli tecnici che, se venisse approvata dal consiglio dei ministri, potrebbe essere vagliata dalle singole Regioni. Non voglio entrare di nuovo nel loop di dichiarazioni inutili. Boccia ci metta nero su bianco cosa vuole fare e ragioneremo».
È preoccupato da questo avvio battagliero?
«Se il buongiorno si vede dal mattino qualche preoccupazione ce l’ho ma la folgorazione sulla strada di Damasco non è infrequente fra chi passa dalla lotta al governo. Forse si accorgeranno che l’autonomia non è solo nel titolo V. È la carta costituzionale del 1948 a prevederla. La modifica del 2001 è un’interpretazione di quel principio. Se poi si pensa che 2,3 milioni di veneti siano coloni alla periferia dell’impero...dotati però dell’unica arma utile: la matita copiativa. Gli ultimi mesi sono stati osceni con la riedizione della secessione dei ricchi. Neanche leggendo il Manuale delle giovani marmotte si potrebbe averne capito così poco. È un fatto di rispetto. Il progetto l’hanno scritto accademici autorevoli». Il Pd aveva già prima della crisi un dossier aperto sull’autonomia possibile, quella emiliana. Se l’offerta sarà questa la valuterà?
«È emiliana, non veneta. Quindi no. Ricordo perché si chiama autonomia “differenziata”, perché ogni regione è a sé. Noi abbiamo 90 mila bimbi che non vanno in scuole per l’infanzia statali, motivo per cui il punto è fra le materie richieste. In Emilia il problema non c’è e quindi il punto manca. Lo stesso vale per il peso che ha il turismo qui rispetto ad altrove. O per le sovrintendenze».
Lorenzo Fioramonti, neo ministro dell’Istruzione, ha cassato già ieri l’autonomia per la scuola...
«Deve avere poteri sovrannaturali. Fare dichiarazioni su questo tema in così poco tempo. Chapeau. Ora mi aspetto che ci spieghi nel dettaglio cosa non condivide».
Tornando a Boccia, al consiglio dei ministri ha già presentato l’impugnazione di una norma del Friuli Venezia Giulia, che ne pensa?
«Immagino che Erika Stefani non l’avrebbe mai portata questa impugnativa. Quella di Boccia è stata una scelta gratuita. E a scanso di equivoci: se non condivido, io ricorro contro le impugnative ministeriali. L’ho sempre fatto. Anche durante il primo governo Conte perché da governatore ho l’obbligo di essere imparziale».
L’ha visto il giuramento del nuovo esecutivo in tv?
«Macché, non ho guardato neppure quello dello scorso anno. La tv non la vedo da anni».
Luca Zaia Impugnare la legge del Friuli è stata una decisione gratuita, Erika Stefani non l’avrebbe portata al primo consiglio dei ministri