Franco e Andrea Antonello nel road movie di Salvatores
Ieri fuori concorso «Tutto il mio folle amore», il film ispirato al libro di Ervas ma completamente modificato dal regista
Andrea è diventato Vincent. Franco è Willi. Anzi, Willipoi. La mamma, che nel romanzo era una voce preoccupata al telefono, ora è Valeria Golino. E tutta la loro storia di un padre e di un figlio autistico è diventata un turbinio nelle mani di Gabriele Salvatores, che ha diretto Tutto il mio folle amore, presentato ieri fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Un viaggio con Vincent, saltimbanco degli affetti, capace di muovere e smuovere la mamma, il papà che non ha mai conosciuto Claudio Santamaria - e il papà adottivo - Diego Abatantuono -. Racconta Umberto Contarello, lo sceneggiatore padovano che insieme a Sara Mosetti ha riscritto, cambiandola profondamente, la storia di Franco e Andrea Antonello, padre e figlio di Castelfranco Veneto il cui viaggio negli
Usa era stato raccontato da Fulvio Ervas nel romanzo Se ti abbraccio non aver paura, che la svolta dal libro al film è arrivata come un uovo di Colombo: «Nella vita non ho ricordi di aver avuto tante idee – ha scherzato Contarello – ma in quell’ occasione ho detto a Gabriele che gli sarebbero serviti degli inseguitori, perchè senza qualcuno che ti insegue non c’è una storia». E così Vincent e Willi, da Trieste, dove il film inizia (col sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia) partono per i Balcani inseguiti da Elena e Mario. La pellicola diventa così un road movie: «Ho sentito il bisogno di stare lì dove la vita scorre – ha spiegato Salvatores – e assecondare il desiderio di sentirmi ancora giovane. Mi sono ritrovato ancora una volta a girare a Trieste, è una città che assomiglia un po’ a Napoli, dove sono nato, ed è l’unica dove forse potrei trasferirmi. E poi avevamo bisogno di un confine e lì l’abbiamo trovato». Fosse stato in concorso, il giovane esordiente Giulio Pranno, scelto tra quelli che non avevano passato l’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia, avrebbe potuto giocarsela per un premio, per il modo con cui ha delineato Vincent: «Sono stato due giorni a casa di Andrea, ho passato molto tempo con lui – ha raccontato – anche durante le riprese: Andrea mi ha aperto gli occhi verso il personaggio, nessuno voleva fare una macchietta ma dovevo riprendere la sua vera essenza: è una persona briosa, magnetica, con grandissima vitalità, è coraggioso». «Sono uno spettatore particolare – ha detto Franco Antonello, ieri al Lido col figlio Andrea per seguire la prima – non è un film sull’autismo, ma un film in cui è protagonista è un ragazzo autistico, spero serva a far conoscere il problema. La speranza è che come il libro sette anni fa, questo cento volte di più serva ad avvicinarsi ai ragazzi autistici e a dedicare loro del tempo».