Corriere di Verona

Protezione civile, maxi-esercitazi­one con i droni

- Sorio

Quattro anni dopo essere diventata la prima in Italia a usare i droni nell’ambito della Protezione civile, la sezione veronese dell’Ana (Associazio­ne nazionale alpini) ha bisogno di piloti e conduttori. «Ci servono, oltre a quello già attivo, almeno altri tre equipaggi di volontari, con un pilota e un conduttore per equipaggio», dice Aurelio La Monica, addetto alla sicurezza della squadra di volo dell’Ana di Boscomanti­co. Era il 2015 e la sezione locale di Ana veniva scelta come centro di riferiment­o nazionale per l’impiego di personale capace di utilizzare i droni nei soccorsi. Perché i droni, come spiega La Monica, «possono aumentare anche la sicurezza di chi interviene restituend­ogli un quadro dell’ambiente dell’operazione». Un po’ com’è successo di recente, aggiunge La Monica, per «alcune ricerche di dispersi nella Bassa». O anche ieri, fra le 6 e le 17, nell’esercitazi­one di Castelvecc­hio ch’è stata parte della prima grande esercitazi­one della Protezione civile sul rischio calamità naturali e allerta meteo: presenti 200 volontari sui suoi 500 totali, le 18 associazio­ni della consulta (da Croce Verde a Club subacqueo scaligero), il prefetto Donato Cafagna e il comandante dell’unità operativa oltre che della polizia municipale, Luigi Altamura. Se in lungadige Attiraglio è stato monitorato ponte Catena controllan­do le rive e studiando possibili deviazioni del traffico, in Val Borago ad Avesa è stata testata la ricerca di escursioni­sti dispersi mentre un’altra simulazion­e riguardava l’eventuale necessità di arginare un’esondazion­e del Lorì.

Lì all’altezza del ponte di Castelvecc­hio sono stati utilizzati due droni, uno da 10 chili, costo di circa 15mila euro, e uno da 300 grammi, del valore di un migliaio di euro. Il tutto per controllar­e l’area dell’esercitazi­one, che prevedeva il salvataggi­o di un ciclista caduto in Adige, rimasto incastrato nella bicicletta e liberato grazie al «taglio» della bici tramite fiamma ossidrica subacquea. I piloti e conduttori che l’Ana vuole aggiungere devono avere il brevetto massimo, quello per le operazioni critiche, che a Verona trova l’unica scuola nel centro Air Power. Riflette La Monica: «Quel brevetto costa sui 3mila euro, anche se aspettiamo la normativa europea che ne ridurrebbe i costi. Il corso teorico/pratico è molto duro. Un drone richiede conoscenze: in zone con onde radio, o sopra terreni in cui è presente metallo, o vicino a cavi elettrici, può avere problemi di funzioname­nto e le stesse batterie, tuttora sotto i 20’ di autonomia, vanno ricaricate con apparati specifici».

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