Il popolo di Greta scuote la Mostra
La scossa ambientalista arriva a Venezia: red carpet occupato all’alba e per sette ore, poi corteo pacifico con migliaia di giovani e gruppi antagonisti. Manifestante con bomboletta incendiaria: fermato dalla polizia
Ieri, alle 5 del mattino, mentre la gran parte degli ospiti del Climate Camp ancora dormiva nelle tende, un gruppo di attivisti si è radunato fuori dall’ingresso di Ca’ Bianca, l’area del Lido di Venezia trasformata in un grande campeggio ambientalista. Parlavano a bassa voce, per non svegliare gli altri, che ancora non erano a conoscenza del piano messo in piedi dai leader della protesta. E alla fine, davanti ai cancelli si sono ritrovati in trecento, con la faccia stropicciata di chi non dorme da giorni.
Sono loro che hanno raggiunto la Mostra del Cinema, occupando per sette ore il red carpet. E l’hanno fatto nel giorno del gran finale, quello delle premiazioni, sapendo che gli occhi di mezzo mondo erano puntati sulla laguna.
Così, con questo blitz condotto prima dell’alba, il popolo di Greta Thunberg ha provato a prendersi il festival. E, per certi aspetti, c’è pure riuscito.
Ieri il Veneto s’è svegliato scoprendo che la scossa ambientalista che sta attraversando l’Europa è arrivata fin qui, mettendo insieme anime (e interessi) molto diversi. Ci sono le mamme vicentine anti-Pfas, i No-Tav arrivati dalla Val di Susa, i ragazzi in tuta bianca che in Germania danno l’assalto alle miniere di carbone, i giovani della Terra dei Fuochi e i rappresentanti del Fridays for future. E a fare gli onori di casa, naturalmente, i gruppi che si battono contro le grandi navi, nei quali è facile riconoscere i volti dei «vecchi» antagonisti veneziani.
Con pochi agenti a vigilare i dintorni della Mostra, gli ambientalisti hanno avuto gioco facile a raggiungere il tappeto rosso e ribattezzarlo «green carpet», anche se per tutto il giorno si sono rincorse voci – smentite dai contestatori che parlavano di quattro poliziotti leggermente contusi. Di certo c’è che nel giro di poco l’area è stata completamente circondata da reparti in tenuta antisommossa, con i mezzi dotati di idranti parcheggiati poco più in là. Ma è stato chiaro fin da subito che la protesta sarebbe rimasta pacifica. La forza del movimento sta proprio in questo: nel mostrarsi agli occhi del mondo come le due ragazzine tedesche che ballano scalze dove appena ventiquattr’ore prima prima s’era fatto fotografare Johnny Depp. Si chiamano Clara e Laetitia, hanno diciotto anni e le trecce come la loro paladina svedese. Dicono che «la battaglia per il clima è la battaglia per il nostro futuro», che «Venezia è una città in pericolo e va difesa» e che «gli attori dovrebbero avere il coraggio di schierarsi al nostro fianco».
È esattamente ciò che fa l’attrice trevigiana Roberta Da Soller: pochi giorni fa sfilava sul red carpet con il resto del cast di «Effetto domino», il film di Alessandro Rossetto; e ieri era su quello stesso tappeto a scandire slogan come «Cambiamo il sistema non il clima» e «Gli oceani stanno crescendo e così noi».
«Chi ha la fortuna di fare un lavoro come il mio – spiega deve utilizzare la visibilità di cui gode per lanciare dei messaggi positivi. E la difesa dell’ambiente, e di Venezia in particolare, è un tema fondamentale». I manifestanti sono rimasti sul red carpet fino alle 13.30, in attesa che dagli organizzatori della Mostra del Cinema arrivasse una qualche forma di apertura. La speranza era che una delegazione venisse invitata sul palco per leggere un documento sulla «giustizia ambientale». Invece, il silenzio. «Il presidente della Biennale, Paolo Baratta, ha perso l’occasione per dimostrarsi concretamente dalla parte di chi si batte contro i cambiamenti climatici, peggio per lui», dice Tommaso Cacciari, il portavoce dei No Grandi Navi.
Finita l’occupazione, gli ambientalisti sono tornati al campeggio. Il clima è positivo: anche senza la passerella finale, sanno di aver dato visibilità alla loro battaglia. Quando arriva la notizia che perfino Mick Jagger s’è schierato con loro, scoppia un applauso e si brinda con l’acqua naturale mentre dalla cucina del Climate Camp si continua a servire pasta vegana su piatti di ceramica. Lo stile di vita all’interno dell’area punta a ridurre al minimo l’impatto ambientale: il consiglio è di non usare saponi chimici, di riutilizzare i bicchieri, di lavare le stoviglie con una miscela di acqua e aceto, lavarsi con moderazione per non sprecare acqua...
Alle 17 il campo base degli attivisti è tornato a svuotarsi: c’è il corteo che dall’imbarcadero di Santa Maria Elisabetta dovrà avvicinarsi (senza occuparlo, stavolta) al red carpet, giusto in tempo per la sfilata degli ospiti. Per la strada slogan e musica. Unico momento di tensione, quando un manifestante ha sfidato il cordone dei poliziotti con un accendino e una bomboletta, formando una lunga fiammata. Fermato, probabilmente se la caverà con una denuncia.