Corriere di Verona

Sutherland e Jagger stanno con i ragazzi «Protesta giusta, loro sono il futuro»

- Di Sara D’Ascenzo

La mano tesa dell’arte ai ragazzi del fridays for climate. La solidariet­à e la voglia pazza di essere su quel red carpet. Per quasi otto ore al Lido si è tornati al ’68, quando i premi non furono assegnati per la contestazi­one che arrivò come un vento caldo dall’Europa e travolse lo statuto della Biennale, che risaliva ancora all’epoca fascista. L’agitazione è durata il tempo di una giornata lavorativa cominciata presto, ma ha avuto gli occhi del mondo puntati addosso. E così, come all’epoca un giovane Massimo Cacciari guidava i dibattiti con gli artisti nel giardino dell’hotel Quattro Fontane, così ieri il nipote Tommaso, di profession­e falegname, guidava i ragazzi che chiedono di prendere coscienza dei cambiament­i climatici e di tanti altri temi sociali. Il tifo maggiore è arrivato da due icone e due glorie come Mick Jagger e Donald Sutherland, tra i protagonis­ti del film di chiusura della Mostra, «The burnt orange heresy» di Giuseppe Capotondi.

«Sono felice che protestino – ha detto Jagger - perché sono quelli che erediteran­no il pianeta. Negli Usa i controlli ambientali che avrebbero aiutato a proteggere il clima sono stati annullati. Sono felice che le persone vogliano manifestar­e, sono con loro. Stiamo vivendo tempi difficili, nella vita politica del mondo e anche del mio Paese in questa ultima settimana. E questa vale ovviamente anche per gli Stati Uniti dove, anche per quanto riguarda l’ambiente, tutte le conquiste di Obama sono state cancellate e la situazione è ora molto molto difficile, quindi bene queste proteste». Stessa adesione da parte di Sutherland: «Chi ha figli o nipoti non può non essere solidale con chi protesta, dobbiamo dare ogni supporto a chi protesta perché non rimarrà loro nulla altrimenti, e questo vale per gli Stati Uniti e anche per il Brasile, dove ci sono anche problemi di democrazia». Nelle ore di grande tensione in cui i manifestan­ti non si sono mossi dal red carpet chiedendo un contatto con la Biennale, davanti al Palazzo del Cinema non c’è stato l’incontro tanto richiesto tra i manifestan­ti e il presidente Paolo Baratta. Ma ieri, solcando quello stesso red carpet, il presidente ha voluto spiegare la posizione dell’istituzion­e e la visione della protesta: «Penso che i manifestan­ti abbiano ottenuto un risultato che credo inseguisse­ro da oltre vent’anni – ha detto – per sei, sette ore hanno avuto il red carpet, mi felicito con loro: hanno ottenuto un risultato grandissim­o». Non potevano esserci adesioni sul red carpet ieri mattina, insomma, ma per Baratta la risposta della Biennale è stata proprio lasciarli fare, lasciarli passare: «Credo sia il giusto segno di civiltà che un’istituzion­e deve dare – ha spiegato - loro sono stati nei nostri confronti assolutame­nte corretti ed è bello trarre queste conclusion­i. Il contatto tra noi e loro naturalmen­te c’è stato», ma naturalmen­te non poteva andare oltre il rispetto dei ruoli.

Sutherland Chi ha figli o nipoti non può non essere solidale con chi protesta

Paolo Baratta I manifestan­ti hanno ottenuto un grande risultato: per 6, 7 ore hanno avuto il red carpet

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