La parola d’ordine di CasaPound: sovranismo Chiusa la festa nazionale, sintonia con Lega e FdI. Al dibattito Donazzan e La Russa
La stagione «partitica», come avevano annunciato tempo fa i dirigenti nazionali è finita. Niente più elezioni, ma un’azione trasversale che si può intersecare con altre realtà della galassia di destra. Incluse quelle parlamentari, a cominciare da Fratelli d’Italia e dalla Lega. Insomma, la «Direzione Rivoluzione» che dà il titolo alla discussa kermesse nazionale di CasaPound ha un orientamento preciso: quello culturale. E un’etichetta che aiuterà la fusione con le aree più «istituzionalizzate» e moderate, quella del sovranismo. È la parola d’ordine riecheggiata ieri a Roncà, località Omomorto, sperduta zona tra le colline a un passo dal crinale che fa da confine con la provincia di Vicenza. Una location che, com’è noto, rappresentava un «piano b» dopo il no arrivato dai gestori della pista speedway di Badia Calavena, che per aver stracciato il contratto dovranno risponderne — fa sapere il movimento — in tribunale. La giornata di ieri è stata quella dei big: non tanto quelli della «tartaruga», quanto dei partiti che hanno accettato il confronto. Sotto il tendone allestito nelle vicinanze dell’agriturismo «Nido d’aquila» che ha ospitato la tre giorni (con migliaia di arrivi e macchine parcheggiate per chilometri lungo la stradina), il deputato del Carroccio Jari Colla, l’assessore regionale Elena Donazzan (che per aver detto di sì a CasaPound è stata duramente attaccata in rete) e Ignazio La Russa, storica figura di An, ora senatore di Fdi. È stato lui il più applaudito dai tanti militanti con t-shirt d’ordinanza (tra gli slogan «Terra Dalmata e Giuliana, terra Italiana» e versi degli ZetaZeroAlfa, gruppo rock di riferimento del movimento).«Io ho qualche anno più di voi e so cosa vuol dire essere additato — ha esordito —. Quando mi chiamavano “fascista” ho sempre risposto: “piano coi complimenti”». Standing ovation. Il vero tema, però, è l’attualità e il cambio di governo. Colla fa sapere che l’alleanza Lega-M5s ha iniziato a inclinarsi dopo il fuori onda di gennaio che ha mostrato il premier Conte confabulare con la cancelliera tedesca Merkel e dirsi preoccupato del consenso che riscuoteva l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Bisognava staccare la spina allora — ha tuonato La Russa — non ci sarebbero stati gli alibi che abbiamo sentito in questi giorni, su tutte quello per cui occorre disinnescare le clausole che prevedono l’aumento dell’Iva». Donazzan si è concentrata sulla «mission culturale», plaudendola. «Giro molto tra le scuole — ha detto — e ci sono molti giovani che guardano con interesse al tricolore. Ma c’è chi insegna loro che è sbagliato pensare in termini di differenze e di confini. Il principale nemico è l’educazione tecnocratica, occorre ricostruire un’identità di popolo». Finito l’intervento un commento, a margine sul fotomontaggio, pubblicato dalla Rete degli Studenti, che la vede con una svastica in fronte, come i nazisti del film «Bastardi senza gloria». «La cosa che mi ha dato più fastidio? Il fatto che fosse un invito allo sfregio. Non c’è bisogno quando c’è chi ferisce le donne con l’acido. Per questo sporgerò querela».
Il senatore
Quando mi chiamavano «fascista» ho sempre risposto: «Piano coi complimenti»