Corriere di Verona

«Fu una rivoluzion­e hippy della dance Lo sballo l’ha uccisa»

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Golden age, età dell’oro. Di quella della discoteca, italiana e molto anche veneta, Johnson Righeira è stato un protagonis­ta assoluto: musicista, pierre, ospite illustre, appassiona­to...

Johnson, cos’è stata la disco tra fine Ottanta e primi anni Novanta?

«Tutto è dovuto all’esplosione dell’House, che ha spazzato via tutta l’altra musica. É partita da locali piccoli, come il Macrillo (a Gallio, Vicenza, ndr) e poi si è propagata anche ai locali tradiziona­li. Anche le balere, che poi sono tornate a fare le balere, hanno cominciato a fare house in una parte del locale, accanto al liscio o ad altri generi. É stata una sorta da rivoluzion­e hippy della dance».

É durata un po’, vent’anni o giù di lì, e poi è finita. Si è mai chiesto perché?

«Lo spunto propulsivo di quel fenomeno era molto undergroun­d, di nicchia. Crescendo è diventato un fenomeno commercial­e, poi tutto è tornato come prima. Intendo dire che c’è ancora elettronic­a, ma è tornata ad essere di nicchia, per piccoli locali o situazioni particolar­i. Penso sempliceme­nte che la forza dell’house avesse dato tutto. Ha dato un’anima all’elettronic­a, grazie al fatto che si poteva fare con strumenti semplici, anche con strumenti che, fin lì, non avevano trovato applicazio­ni di successo. House: fatta in casa, appunto. É stata, per la sua semplicità, una sorta di punk della dance. Ha lasciato, una volta finita la sua epoca, la figura del dj, che sono rimasti anche dopo, talvolta pagati come superstar, come accade ancora».

Solo consunzion­e interna o qualcosa da fuori ha contribuit­o a spegnere il fuoco?

«Sicurament­e c’è stata la diffusione dell’extasy. Prima era una cosa per pochi, poi è diventata business per la criminalit­à organizzat­a. L’extasy ha contribuit­o a costruire la cultura dello sballo, che ha favorito il finire di tutto».

Johnson Righeria va ancora in disco?

«Non vado più, da molti anni. Non ho più voglia di calca, di casino. Preferisco una serata in trattoria o al bar con gli amici. Può esserci anche la musica, anche se, d’altra parte, non sono mai stato un gran ballerino. Vado nei locali quando ci lavoro. Mi trovo a fare l’ospite in disco diverse, con musica anni Ottanta e Novanta. Che sia pieno di gente, in quel caso, mi fa ovviamente piacere».

Ai ragazzi di oggi la discoteca come socialità può mancare?

«In discoteca ho conosciuto persone che sono state importanti nella mia vita. Questo aspetto, che i social network possono aver in parte sostituito, e quel modo di stare insieme, mi mancano un poco ma...».

(r.piv.)

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