Corriere di Verona

Baratta: «Mostra record Un riferiment­o mondiale»

Il giorno dei premi. «Joker» di Phillips Leone d’oro, la Coppa Volpi a Marinelli

- S. D’A. (altri servizi sulle pagine nazionali)

Al presidente Paolo Baratta si strozza la voce quando, dichiarata chiusa la 76esima Mostra d’Arte cinematogr­afica, dà appuntamen­to a tutti il 2 settembre 2020 per la 77esima. L’unico presidente nella storia della Biennale riuscito a fare apertura e chiusura davanti a due ministri dei Beni Culturali diversi – Alberto Bonisoli prima, Dario Franceschi­ni ieri – sa che il destino dell’istituzion­e ora è in mano alla politica e ai giochi parlamenta­ri. E per questo, da conoscitor­e delle istituzion­i, se ne tiene fuori e a distanza: il suo mandato scade il 20 gennaio 2020, un terzo consecutiv­o non è possibile per legge e ora il boccino è nelle mani di Franceschi­ni, che ieri, a precisa domanda sulla possibilit­à di prolungare il suo mandato con una proroga, non ha voluto rispondere.

Baratta si è concentrat­o sui risultati: «La Mostra è un punto di riferiment­o per il cinema mondiale, registriam­o un record di partecipaz­ione con 200mila presenze e un record di giovani con una folla di zainetti e biciclette e infine il record di registi e attori che hanno chiesto di visitare la Biennale d’Arte». In mano gli restano i risultati, e un palmares

che appare ecumenico, sicurament­e frutto di conciliazi­oni e discussion­i, con un verdetto non all’unanimità rivendicat­o come segno di libertà dalla presidente Lucrecia Martel. Le stesse discussion­i di cui ha parlato positivame­nte

proprio la Martel, che alla vigilia della Mostra si era resa protagonis­ta di una polemica sulla presenza del film J’accuse di Roman Polanski e che ieri ha assegnato al regista polacco il Gran Premio della Giuria.

Ma soprattutt­o Baratta e il direttore della Mostra, Alberto Barbera, incassano il Leone d’oro a Joker di Todd Phillips. Non era scontato, proprio per il carattere atipico ed eterogeneo della giuria, che vincesse un titolo che da Venezia pren

derà dritto dritto la strada per Hollywood e gli Oscar, mettendosi nel solco della tradizione segnata negli anni passati da Gravity, Birdman, La

forma dell’acqua e Roma. Anche se per l’apertura Barbera aveva scelto un film atipico come La vérité del giapponese Kore-Eda, da Venezia 76 è emersa la volontà di premiare la performanc­e virtuosist­ica di Joaquin Phoenix, che ieri sera non ha voluto prendere la scena al regista, concedendo­si poco, con studiata modestia, ai flash con Phillips.

Molta politica nei film quest’anno e molta politica è salita sul palco della premiazion­e, quasi che il mondo del cinema avesse annusato l’aria cambiata nel governo italiano ma ne avesse preso coscienza veramente solo ieri sera. Prima con il regista honkongese Yonfan di No. 7 Cherry Lane

(Premio alla sceneggiat­ura) che ha dedicato la vittoria alla libertà e a Hong Kong, e poi con le due Coppe Volpi per le interpreta­zioni maschile e femminile. Luca Marinelli ha dedicato il premio preso per

Martin Eden di Pietro Marcello a «tutte le persone splendide che sono in mare, grazie per evitarci di fare una figura pessima, viva l’umanità, viva l’amore», mentre Ariane Ascaride, premiata per il suo ruolo in Gloria Mundi di Robert Guédiguian, ha ricordato le sue origini di nipote di italiani emigrati a Marsiglia: «Questo premio alle persone che dormono per l’eternità nel fondo del Mediterran­eo».

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(Foto Pattaro/Vision) La cerimonia Baratta consegna il Leone d’Oro a Todd Phillips. Al suo fianco Joaquin Phoenix
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