Autonomia, scontro Conte-Zaia
L’annuncio durante la fiducia alla Camera scatena la lite a distanza. Musei, stoppati gli accorpamenti Il premier: avanti ma senza divari tra Nord e Sud. Il governatore: perché non l’ha fatta prima?
«Completeremo l’autonomia differenziata» ma sarà «giusta e cooperativa» e salvaguarderà «il principio di solidarietà». Così il premier Giuseppe Conte nel discorso con cui ieri ha chiesto la fiducia alle Camere. Piccata la replica del governatore Luca Zaia: «Sembra Babbo Natale. Basta proclami, faccia una proposta». Incontro tra Boccia e Stefani al ministero degli Affari regionali.
Il governatore Luca Zaia aveva avvertito tutti fin dal primo minuto: «Col governo Pd-Cinque Stelle il Veneto si schiererà all’opposizione». Sta andando esattamente così, almeno per quel che riguarda la Regione, specie quando si tratta di discutere dell’autonomia, argomento già critico quando al governo ci stava la Lega, figuriamoci ora.
Il premier Giuseppe Conte, come già aveva fatto in occasione dell’apertura della crisi in parlamento, ha riservato un passaggio del discorso con cui ha chiesto la fiducia alle Camere alla riforma invocata dal Veneto: «È intenzione del governo completare il processo che possa condurre a un’autonomia differenziata giusta e cooperativa», ha detto ieri, salvaguardando «il principio di coesione nazionale e di solidarietà e la tutela dell’unità giuridica ed economica». Certo, ha ribadito Conte, «occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e i fabbisogni standard» attraverso un «fondo di perequazione». L’obiettivo è non «creare un Paese a due velocità, che aggravi il divario fra il Nord e il Sud».
Dentro l’aula di Montecitorio i leghisti gli hanno urlato di tutto, da «venduto» a «traditore», mentre fuori il leader del Carroccio Matteo Salvini arringava una folla tricolore al fianco di Giorgia Meloni. In Veneto il governatore Luca Zaia ha risposto in modo sferzante, ironizzando: «Babbo Natale ne esce come un dilettante dopo aver sentito la lista della spesa di Conte, che ha omaggi e regali per tutti. Ma se hai governato per 14 mesi, perché non le hai fatte prima le cose che prometti?». E ancora: «L’autonomia Conte ce l’aveva promessa in una conferenza stampa del dicembre 2018 e aveva detto che avrebbe chiuso la partita per febbraio 2019. Adesso siamo a settembre, qualcosa non mi torna. Il banco di prova saranno i fatti. Sull’autonomia siamo preoccupati ma non cediamo».
Zaia si conferma pessimista («Dovrebbero darci l’autonomia i Cinque Stelle, che fin qui ci hanno solo presi in giro, e il Pd, che ci ha impugnato il referendum e ci ha vietato l’uso della tessera elettorale?») e ancora una volta, dopo «la rivoluzione» - gandhiana ha poi specificato - di qualche giorno fa, torna a minacciare il ricorso alla piazza: «In piazza per l’autonomia? Questo è scontato, è di default». L’idea, però, fin qui non si è mai concretizzata, nonostante le richieste incalzanti degli indipendentisti e dell’ala dura della Lega. Sicuramente la presenza al governo dei Salvini’s non era un incentivo a prese di posizione eclatanti; si vedrà se col Pd le cose andranno diversamente.
Certo è che da Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia (che ha avviato un braccio di ferro col nuovo esecutivo sull’immigrazione) ad Atti
lio Fontana della Lombardia (che si è detto pronto a varare una legge regionale sulla scuola nel caso in cui questa materia non fosse ricompresa nella riforma), la Lega sta schierando pesantemente i suoi governatori all’attacco. E Zaia non si tira indietro: «La verità è che adesso andiamo al “vedo”. Hanno avuto la fiducia? Bene, penso sia questione di pochissime ore, pochissimi giorni o qualche settimana per scrivere una proposta, anche perché a sentire quel che dicono, l’autonomia ce l’hanno tutta in mente».
Il neo ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, che ieri ha visto l’uscente Erika Stefani per il passaggio di consegne («Incontro cordiale e costruttivo»), a sua volta avverte: «L’autonomia la vogliamo tutti. Ma deve essere nel pieno rispetto della Costituzione e sarebbe un grave errore riaprire il capitolo della riforma dicendo “o si fa cosi´ o si va avanti da soli”. Con i diktat non si va lontani». Contro-contro replica di Zaia: «Non c’è alcun diktat, solo una legge da applicare. La Costituzione dice che una Regione può chiedere fino a 23 materie, noi le abbiamo richieste tutte, punto. Lo ripeto: invece di raccontarci storie, Boccia dica al mondo qual è la sua idea di autonomia».
Questo, insomma, è il clima in cui riparte l’esecutivo Conte e ricomincia il dibattito (estenuante e fin qui inconcludente) sull’autonomia. C’è poi un secondo aspetto del discorso di ieri del premier che merita di essere sottolineato perché direttamente riferibile al Veneto. È quello dedicato alle concessioni autostradali: il premier non ha mai citato Atlantia o la famiglia Benetton, ma ha ribadito che non ci sarà alcun cedimento agli interessi privati, anche per rispetto alla memoria delle vittime della tragedia del Ponte Morandi. «Renderemo più efficiente e razionale il sistema delle concessioni, operando una progressiva e inesorabile revisione di tutto il sistema». Applausi scroscianti dai banchi del M5S, meno convinti da quelli del Pd, tradizionalmente vicino alla famiglia progressista e cosmopolita dei Colori Uniti.