Nelle case di riposo del Veronese non si trovano trecento operatori
Nei corsi appositi ancora posti vuoti. «Le strutture senza di loro non vanno avanti»
Le case di riposo, a cominciare da quelle più grandi (e disposte a pagare di più) lanciano il grido d’allarme: non ci sono più persone che vogliono diventare operatori socio-sanitari.Il fabbisogno nei prossimi due anni servono è di 1.300 Oss in Veneto e circa 300 nel Veronese.
Cinque anni fa avevano riempito perfino i cinema (a Verona il K2, che piccolo non è). Questa volta, fanno fatica a riempire le semplici liste dei posti a disposizione. Le case di riposo, a cominciare da quelle più grandi (e disposte a pagare di più) lanciano il grido d’allarme: non ci sono più persone che vogliono diventare operatori sociosanitari. Che si andasse verso una carenza di questo tipo di figura professionale era noto da un po’, ma i nodi stanno venendo al pettine adesso: alla vigilia, cioè, dei corsi di formazione regionali.
Corsi che non si tengono da un lustro: anche solo per questo, i cda degli Ipab e le fondazioni che gestiscono le case di riposo della provincia si aspettavano un po’ più di entusiasmo. Invece ci sono ancora tanti posti liberi. Il che significa che, tempo due anni, si potrebbe fare davvero fatica a reperire quelli che sono la colonna portante degli enti che si occupano di assistenza ad anziani e disabili. Nei mesi scorsi le case di riposo del Veneto hanno fatto i conti e hanno scritto alla Regione specificando il fabbisogno: nei prossimi due anni servono 1.300 Oss (come vengono comunemente chiamati) in tutto il Veneto, circa trecento in una provincia come quella di Verona. Ma al momento non ci sono più liste da cui pescare. Come se non bastasse ci si è messo anche il bando dell’Azienda Zero. Trecento assunzioni che, naturalmente, sono una buona notizia per i tanti che finalmente possono contare su un contratto a tempo indeterminato in ambito sanitario, ma che ha svuotato ulteriormente le case di riposo. Ciliegina sulla torta, quota 100, che ha anticipato diversi pensionamenti.
«Abbiamo visto andare via molti operatori che avevamo formato negli anni — spiegano Adelaide Biondaro, direttore dell’Istituto assistenza anziani, Simona Bonato, della Casa di Cura Pederzoli, Elisabetta Elio, per la Pia Opera Ciccarelli, Andrea Pizzocaro di Villa Serena di Bardolino e Roberta Tentonello, per l’Ipab di San Pietro in Cariano — il problema è che le case di riposo, senza gli Oss non vanno avanti».
I principali istituti della provincia lanciano un appello a chi è in cerca di lavoro: c’è ancora tempo per iscriversi ai corsi, la cui selezione avverrà il 2 ottobre in diversi sedi. Solo a Verona e provincia se ne contano 9, in città, a Legnago, a Bussolengo, a Bovolone e a San Giovanni Lupatoto. Il corso dura dai 12 ai 18 mesi a seconda dei prerequisiti e costa duemila euro. La Regione Veneto, però, rimborsa 1.500 euro a chi è disoccupato. «Il posto di lavoro, una volta diplomati, è sicuro — affermano i responsabili delle case di riposo — per l’accesso è sufficiente il diploma delle medie e gli stipendi variano dai 1.200 ai 1.400 euro a seconda dei contratto (gli Ipab e gli ospedali pagano di più, ndr)».
Certo, non si tratta di un lavoro «per tutti», occorre avere «una vocazione alla cura», è la precisazione: «Il lavoro rimane ancora in gran parte manuale, e questo forse spaventa i più», è la considerazione dei dirigenti. Sui 77 che si sono già iscritti al corso indetto dalla Pia Opera di San Giovanni Lupatoto, quasi la metà sono stranieri, provenienti perlopiù da paesi dell’Est Europa. «Anche per questo, in passato — avvisa Elio — abbiamo organizzato dei corsi di dialetto veronese per facilitare la comunicazione con i pazienti».