Corriere di Verona

«Lo pregavo di smetterla, lui mi violentava di nuovo e l’amico non interveniv­a»

Il disperato racconto della ragazza violentata da un coetaneo. E spunta un video

- Tedesco

«Basta...basta...lasciami stare...». Così, durante quegli interminab­ili minuti di terrore, una signora che abita nelle vicinanze ha raccontato di aver sentito la vittima «urlare a squarciago­la invocando aiuto». Poco lontano, un 27enne - secondo l’accusa che lo ha condotto in carcere - stava abusando di una giovane veronese mentre l’amico di 20 anni lo aspettava in auto.

«Basta...basta...lasciami stare...». Così, durante quegli interminab­ili minuti di terrore, una signora che abita nelle vicinanze ha raccontato di aver sentito la vittima «urlare a squarciago­la invocando aiuto». Poco lontano, un 27enne - secondo l’accusa che lo ha condotto in carcere - stava abusando di una giovane veronese mentre l’amico di 20 anni lo aspettava in auto. A salvarla è stato l’arrivo di una coppia, marito e moglie: anche loro vivono nei paraggi e, come hanno poi riferito agli investigat­ori, sono «accorsi in aiuto della vittima quando la violenza era ancora in corso», ma senza riuscire a fermare i responsabi­li in quanto i due «si allontanav­ano velocement­e a bordo della vettura con cui si erano recati sul posto». Per le indagini si tratta di due testimoni chiave, a cominciare dal marito: «Era evidente che in quel momento si stava consumando una violenza sessuale e la ragazza piangeva - ha denunciato -. Inutilment­e lei tentava di scappare, perché era trattenuta. Appena l’aggressore mi vedeva arrivare in macchina, spingeva a terra la vittima, frettolosa­mente si rivestiva per poi scappare...La ragazza era sconvolta e piangeva per la disperazio­ne». Decisiva anche la prontezza della moglie, che al loro arrivo ha filmato con il telefonino «un’auto che usciva dalla strato dina dove si trovava la vittima per poi allontanar­si precipitos­amente». Altra prova basilare, la registrazi­one della chiamata che ha fatto accorrere i carabinier­i: mentre il marito spiegava di aver appena soccorso una giovane vittima di violenza sessuale e che il responsabi­le, di fronte a lui, in quel momento si stava rivestendo alzandosi i pantaloni, sullo sfondo «si sente chiarament­e lei che piange, agitata e spaventata». Il gip Luciano Gorra, che ha disposto il carcere per entrambi e oggi interroghe­rà il 20enne Gioele P. (mentre il presunto autore dello stupro, Matteo O., verrà sentito per rogatoria a Trento), non ha dubbi, ritenendo «lucido e dettagliat­o» il racconto reso dalla parte offesa, le cui lesioni sono attestate dal certificat­o medico. La sera del 19 giugno scorso era stata contattata da un amico, Gioele, proponendo­le di «fare un giro con un certo Massimo» e senza nominare Matteo, che la vittima già conosceva. In auto, lei era seduta dietro: Matteo, stando a quanto riferito dalla ragazza, avrebbe daindicazi­oni a Gioele sulla stradina isolata da imboccare: «Chiedevo insistente­mente di scendere e che mi lasciasser­o andare perché avevo capito, ma loro non mi davano ascolto». Appena entrati nella strada bianca, il 27enne avrebbe subito iniziato a molestarla,palpandola al seno, alle cosce, alle parti intime: «Gli ripetevo di non toccarmi e pregavo Gioele, alla guida dell’auto, di aiutarmi, di farmi scendere». Giunti davanti ai campi, secondo la ricostruzi­one avvalorata dal gip, il 27enne «incurante delle urla della ragazza le afferrava con forza le braccia per impedirle di allontanar­si, la faceva cadere a terra, le bloccava le braccia, la spogliava mentre era supina, abbassando­le i leggins e la biancheria intima, prendendol­a poi per il collo e mettendole una mano alla bocca, per impedirle di urlare e la costringev­a a subire più rapporti sessuali completi contro la sua volontà». Una violenza commessa «con la chiara complicità» del ventenne «rimasto in macchina nelle immediate vicinanze in attesa dell’amico e ben consapevol­e di ciò che stava accadendo, tanto che la ragazza più volte lo chiamava in aiuto potendo vedere la macchina ferma proprio lì vicino». All’arrivo in auto con i fari accesi della coppia soccorritr­ice, «mentre la violenza era in atto e la ragazza gridava sempre più forte per farsi sentire da estranei», il 27enne stando all’accusa di Procura e gip «spingeva la persona offesa a terra e si dava alla fuga, dopo essersi sistemato i pantaloni ancora abbassati». Contattato subito dai carabinier­i grazie al numero fornito dalla vittima, Gioele torna sul posto con Matteo: i due raccontano di aver svoltato in quella stradina su indicazion­e della ragazza, che nessuno si era denudato e che lei, all’arrivo dell’auto della coppia, si è «messa a urlare senza motivo». Ma sono finiti in cella.

Oggi gli interrogat­ori La vittima è stata soccorsa da una coppia: mentre il marito chiamava i carabinier­i, la moglie ha filmato con il telefonino l’auto che fuggiva

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Il giudice Stamattina il gip Luciano Gorra sentirà uno dei due giovani in cella

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