Maxi-Assindustria, si parte Via al comitato per la fusione
L’anno elettorale in Confindustria ostacola l’operazione Treviso-Padova-Venezia
Maxi-Assindustria, scatta il test decisivo. Intorno a una fusione a quattro che dovrà fare i conti con l’ingorgo elettorale e il consolidamento di Treviso-Padova. Dopo l’investitura a trattare di prima dell’estate, con tanto di visite incrociate dei presidenti nelle assemblee a Treviso e Venezia, entra nel vivo la partita del nuovo tentativo di fusione in Confindustria tra Treviso-Padova e Venezia-Rovigo. Voluta da tutti sul piano delle intenzioni, ma con parecchi scogli da evitare, una volta messa in moto la navigazione. In una partita destinata ad incrociare le molte che in Confindustria si apriranno di qui al primo semestre 2020.
Per intanto, secondo uno schema abbozzato a luglio, la partita a quattro Treviso-Padova e Venezia-Rovigo è destinata ad entrare nel vivo dopo la finale del Premio Campiello, questo fine settimana, che segna la fine della pausa estiva in Confindustria. In ballo c’è la nomina del comitato tecnico, tre o quattro rappresentanti ciascuno per le due associazioni, con alle spalle una serie di gruppi di lavoro, che dovrà discutere il progetto d’integrazione negli aspetti economici e di combinazione delle organizzazioni. Giungendo fino ad aspetti tutt’altro che secondari come la denominazione sociale e le sedi.
E il primo punto è quanto tempo dovranno prendere gli approfondimenti. Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia Rovigo, non fa mistero di puntare a tempi rapidi. A veder chiusa la partita già entro giugno 2020: «Vorrei farcela per quella data. Ci si può lavorare sopra: in un anno d’impegno si possono fare tante cose. Secondo me con un altro presidente le cose si farebbero più complicate. E per quel che mi riguarda ho già detto che non lascerò cambiali aperte al mio successore». Ora l’avvicendamento a Venezia è in calendario per il 2021. Mentre la scadenza più ravvicinata riguarda Assindustria Venetocentro.
A giugno 2020 scadrà la presidenza di Maria Cristina Piovesana, nel secondo anno di proroga in tandem con Massimo Finco, per «digerire» la fusione Treviso-Padova. Il programma prevede l’elezione del primo presidente di Assindustria Venetocentro. Schema che va confermato, dando comunque priorità alle esigenze di consolidamento di PadovaTreviso, avviando la gestione ordinaria, e lasciando come passo successivo, al primo presidente eletto l’eredità della gestione della discussione dell’ulteriore passo con VeneziaRovigo? O meglio accelerare e portare a casa il risultato della fusione con Venezia-Rovigo, che proietterebbe Assindustria Venetrocentro come territoriale di riferimento del Veneto, con il cantiere della fusione ancora aperto? Anche a costo di altre proroghe degli organi?
A guardare dai blocchi di partenza, Treviso e Padova paiono più orientate sulla prima strada. La partita con VeneziaRovigo, in buona sostanza, non dovrebbe ostacolare la partenza vera di Assindustria Venetocentro. Ma messa così è difficile vedere una fusione a quattro già chiusa nel 2020. Anche perché l’intenzione sarebbe di un’analisi dei conti e degli aspetti organizzativi fatta per davvero. Comprese pietre d’inciampo che se non ben valutate possono farsi rischiose. Per dire: la fusione Treviso-Vicenza si è risolta sul fronte delle sedi mettendo a Padova quella legale e a Treviso quella operativa. Ma in un gioco a tre con Venezia come andrebbe riassestata questa ripartizione? Padova sarebbe disposta a sacrificare quella legale di fronte ad una richiesta di Venezia che faccia leva sulla centralità del capoluogo regionale?
E poi ad incidere sui tempi rischia di esserci anche l’ingorgo elettorale del 2020. Non ci sarà solo la nomina del primo presidente di Assindustria Venetocentro ad assorbire energie, ma anche la partita nazionale per la scelta del presidente che succederà a Vincenzo Boccia la prossima primavera. Partita che rischia di farsi impegnativa, una volta entrata davvero nel vivo. Soprattutto se le Confindustrie venete, prima ancora di una candidatura da Nordest che al momento non appare all’orizzonte, dovessero tentare di mantenere una linea unitaria sul candidato manifatturiero del nord da scegliere, dichiarata fin qui un po’ da tutti, come accaduto otto anni fa nella scelta di Alberto Bombassei contro Giorgio Squinzi, e non invece, in maniera dirompente, quattro anni fa nello scontro tra Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi.
E poi nell’anno dell’ingorgo elettorale ci sarà anche, a Vicenza, la successione a Luciano Vescovi. E nel 2021 toccherà alla presidenza regionale ora di Matteo Zoppas. Appuntamento ancora lontanissimo, per Marinese. Che sgombera il campo anche dal nodo nazionale: «Siamo ancora lontani persino dal semestre bianco. E comunque per me non è un problema. Sono per il confronto più che per le candidature uniche, intorno a cui far emergere anche le esigenze dei territori». Il tempo dirà se la prognosi si sarà rivelata corretta.