Cartier-Bresson a Palazzo Grassi Un gioco di curatori
Presentate le mostre di Palazzo Grassi e Punta della Dogana. Da Wenders allo stesso Pinault: curatori d’eccezione per l’esposizione dedicata al fotografo
Un «grande gioco» dal finale a sorpresa, con cinque players d’eccezione che partecipano seguendo tutti le stesse regole: selezionare 50 immagini da un archivio composto da 387 scatti-capolavoro e inventare un allestimento atto a esaltare il proprio racconto intorno al più grande maestro della fotografia del Novecento. S’intitola «Henri Cartier-Bresson: Le Grand Jeu» la nuova esposizione che sarà ospitata al primo piano di Palazzo Grassi a Venezia dal 22 marzo 2020 al 10 gennaio 2021 - realizzata con la Bibliothèque nationale de France e in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson - , per uno sguardo esclusivo sul fotografo umanista. Il progetto, ideato da Matthieu Humery, «metterà a confronto - svela il direttore di Palazzo Grassi-Punta della Dogana Martin Bethenod - cinque viaggi sull’opera di Cartier-Bresson (19082004). Saranno cinque focus sulla raccolta di immagini che l’artista ha individuato agli inizi degli anni 70 come le più significative della sua opera». I nomi dei giocatori? La fotografa Annie Leibovitz, il regista Wim Wenders, lo scrittore Javier Cercas, la conservatrice Sylvie Aubenas e il collezionista François Pinault.
Sceglieranno ciascuno una cinquantina di scatti a partire dalla «Master Collection» originale di Cartier-Bresson, della quale esistono cinque esemplari, e quello che potrà accadere è che «le stesse fotografie si potranno trovare esposte due o più volte», marca Bethenod, perché ognuno dei curatori farà la propria selezione senza conoscere le scelte altrui. Dal bianco e nero al colore, per un confronto tra generazioni, le opere del pioniere del fotogiornalismo dialogheranno con la realtà immaginaria dell’egiziano Youssef Nabil (classe 1972), protagonista della monografica «Once Upon a Dream» al secondo piano del settecentesco
palazzo. Curata da Matthieu Humery e Jean-Jacques Aillagon, un tuffo in un Egitto leggendario tra simbolismo e astrazione grazie alle suggestive fotografie dipinte a mano dall’artista. Nelle stesse date arriva la nuova esposizione a Punta della Dogana «Untitled, 2020», a cura di Caroline Bourgeois, Muna El Fituri e dell’artista Thomas Houseago. Quest’ultimo - avvistato recentemente in compagnia di Brad Pitt, intento a visitare Alberto Burri alla Fondazione Cini – è stato invitato a portare un suo punto di vista sull’arte contemporanea partendo dalla Pinault Collection. La collettiva presenterà opere di 60 artisti, tra cui Marlene Dumas, Robert Colescott, Llyn Foulkes, Paul McCarthy, Arthur Jafa, Joan Jonas, Edward Kienholz, Gilberto Zorio. I lavori ruoteranno attorno alla ricostruzione dello studio di Houseago, all’interno della sala del cubo di Tadao Ando. Intanto è partito il programma del Teatrino di Palazzo Grassi, 30 appuntamenti gratuiti fino a fine anno, tra musica, sperimentazioni audiovisive, proiezioni, incontri, masterclass, laboratori. Scorrendo il menu, appuntamenti con gli artisti Tarek Atoui e Kenneth Goldsmith, due giornate in compagnia di Luc Tuymans (9-10 ottobre) ed eventi in collaborazione con Biennale de l’Image en Mouvement di Ginevra e La Casa delle Parole. Il ciclo sulle migrazioni prosegue con un nuovo incontro con L’Atelier des Artistes en Exil, mentre a partire da ottobre, i richiedenti asilo e rifugiati della città metropolitana di Venezia, partecipanti al progetto «Altri Sguardi», interpreteranno per il pubblico le mostre targate Pinault. E il 7 e 8 febbraio 2020 ritorna «Set Up», un weekend all’insegna delle arti performative a Punta della Dogana.