Quadrilatero Cariverona con un’altra «via Mazzini»
Botta spiega il suo progetto per l’isolato ex Unicredit: «Intervento simile a quello della Scala a Milano»
«Non sarà solo un albergo, ma anche un modo per riaprire una grande zona nel cuore della città a tutti i veronesi e per far rivivere appieno questa parte della città». L’architetto Mario Botta presenta così il suo studio di fattibilità per il riuso del grande quadrilatero di edifici che fu sede storica della Cassa di Risparmio e di Unicredit. Tra via Garibaldi, via Emilei, via Sant’Egidio e via San Mamaso, sorgerà un hotel 5 stelle lusso che occuperà i saloni che furono al centro del potere finanziario, economico ma anche politico negli scorsi decenni. E fa una certa impressione rivedere adesso, vuote e polverose, alcune delle stanze (magari con le stesse poltrone) nelle quali fu discussa e spesso decisa tanta parte della storia recente della città.
L’architetto Botta, uno dei più celebri al mondo, accompagna i giornalisti in un sopralluogo, assieme all’assessore all’Urbanistica, Ilaria Segala, e ai «padroni di casa», ossia Dario Strano e Pierluigi Scialanga, dirigenti del Fondo Immobiliare Patrizia, che hanno sostituito dallo scorso anno i dirigenti del Fondo Torre Sgr (l’ex presidente di Cariverona, Paolo Biasi, e l’ex direttore, Fausto Sinagra) nella gestione dell’enorme patrimonio immobiliare di proprietà Cariverona. Quel patrimonio è al centro del «Piano Folin» (dal nome dell’ex rettore dello Iuav Marino Folin, che l’ha redatto), che cambierà volto a gran parte del centro storico. E al centro del Piano Folin c’è appunto il quadrilatero visitato ieri, che ospiterà il mega-hotel ma anche 16 appartamenti e una sorta di «nuova via Mazzini», riaprendo al pubblico una stradina da anni diventata una sorta di corridoio a cielo aperto, ma che in futuro diverrà una strada pedonale con una serie di nuovi negozi.
Proprio Botta spiega come quello che si sta affrontando sia «un tema europeo, perché tutte le città d’Europa hanno il problema del riuso di parti obsolete o disabitate dei loro centri storici. Mantenere i residenti, il più possibile, è una priorità – aggiunge – ma anche un’attività come un albergo è interessante, ovviamente trovando una soluzione per i problemi del traffico e della sosta». All’architetto chiediamo anche del restauro della cella frigorifera e del piano di Vittorio Sgarbi per portarvi il Mart, ma Botta risponde di non saperne assolutamente niente: «Io sto lavorando per l’inserimento nella ghiacciaia di Eataly, poi sulla gestione deciderà Farinetti».
L’assessore Segala spiega poi che il progetto per via Garibaldi «affronta anche il tema dell’accesso alle corti interne che oggi sono precluse ai cittadini, puntando a renderle fruibili attraverso quattro entrate, già presenti in epoca medievale, che aprono il quadrilatero oggi chiuso. Utilizzando questa antica viabilità interna si creeranno negozi con l’affaccio su queste vie che saranno di libero accesso. È chiaro che andrà studiata insieme la viabilità – conclude ma stiamo parlando di un quadrilatero che ospitava oltre 900 dipendenti, mentre oggi è praticamente disabitato e deve tornare a prendere vita».
Ancora Botta, infine, sottolinea che «quello proposto non è un intervento che trasforma, ma che semplicemente “ripulisce” qualche elemento. Il quadrilatero resta e con lui le grandi corti che avranno una nuova destinazione. È un intervento simile a quello realizzato a Milano per la Scala – conclude – ed anche allora molti si chiedevano, con timore, quello che sarebbe successo: ma quello che è successo, e che succederà anche qui, è solo che si ritroverà una città più bella e più “vecchia” di prima, perché quest’area apparirà nella configurazione che gli è stata data dalla stratificazione dei tempi, e questi spazi torneranno ad essere davvero vivi»