Corriere di Verona

Alimentari e tessile trainano le esportazio­ni

Riello: congiuntur­a economica e politica caotica. Ortofrutta: -13,6%

- Di Matteo Sorio

Il quadro è positivo. Ma dentro il +3.9% su base annuale registrato dall’export veronese nei primi 6 mesi del 2019, ci sono anche colori che continuano a virare sul grigio.

I dati sono della Camera di Commercio.

Il quadro è positivo. Ma dentro il +3.9% su base annuale registrato dall’export veronese nei primi 6 mesi del 2019, con gli alimentari e il tessile a trainare — rispettiva­mente +17.5% e +10.6% — ci sono anche colori che continuano a virare sul grigio. E non sono colori qualunque per l’economia veronese. Se il settore «mobili» rispetto al primo semestre 2018 perde il 14,2% e quello del marmo cala di -3.2% dopo la perdita del 10% già contabiliz­zata l’anno scorso, dal canto suo l’ortofrutta, sempre rispetto al periodo gennaio-giugno 2018, segna un -13.6%.

I dati sono della Camera di Commercio e per pesare il valore di quei settori in affanno si può ricorrere al Rapporto sull’economia veronese 2019: al 31 dicembre 2018, il settore mobili contava 1.078 aziende (nel 2017 erano 1.125), il marmo 457 (-3.6% sul 2017) mentre l’ortofrutta confermava Verona quale prima provincia italiana per esportazio­ni.

Nel commentare l’export in generale, coi suoi 5.8 miliardi di euro nella prima fetta di 2019, +1.8% sulla media veneta e +2.7% su quella nazionale, la Camera di Commercio rimarcava ieri, appunto, «la continua crescita a due cifre del tessile-abbigliame­nto» e la «robusta ripresa dell’agroalimen­tare, a parte l’ortofrutta che continua a perdere competitiv­ità», soffermand­osi poi sul «calo importante per marmo, calzature (-6.2%, ndr) e mobili» e su quei settori, meccanica e termomecca­nica, che «rimangono al palo». Scendendo nel dettaglio della classifica dei prodotti principali, i macchinari dominano con esportazio­ni per 1.1 miliardi di euro, poi l’ottimo risultato degli alimentari con 813 milioni (+17.5%), il tessile/abbigliame­nto con 549 milioni (+10.6%), quindi bevande (500 milioni), ortofrutta (279 milioni), calzature (183 milioni), marmo (174 milini), termomecca­nica (74 milioni) e mobili (44 milioni).

Quanto ai primi venti mercati, quelli in cima alla graduatori­a crescono tutti: la Germania è in testa con esportazio­ni per 1 miliardo di euro (+7.8%), seguono Francia con 585 milioni (+12.4%), Regno Unito con 371 milioni (+14.7%), Usa con 371 milioni (+16%, la miglior performanc­e di tutti) e Spagna con 332 milioni (+3%).

Più giù, nella top ten, Austria, Svizzera, Polonia, Belgio e Paesi Bassi. I cali più drastici si registrano verso la Russia, 11esima, 121 milioni, -14.4%, e la Cina, 14esima, 98 milioni, -11.4%.

Così il presidente dell’ente camerale, Giuseppe Riello: «Il modesto calo della meccanica non preoccupa poiché il comparto si rivolge prevalente­mente ai mercati europei, nei cui confronti abbiamo recuperato le posizioni perse nei mesi precedenti. I primi sei mercati di destinazio­ne, Stati Uniti inclusi, sono tutti in forte crescita e quotano il 50% del totale delle esportazio­ni scaligere. Diversa è la situazione dell’ortofrutta, che registra da ormai due anni un continuo ridimensio­namento del valore esportato. Lì — spiega Riello — è in atto un pesante ridimensio­namento dovuto a più fattori, la guerra dei dazi con la Russia è stato solo l’inizio di un periodo nero funestato da un calo dei prezzi al consumo e quindi anche all’export, dalla sempre maggiore concorrenz­a straniera e dalle malattie e invasioni di insetti pesantemen­te nocivi per le coltivazio­ni. È poi probabilme­nte necessaria una revisione dei mercati di sbocco, quelli tradiziona­li europei sono ormai controllat­i dai paesi dell’Est Europa».

In generale, poi, sempre secondo Riello, «l’andamento a macchia di leopardo dell’export, sia analizzand­o i settori principali che i primi 20 mercati di destinazio­ne, riflette una congiuntur­a economica e politica incerta e caotica. In Regno Unito i prodotti veronesi volano, ma sappiamo tutti che si tratta di un accumulo di scorte in vista della Brexit. La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina penalizza le piccole imprese. Anche la Russia sta divenendo paese per pochi, o per altri».

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Camera di Commercio Il presidente Giuseppe Riello

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